Tonino Conte, 84 anni fondatore insieme a Emanuele Luzzati del Teatro della Tosse, muore il 21 marzo. L’inizio di una primavera che vuole trionfare nonostante la pandemia.
Regista, drammaturgo, scrittore, napoletano di nascita, viveva a Genova dall’età di tre anni. Prima di approdare al teatro si adattò a svariati mestieri. Per chi non ha beni al sole, il teatro è questo: attrazione e repulsione, miraggio scintillante, sudore concreto, illusione e sconfitta, adrenalina degli applausi, scarsi denari.
Nel 1959 diventò Direttore di scena presso il teatro La Borsa di Arlecchino di Aldo Trionfo, ma si adattò anche al ruolo di tecnico e alle mansioni amministrative. La sua vocazione teatrale prese corpo. Fino a quel momento era rimasto fortemente deluso dal teatro di prosa tradizionale, ma a contatto con questo piccolo spazio ricavato da un seminterrato dell’edificio della Borsa, scoprì l’aspetto artigianale del teatro. Su quel piccolo palco nacquero talenti come Paolo Poli, Fabrizio De Andrè, Paolo Villaggio.
Tonino Conte: il suo incontro con il vero teatro
Erano anni in cui il teatro cercava delle vie alternative sulla scia dei grandi maestri del Novecento: Artaud, Grotowski, Brecht, Stanislawskj. Nel 1966, Tonino Conte scrisse il suo primo testo teatrale Gargantua opera, messo in scena dal Centro Universitario teatrale di Parma e nel 1968 firma la regia dell’Ubu re di Alfred Jarry, con il quale vinse una serie di Festival Internazionali.
Per realizzare il progetto dell‘Ubu Re, Tonino Conte fu coadiuvato da Luzzati e da alcuni ragazzi appena usciti dalla scuola di recitazione del Teatro Stabile. L’obiettivo iniziale era quello di realizzare uno spettacolo composto di due parti: Re Bischerone, una grottesca favola in versi di Domenico Batacchi e Ubu re di Alfred Jarry che Conte amava perchè gli permetteva libertà espressiva.
Decise di usare anche maschere e pupazzi poichè i personaggi erano tanti e gli attori pochi. In un unico spettacolo Tonino Conte stava spargendo i semi dei due principali filoni della sua attività: Re Bischerone costituì la base per il teatro dei ragazzi e per le scuole, Ubu Re fu la base di tutte le sue regie.
Tonino Conte: il teatro e il gioco
Jarry ricalcò L’Ubu re sulla trama del Macbeth di Shakespeare, ma deformato in chiave grottesca. L’autore frequentava il Liceo a Rennes e scrisse il testo in versi per gioco, mentre i suoi compagni burlavano un professore pedante. Pertanto sia Tonino Conte che Luzzati attinsero a questa grande energia del gioco infantile. Per la scena vennero utilizzati dei semplicissimi tavoli da cucina e vennero fatti dei cambiamenti a vista.
Ad eccezione dell’attore che interpretava il personaggio di padre Ubu, gli altri avrebbero dovuto interpretare dei doppioni, ossia personaggi diversi. A tal fine le maschere di Luttazi divennero funzionali. Dal punto di vista registico, l’espediente venne denunciato, sottolineando maggiormente il carattere di gioco infantile. Gli attori che non prendevano parte alla scena erano quindi seduti ai lati della pedana e ogni volta che dovevano entrare indossavano a vista la maschera o l’elemento che richiamava il personaggio. Nello stesso anno Tonino Conte comincia a scrivere anche spettacoli per conto del Piccolo Teatro di Milano.
Nel 1975 fonda a Genova il Teatro della Tosse con lo scenografo Emanuele Luzzati, con Aldo Trionfo, Giannino Galloni e Rita Cirio. Vi rimase fino al 2007 poichè la gestione passò a suo figlio Emanuele. A Genova c’erano i teatri Stabili di Luigi Squarzina e Ivo Chiesa, mentre il teatro di Tonino Conte si poneva all’insegna della meraviglia e della rivoluzione che doveva essere in grado di vivere anche fuori dai teatri ufficiali per rianimare i luoghi dimenticati di Genova, Forte Sperone, un capannone industriale dismesso dall’Ansaldo dove mise in scena I Persiani di Eschilo e la Diga Foranea dove prese vita l’Odissea.
