“Non è forse l’attesa essa stessa il piacere?”
A San Valentino si festeggia l’ Amore la più alta forma d’ affetto nei confronti di chi si ama. In questo giorno sono soprattutto gli innamorati che amano dedicarsi attenzioni rigenerando il proprio amore, e l’ arte come forma d’ espressione dei sentimenti dell’ animo umano, ci fa rivivere queste emozioni attraverso opere, scritture, leggende. Uno dei racconti d’ amore più belli di sempre è proprio la storia erotica e mistica di Amore e Psiche.
Vari poeti, scrittori, musicisti, letterati, artisti, hanno constantemente tratto ispirazione da una delle leggende d’ amore tramandataci ormai da ben 200 anni: il mito di Amore e Psiche che affascina per la sua carica simbolica e per il sentimento contrastante che lega i due amanti, quello carnale e puro, che seppur disuguali, trovano la perfetta unione armonica.
Il mito di origini ellenistiche, in quanto tale, è a lieto fine e ci fa comprendere come non arrendersi mai di fronte alle difficoltà. Per San Valentino lasciamoci travolgere dalle emozioni di Amore e Psiche, in tutte le sue forme.
San Valentino in Amore e Psiche
La celebrazione nata intorno alla festa del 14 Febbraio di San Valentino, ci suggerisce come il mito di Amore e Psiche sia per antonomasia la storia d’ amore, passionale e sentimentale che più si addice ai valori della festa, anche se le origini di questo giorno si discostano completamente dall’ amore mostrato dai due personaggi,
Basti pensare che precisamente il 15 gennaio era d’ uso comune l’iniziazione di un rito romanico propiziatorio dei cosiddetti lupercalia. La tradizione di San Valentino prima del 496 a.C non esisteva, veniva esaltata, invece, un’ esibizione sfrenata dell’ amore, la festa della fertilità e della impudicizia per il rituale dei lupercalia, dove donne, anche in dolce attesa, si offrivano volontarie per il rito dell’ amore carnale a gruppi di uomini per il Fauno Luperco.
Così Papa Gelasio I per porre fine al rituale dei lupercalia colse l’ occasione di spostare la festa al giorno precedente del rito, per celebrare il santo martire San Valentino e facendo così diventare il 14 febbraio: San Valentino la festa di protezione degli innamorati. Il motivo per il quale la festa sia stata attribuita poi al santo martire ha varie spiegazioni, ma tutte legate alle diverse forme d’ amore.
In Amore e Psiche, pensando al giorno di San Valentino in senso laico, legato alla festa del sentimento, possiamo identificarci nel significato allegorico della storia: l’ amore e il desiderio legato all’ anima.
Amore e Psiche: le rappresentazioni della storia nell’arte e nella letteratura
C’ è un momento speciale dell’ anno, ad un orario ben preciso, nel quale la luce riesce a colpire le ali di Amore e Psiche di Canova, illuminandole. Le ali sono così sottili, in marmo, da risultare quasi trasparenti. Ed è la grande bellezza. L’infinita bellezza. – Francesco Ferla
La leggenda di Amore e Psiche ci giunge dalle Metamorfosi di Apuleio, ed ha vari spunti letterari.
Narra di una fanciulla la più bella delle fanciulle, l’ ultimogenita di una famiglia reale, che pare “avea la bellezza di una dea” e veniva onorata da tutti gli uomini tanto da paragonarla a Venere (Afrodite), così come vediamo in questo dipinto di Luca Giordano, uno dei pittori che al meglio rappresentò le vicende leggendarie di Psiche.
Afrodite, dea della bellezza, gelosa del volto divino della fanciulla e delle numerose avances che ella aveva, incaricò suo figlio Eros, dio dell’ amore, di scagliare contro Psiche una delle sue frecce che l’ avrebbe fatta innamorare di un uomo brutto e rozzo, cosicchè tutti potessero deriderla ed umiliarla anzichè elogiarla per la sua bellezza. Eros così fece. Ed è proprio da qui che nasce la più bella storia leggendaria legata all’ amore e all’ anima tra Eros, dal greco desiderio, amore e Psiche che non sta a sottolineare la psiche razionale cioè la mente, ma quella irrazionale l’ anima.
