La cultura ebraica, il teatro, la ribellione e la musica caratterizzarono i primi anni della breve, ma intensa vita di Amy Jade Winehouse, nata il 14 settembre del 1983 a Enfield nel Middlesex in Inghilterra, da una famiglia ebraica. Suo padre Mitch Winehouse era un tassista, mentre sua madre Janis Seaton era una farmacista.
Amy cresce nel quartiere di Southgate e qui frequenta la Ashmole school, con l’esigenza di esprimirsi che già bolliva in pentola. Nel 1993 all’età di 1o anni fonda un gruppo rap chiamato Sweet ‘n’ Sour.
A 12 anni si iscrive alla scuola di recitazione Sylvia Young Theatre School, ma la disciplina teatrale cominciò ben presto ad andarle stretta in quanto sfida le regole della scuola indossando gioielli, facendosi tatuaggi e un piercing. Viene così bocciata e poi trasferita dai genitori alla Brit School.
Riceve la sua prima chitarra a 13 anni e ascolta diversi generi musicali. Entra nel 1999 presso la National Youth Jazz Orchestra, come cantante professionista e grazie al suo amico Tyler James, firma il primo contratto discografico con la Island Universal.
Amy Winehouse: Frankie, il primo album
L’album fu pubblicato il 20 ottobre 2003, è pieno di influenze jazz e fu prodotto da Salaam Remi. Le canzoni furono tutte composte da lei, tranne due cover. L’album fu accolto positivamente dalla critica e si classificò ad alti livelli nelle classifiche britanniche. Vinse due dischi di platino ed ottenne un milione e mezzo di copie vendute. Il suo primo singolo di successo fu Stronger than me.
Back to Black, l’esplosione a livello mondiale
Il 27 ottobre 2006 uscì con l’etichetta Island Records, l’album Back to Black che in Inghilterra raggiunse le vette dell’Official Album Charts, mentre negli USA raggiunse la settima posizione nella Billboard 200.
Il singolo di lancio fu Rehab, prodotto da Mark Ronson, che uscì il 23 ottobre 2006 e riuscì a vendere 144 900 copie in Gran Bretagna.
Il brano fu scritto dalla cantautrice e dalla poetessa e musicista americana Erzsebet Beck. Il titolo si riferisce alla forma abbreviata di Rehabilitation centre e parla del suo rifiuto di andare in clinica a disintossicarsi dall’alcool. Fu il suo manager a consigliarle di disintossicarsi, ma lei rifiutò.
Il secondo singolo estratto fu You Know I’m no good, mentre il terzo singolo riprende la title track di Back to Black e uscì il 30 aprile 2007.
Il brano fu scritto con Mark Ronson, è stato registrato in tre studi e unisce le sonorità della musica soul con quella dei gruppi femminili vintage anni 60. Alla parola Black sono state date varie interpretazioni. Il brano è autobiografico perchè ispirato alla rottura con Blake Fielder-Civil che aveva lasciato Amy per una sua ex. Per cui quel “tornare al nero”, potrebbe significare cadere nella depressione, nell’alcool o nella trappola dell’eroina. Black è infatti un nome usato in strada per riferirsi all’eroina.
In Italiano può essere tradotto come un “Ritorno al lutto” e ciò ci viene anche suggerito dal videoclip musicale in cui Amy assiste al funerale del suo cuore.
Amy Winehouse sta nel suo dolore con amarezza e dignità e le sue canzoni in qualche modo appaiono catartiche perchè portano l’ascoltatore a riconoscere e a stare nel suo dolore, a purificarsi e a rialzarsi.
La profondità della sua voce, portatrice di un dolore esistenziale e oltre il dolore
La stampa si è spesso soffermata sui disturbi alimentari di Amy, sui suoi problemi con la droga e con l’alcool ed ella rispondeva come colei che voleva sfuggire e negare i suoi demoni, ma che comunque doveva farci i conti e combattere. Con la sua voce e le sue azioni benefiche vinse le sue battaglie, purtroppo combattute seguendo una china che l’ha portata all’autodistruzione.
Il 27 giugno 2008 quando uscì dalla clinica dove era stata ricoverata per un enfisema polmonare partecipò al novantesimo compleanno di Nelson Mandela al concerto ad Hyde Park, insieme ad altri grandi artisti: Annie Lennox, i Simple Minds, Joan Baez, Queen + Paul Rodgers e Zucchero Fornaciari.
La morte della cantante: un’altra stella nella maledizione del club dei 27
Alle ore 15:53 del 23 luglio 2011, Amy Winehouse venne trovata morta nella sua casa di Camden Square. Gli esami tossicologici vennero resi noti solo il 27 ottobre 2011. Nel sangue di Amy è stato trovato un grande quantitativo di alcool che aveva assunto dopo un periodo di astinenza.
Aveva solo 27 anni proprio come Jim Morrison, Jimy Hendrix e tutti coloro che a quell’età diedero il loro addio alla vita e alla famosa “maledizione del club dei 27”. Tale leggenda si diffuse alla morte di Kurt Cobain dei Nirvana. Vi sono compresi i già nominati Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Brian Jones.
La sua morte sopraggiunse proprio quando lei aveva cominciato a lavorare al terzo disco. C’era la volontà di ritornare alle origini al jazz, ai piccoli club, a un pubblico di nicchia, ma il contratto con la casa discografica era ancora un demone che la minacciava e la fece crollare di nuovo nel tunnel.
Il suo ultimo album uscito postumo il 5 dicembre 2011 fu: Lioness: Hidden Treasures, dalla Universal. Il primo singolo rilasciato fu Our Day Will Come.
Dalla sua breve vita Amy è salita in quel luogo dove le stelle brillano ed espandono la loro influenza ai posteri.
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