Agamennone, re dell’Argolide e, nella guerra di Troia, responsabile supremo delle forze della coalizione achea.
Tutto si impernia sulla guerra di Troia dunque, fatto narrato nel poema epico Iliade, improbabile fonte storica riportante, fino alla stesura in forma scritta del poeta Omero, in forma orale quelle che erano le leggende tramandate.
Nell’insieme è tutto un riaffiorare di momenti epici e fatti storici, tra i quali la storia della donna più bella del mondo, Elena, rapita da Paride e condotta a Troia, dove gli Achei, guidati da Agamennone, andarono uniti a riprenderla, lasciando scaturire un conflitto della durata di dieci anni.
Fin qui il poema, ricco di leggendari racconti e momenti di altissima poesia, di grandi personaggi moribondi che con estremi atti di coraggio sorridevano coraggiosamente ai loro ultimi istanti sulla terra, in un misto di presenze ultraterrene date dalla costante comparsa degli dei.
Questo dunque ciò a cui fecero riferimento i grandi appassionati e studiosi che nella seconda metà dell”800, in un clima fortemente romantico, muovendo alla ricerca delle fonti classiche fino ad allora solo considerare nel loro assunto epico.
Tra il fiorire di spedizioni di stampo archeologico, volte a dare una dimensione reale a quelli che da sempre erano stati riferimenti leggendari, famosa fu quella dello studioso tedesco Heinrich Schliemann, il quale, muovendo i passi dall’Iliade di Omero, volle partire alla ricerca di elementi che potessero dimostrare la vera esistenza della città di Troia.
Agamennone e la maschera funeraria ritrovata in Turchia
Come detto il clima della metà dell’800 era fervente per quanto riguarda il nascere di spedizioni che partivano alla volta di terre lontane, anticamente suolo di magnifici regni.
Naturalmente l’Egitto fu tra i territori più ampiamente battuti con le meravigliose scoperte che tuttora abbiamo, ma quello che accadde nella Turchia occidentale è ancora oggi, più di atre situazioni avvolto nel mistero.
Lo studioso Heinrich Schliemann partì con la sua spedizione alla volta della penisola turca, si può dire solo con l’Iliade sottobraccio, figura parafrasata senz’altro ma non più di tanto poiché davvero quel racconto era l’unico elemento forte della sua ricerca, benché prima della partenza avesse investito molte energie nell’approfondimento di nozioni e dati.
Il campo di lavoro fu impiantato e con sommo stupore di tutti, dagli scavi riemerse la maschera funeraria di Agamennone, completamente in oro.
Era il riferimento tanto atteso poichè se esisteva Agamennone, era vero anche tutto il resto e la città di Troia era senz’altro lì sotto i loro piedi, come del resto è stato appurato.
L’euforia del momento ebbe un’eco di riguardo in Europa, dove quasi giornalmente arrivavano notizie dai luoghi degli scavi sparsi in tutto il bacino del mediterraneo, in Asia Minore e nel corno d’Africa.
A dire il vero però, quasi subito qualche voce si levò a contrastare la figura dello scopritore Heinrich Schliemann che in patria sin da subito fu contrastato, poichè i suoi metodi di ricerca risultavano poco professionali e a dire il vero qualche voce si levò a giudicarne la limpidezza morale.
E in effetti qualche brusio si registrò anche direttamente dai campi degli scavi, e da più parti giunse la misteriosa voce che nelle settimane antecedenti il ritrovamento della maschera funeraria di Agamennone, lo studioso Schliemann stranamente non era nei pressi dell’accampamento.
E’ indicazione recente che sia stato proprio Lui a commissionare presso un orafo ateniese, una maschera d’oro sulla scorta di precedenti ritrovamenti funerari ma di prove inconfutabili non ne sono ancora emerse.
La maschera presenta certamente fattezze riconducibili a una impronta nota e in uso in epoca precedente a quella della datazione ipotetica che la indica come la maschera di Agamennone.
Un elemento importante il ritrovamento di monili funerari che è comune a molte delle più grandi scoperte giunte fino a noi ma che in questo caso, più che fissare le fonti, alimentano un alone di mistero non ancora risolto e a Noi non rimane che apprezzarne comunque la bellezza a prescindere.