Eros si recò da Psiche che nel frattempo fu portata su di una rupe dai propri genitori che si erano affidati alle parole dell’ oracolo per trovarle un marito. L’ oracolo Apollo, infatti, affermava che Psiche, una volta recatasi alla cima di una rupe vestita da sposa, avrebbe incontrato il suo futuro marito, ma non di sembianze umane, si pensò perciò ad una bestia e alla difficile e triste sorte della fanciulla.
Amore cercò di scagliare la freccia su Psiche ma, incantato dalla sua dolce bellezza ,sbagliò e la freccia colpì se stesso. Il simbolismo della freccia però in questo caso è ininfluente, in quanto Eros fu colpito nel profondo del cuore dalla fanciulla ancor prima di lanciare la freccia. Così non lascio la sua amata sulla rupe ma con l’ aiuto del suo amico Zefiro, dio del vento, la fece volare verso una dimora accogliente che aveva preparato per il loro incontro.
Psiche, pavida e tremante ed ancora in lacrime sulla cima della rupe, sente una lieve brezza di carezzevole Zefiro che le agita tutte le vesti, e che ne gonfia le pieghe, che la solleva col suo placido soffio, e portandola piano giù lungo il pendio di quell’ alta roccia, lieve la depone nel grembo di un prato d’ erbe in fiore nella valle sottostante.
(Apuleio, Metamorfosi, 4: 28-35)
..ristorata che fu abbastanza dal sonno, si levò come rasserenata. Ed ecco vede un bosco fitto di alti alberi, vede una fonte di chiare acque cristalline; proprio in mezzo al bosco, vicino al luogo dove sgorga la fonte, c’è una reggia, edificata non dalla mano dell’uomo, ma da un divino artista.
Psiche venne accolta da delle ancelle per soddisfare ogni suo piacere, per allietare le sue sofferenze, così come vediamo nel dipinto di Guillaume Seignac, Il bagno di Psiche.
“Ora, mentre tutto osserva con sommo piacere, ecco a lei giunge una voce senza corpo e le dice: «Perché, signora, ti stupisci di tanti beni? Tutto questo è tuo. Recati dunque in quella stanza, ristorati dalla stanchezza nel letto, e poi a tuo piacere chiedi un bagno. Noi, di cui senti le voci, noi tue ancelle ti serviremo con diligenza, e quando avrai curato il tuo corpo, subito ti apparecchieremo un regale banchetto”.
Da quel giorno Eros inizò a vedere la fanciulla segretamente dalla madre, recandosi ogni notte da lei e partendo subito all’ alba senza farsi vedere in volto.
“Finiti quei piaceri, invitata dall’ora tarda, Psiche andò a dormire. E a notte inoltrata un lieve rumore le giunse alle orecchie. Allora, temendo in sì grande solitudine per la sua verginità, si spaventò e rabbrividì, d’ogni pericolo temendo soprattutto l’ignoto.
Ed ecco, le fu presso l’ anonimo sposo e, salito sul letto, fece di Psiche la sua sposa, e prima dell’ alba fu bell’e partito. Prontamente le voci che vigilavano nella stanza, porsero alla fresca sposa le cure per l’ immolata sua verginità.
La scena si ripeté per un po’ di tempo. E, come accade per natura, la cosa che in un primo momento l’aveva impaurita finì con l’abitudine per recarle diletto, e il suono della voce sconosciuta la confortava nella solitudine”.
(Se non agli occhi, almeno era sensibile alle mani e alle orecchie di lei): «O dolcissima mia sposa, Psiche, il tuo crudele destino ti minaccia pericolo di morte, da cui penso che tu debba guardarti con la massima cautela. Le tue sorelle ti credono già morta e, sulle tue tracce, presto verranno a questa rupe. Ma tu, se per caso udissi i loro lamenti, non rispondere, anzi non guardare neppure; altrimenti daresti a me un grande dolore, e a te un terribile danno».