Per Tonino Conte lo spettacolo doveva determinare il suo spazio, oppure costruire un nucleo stabile adattabile in varie circostanze. Nel suo libro Facciamo insieme teatro (edito da Einaudi nella Collana Gli Struzzi ragazzi 1977) cita a titolo esemplificativo L’Orlando Furioso di Luca Ronconi e Il Barone rampante di Italo Calvino per la regia di Armando Pugliese.
Orlando Furioso di Luca Ronconi ed Edoardo Sanguineti nacque per uno spazio circoscritto ed era destinato al Festival dei due mondi di Spoleto. Inizialmente nacque per un pubblico elitario, ma poi si estese nelle piazze andando oltre le intenzioni dello stesso Ronconi.
Il Barone rampante tratto dal romanzo di Italo Calvino e messo in scena dalla cooperativa Teatro Libero per la regia di Armando Pugliese era stato ambientato in una sala da ballo della periferia di Roma. La scena si articolava su due piani. I personaggi si muovevano sotto una navata di colonne di legno, mentre il Barone, che nel romanzo viveva sull’albero si muoveva su delle passerelle aeree che collegavano i pilastri di legno. Il pubblico era disposto su gradinate collocate lateralmente rispetto alla scena.
Il problema dello spazio scenico per Tonino Conte doveva essere affrontato in libertà easpressiva. Non necessariamente un teatro va stravolto. In Margherita Gautier, la dame aux camelias, scritto insieme ad Aldo Trionfo viene invece utilizzato uno spazio scenico tradizionale in senso critico. Il romanzo di Dumas era appunto un dramma borghese. Le poltrone spinte attraverso un carrello sul proscenio divennero una sorta di prolungamento della platea volta ad esasperare la teatralità dell’opera.
Nel teatro di Tonino Conte, luci e scenografia dovevano esprimere idee, non creare suggestioni, quindi esprimere un giudizio sull’ambiente, un punto di vista.
In qualità di drammaturgo Tonino Conte scrisse insieme ad Aldo Trionfo Sandokan, Yanez e i Tigrotti della Malesia alla conquista della perla di Labuan tratto dal romanzo di Emilio Salgari, Le Tigri di Mompracem. La letteratura di Salgari divenne espressione della piccola borghesia in cerca di mondi esotici e facili evasioni pertanto la vicenda si svolgeva all’interno di un salotto e molte frasi eroiche venivano pronunciate accompagnandole con banali gesti quotidiani.
Per Il Soldato di Sventura, spettacolo allestito per le scuole, Tonino Conte realizzò un collage di testi di Plauto, Ruzante, Goldoni e Brecht, in particolare dal Miles Gloriosus di Plauto, dal Parlamento di Ruzante, da alcune commedie di Goldoni e dal buon soldato Svejk alla seconda guerra mondiale. Il tema era quello della guerra e della figura del soldato. L’elemento unificante dei vari brani era un soldato veterano di tutte le guerre che con un tamburo magico evocava i militari di qualsiasi epoca.
In qualità di regista teatrale Tonino Conte ammette che la sfida di questo concertatore della scena è sicuramente diversa da quella del pittore o dello scultura. Il regista si trova a modellare anche gli attori che non sono certo materi inerte. Pertanto questo tipo di creatività nasce dall’intesa, dalla mediazione e dall’equilibrio di una serie di componenti.
Personalità umile, eclettica, autodidatta riesce a trasmettere una grande energia anche attraverso la pagina scritta. “Lo spettacolo teatrale è un complesso sistema di segni, un organismo composito che si può paragonare, fatte le debite proporzioni, a un ecosistema, e quindi per sua natura continuamente in movimento. Nulla come il teatro è sempre “opera aperta” “.
Caro lettore se il teatro è la tua vocazione, non puoi far altro che cercare i maestri. Tonino Conte è uno di questi. Se vuoi saperne di più visita il sito de Il teatro della Tosse: https://www.teatrodellatosse.it/ .
Nel frattempo ti lascio un omaggio dedicato a questo maestro. Buona visione.
https://www.youtube.com/watch?v=Vxi7JFHqh_A