Qui viene quindi appreso l’ atto carnale della storia di Amore e Psiche, come notiamo dal compiacimento dipinto di Cupido di Jacques David, mentre, Psiche riposa ignara. Amore carnale ma allo stesso tempo mistico in quanto non è legato alla sola bellezza fisica, dato che la fanciulla Psiche, ecco perchè anima, non conosce il volto dello sposo e nè se ne cura, ma sotto un punto di vista della sfera sentimentale dell’anima.
«O mio sposo, dolce come miele, dolce anima della tua Psiche!».
Cedette a malincuore lo sposo alla seducente pressione del sussurro amoroso, e finì per accordarle ogni cosa. Poi, avvicinandosi la luce del giorno, si dileguò dall’ abbraccio della sposa.(Apuleio, Metamorfosi, 5: 1-6)
La fanciulla, però, istigata dalla curiosità delle sorelle, venne meno al patto col suo amato ed incuriosita cercò di vedere il suo volto armandosi di lampada e pugnale, qual ora il mostro predetto dall’ oracolo volesse ucciderla.
In alcune rappresentazioni di Psiche come il dipinto di Middleton Jamerson del 1898 che ritrae Psiche che illumina il volto di Amore, si nota spesso che la bella fanciulla mortale viene rappresentata con ali di farfalla. Ma perchè? Il motivo è molto semplice, si risale sempre alla parola d’ origine, Psychè in greco ha due significati: anima e farfalla. Ecco perchè le ali di farfalla sono uno dei tratti simbolici per la rappresentazione mitologica di Psiche.
“Ma nel buio, appena la prima luce rischiarò il talamo segreto, vide la belva più mite e la più dolce delle bestie: era Cupido in persona, il bello tra gli dèi, bellamente addormentato. La stessa luce che lo illuminava, per la gioia, nel vederlo fremette e il suo brivido illuminò la punta del sacrilego pugnale”.
Così una notte si avvicinò con una lampada al misterioso corpo per vedere che aspetto avesse. Alla visione di cotanta bellezza rimase incantata, tanto da non accorgersi della ferita provocata sulla spalla di Eros a causa di una goccia d’ olio bollente caduta dalla sua lampada. Questo fece svegliare il ragazzo divino.
“..la vista del bel volto divino la risuscitava. E più le tornavano le forze, più osava guardare quel volto. Ed ecco, Psiche vide i capelli d’oro, vide la chioma di stille d’ambrosia. E vide il collo bianco come latte, vide la via da cui discende la luce delle stelle, fin giù sulle guance di porpora vide, la rianimata Psiche vide gli anelli che annodavano le trecce disciolte, alcune cadenti sul petto, altre sulle spalle, vide la simmetria dei colori dell’arcobaleno, per un momento, vide il capo del gomitolo della luce stessa. E impallidì pure la luce della lucerna.
Sugli omeri del dio alato, ecco apparire nel loro fulgore due candide ali gocciolanti di rugiada. Erano immobili, e tuttavia sulle loro punte danzavano inquiete un instancabile giro di danza piume tenere e delicate. Il resto del corpo senza peli e luminoso era di un tale splendore che Venere non si sarebbe pentita d’averlo generato.
Ai piedi del letto giacevano arco, faretra e frecce, le benevole armi del grande dio. Psiche che sazia ancora non era, e che anzi era ancor più curiosa, guardava e toccava le armi dello sposo. Guardava e dalla faretra tirò fuori una freccia e, premendovi il dito sulla punta affilata, finì che, facendo un movimento brusco, si punse e a fior di pelle sbocciarono come rugiada goccioline di rosso sangue.
Fu così che Psiche, ignara, con le sue proprie mani cadde nell’amore di Amore. Psiche cadde e, più giù cadeva, più si chinava – che stranezza! – a cercare laggiù le labbra socchiuse di Cupido per stamparvi un bacio e poi un altro, un altro ancora, ancor più dolce, ma sempre attenta a non farlo svegliare.
Era così presa da sì grande piacere che, mentre si travagliava nella mente sua ferita, quella lanterna, sì quella perfida lanterna invidiosa che non vedeva eppure smaniava di vedere, quasi anch’essa desiderasse toccare e perfino baciare un corpo così bello, dalla punta della sua fiamma vomitò una stilla d’olio bollente e la fece cadere sulla spalla del dio..”
“O audace, o temeraria lucerna, o cattiva serva d’Amore, tu bruci nientemeno il dio di tutti i fuochi. Tu che di certo fu un amante a fabbricarti, per allungare fino a notte inoltrata la vista dei suoi oggetti di desiderio!”
Ed ecco, da te scottato, sobbalzò il dio e, visto il rovinoso risultato del giuramento tradito, in un istante, volò via in silenzio, via dai baci e dalle carezze della sua infelicissima sposa.
Amore scappò, così, indignato e deluso da Psiche. Scappò via a malincuore dai baci e dagli abbracci della fanciulla che cercava dolcemente in tutti i modi di fermarlo afferrando il suo amore, come si vede nel bellissimo, dolce e delicato dipinto di Eugene Medard del 1878.
Da quel momento, iniziò il delirio, la pazzia di Psiche. La fanciulla si sentì l’ anima strappata e cercò di suicidarsi cadendo dalla rupe, ma Eros, che non si allontanò del tutto ma rimase nascosto sopra un albero a veder la scena, la salvò portandola di nuovo in superfice grazie alle sue grandi ali che la proteggevano.
Poi se ne andò continuando a non farsi vedere. Allora Psiche affranta dal dolore vagò per le città ed i templi, fino a giungere al cospetto di Afrodite che scoperta la storia si accanì contro la ragazza facendole affrontare delle prove assurde.
Prove che vennero tutte superate grazie all’ aiuto divino, così, Afrodite le lanciò un’ ultima sfida. Si consultò con Proserpina, la dea degli Inferi, e comandò la ragazza di scender giù, nei meandri della terra, per prendere un siero di bellezza dalla dea che l’ avrebbe fatta ricongiungere con il suo amato, a condizione di non aprire la scatola.
Psiche, eseguì diligentemente il compito, ma, incuriosita ed impaziente di veder il suo Amore, spiò nella scatola e cadde in un sonno profondo. Eros preoccupato andò in cerca di Psiche, la trovò e la svegliò rompendo, così, il sortilegio.
Amore portò Psiche nei cieli divini e chiese aiuto a Zeus, padre degli dei, il quale riconoscendo il sentimento puro di Amore e Psiche e tenendo conto delle prove affrontate, aiutò i due fanciulli a vivere la loro storia facendo bere Psiche dalla coppa d’ ambrosia degli dei e rendendola, così, immortale. Amore e Psiche genereranno poi il Piacere, ovvero la loro figlia Voluttà.
“Bevi, Psiche, bevi e sii immortale, né mai si scioglierà dal tuo vincolo Cupido, ma queste saranno per voi nozze perpetue!
Fu così che Psiche divenne la sposa legittima di Cupido e, quando il parto fu maturo, nacque loro una figlia – quella che noi chiamiamo Voluttà.”
(Apuleio, Metamorfosi, 6: 21-24)
Psiche divenne la dea protettrice delle fanciulle. Ed è così che la storia di Amore e Psiche termina con il lieto fine, come è rappresentato nel dipinto di Raffaello, che raffigura il banchetto nuziale dei due fanciulli con tutti gli dei, nella Loggia di Psiche, Villa Farnesina, e come viene ritratto anche in un’ intera e suntuosa sala di Amore e Psiche affrescata a Palazzo Te a Mantova da Giulio Romano.
Non possiamo che terminare, questa leggendaria storia romantica di Amore e Psiche, con l’ opera introduttiva dell’ articolo che è il bellissimo abbraccio eterno nella storia dell’ arte di Amore e Psiche di Canova. Una scultura vivente in marmo, privata da Canova dell’ incisione materica di quei tratti espressivi umani, rendendola, così, divina e senza tempo, come divini sono i due fanciulli. A tutti buon San Valentino!