Per capire l’importanza dell’arte di Andrea Valleri e la sua mostra itinerante Neopaleo, bisogna immaginare la storia dell’umanità come un dialogo ininterrotto e una continua ricerca di frammenti del passato che siano in grado di interagire col presente, sollevare domande e formulare nuove e stimolanti realtà.
All’insegna di questo dialogo sono nati i grandi movimenti culturali come l’Umanesimo e il Rinascimento, attraverso i movimenti degli uomini e delle merci sono stati creati interessanti ponti culturali come quello tra Venezia e la Grecia il cui tramite è costituito dalla civiltà Bizantina.
Andrea Valleri, nato a Venezia e greco di adozione, ha insegnato ad Atene come lettore madrelingua italiana e dal 1989 insegna Filosofia presso l’Istituto Cavanis di Venezia, portando avanti questo dialogo tra arte, storia e filosofia che descrivono il nostro tempo andando a cercare quel tassello mancante nel passato. Da sempre ha scelto l’incontro della pop art con la classicità per la pittura, la fusione di legno e pietra per la scultura.
Andrea Valleri, Neopaleo: un’esperienza itinerante nel segno di Venezia e della Grecia
L’artista, che collabora con la Galleria Contini di Venezia, ha realizzato il progetto Neopaleo in collaborazione con la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, il Museo Nazionale Archeologico di Samos, il Museo Nazionale Bizantino e Cristiano di Atene, il Museo Nazionale Epigrafico di Atene, la Regione della Grecia dell’ovest (Messolonghi).
Il progetto, partito il 14 luglio 2022, è suddiviso in una serie di tappe molto significative.
La prima tappa, che si è svolta dal 14 al 28 luglio, è stata Venezia presso la Sede Bevilacqua La Masa in Piazza San Marco. Il titolo della mostra è stato “VENETIA CLASSICA BYSANTIUM”. Attraverso un percorso costituito dalle opere dell’artista e una serie di reperti provenienti dai Musei Bizantino e Cristiano e dal Museo Epigrafico si celebra la continuità tra l’arte classica, quella bizantina e quella veneta.
Il Museo archeologico di Vathi a Samos è stata la sede della seconda tappa di questo progetto che si è svolto dal 4 a 13 agosto con il titolo di Percorsi paralleli. Le opere di Andrea Valleri sono esposte in confronto diretto con i reperti archeologici. Le sculture in legno e pietra e i quadri ispirati alla pop art che rappresentano antichi templi, si alternano ai reperti antichi costituiti da sculture, frammenti di templi, che dialogano con la contemporaneità per ritornare alle origini.
La terza mostra si è svolta dal 17 al 27 agosto a a Palazzo Chrisogelou, Istituzione Culturale della Regione a Messolonghi. Il titolo dell’esposizione è Simbiosi. In questo percorso sono messe in evidenza le analogie tra Venezia e la Regione greca di Messolonghi. Entrambi sono lagunari e il loro paesaggio è caratterizzato dalla presenza dell’acqua. Inoltre Messolonghi è stata protagonista della Rivoluzione nel 1821 per l’indipendenza dagli Ottomani. Sia Venezia che Messolonghi avevano a cuore l’indipendenza nazionale e l’identità cristiana.
L’ultima parte di questo percorso, Dialogo, si svolgerà a dicembre presso il Museo epigrafico di Atene, il luogo ideale dove ricomporre tutti i linguaggi del passato e del presente.
La nostra redazione ha dunque intervistato Andrea Valleri per interpretare attraverso le sue parole, la bellezza di questo progetto e l’opera dell’artista.
Intervista ad Andrea Valleri
Come nasce il progetto Neopaleo?
Neopaleo, rappresenta il senso delle opere che generalmente faccio. Opere pop, ma diversamente dai maestri tradizionali che hanno fondato la pop art, sono tornato indietro nel tempo, dalla quotidianità alle radici, qui sta fondamentalmente la differenza. Uso il linguaggio pop, ma in un contesto di riscoperta del passato.
Il titolo che ho dato alla mia galleria è lo stesso che ho dato a questo progetto itinerante che va a congiungere elementi della contemporaneità con elementi del passato, del mito e della filosofia, attraverso Venezia che rispetto alla cultura bizantina è un ponte. Nello stesso tempo la cultura bizantina rappresenta il tramite attraverso il quale ci è arrivata la cultura classica.
Quando e come nasce nel suo percorso artistico l’idea di far incontrare gli archetipi classici con il linguaggio contemporaneo della pop art?
L’ho sempre fatto nel mio percorso artistico e non ho mai cambiato direzione. Son sempre stato convinto che non si possa fare tabula rasa del passato come hanno fatto i Futuristi. Io credo che le grandi novità nei grandi linguaggi dell’arte siano nati dal ripensamento del passato, come nell’Umanesimo, nel Rinascimento e nella corrente del Neoplatonismo.
Emerge dall’insieme dei percorsi museali, il parallelismo tra la sua arte e l’elemento archeologico, in particolar modo in Percorsi paralleli, la mostra che si è svolta dal 4 al 13 agosto a Samos, presso il Museo archeologico di Vathi. Dov’è che la sua arte si incontra maggiormente con l’archeologia e dove se ne differenzia?
Il punto di incontro tra la mia arte con l’archeologia è proprio nel concetto dell’Archè ossia “Principio”. L’arte è coerente con la filosofia e la storia, poichè tanto nell’arte, quanto nelle altre forme di sapere, gli uomini vanno alla ricerca dei fondamenti, dei princìpi fondamentali, del principio, degli aspetti essenziali della realtà. La parola archeologia rappresenta proprio questo.
La mia arte invece diverge dall’archeologia, poiché in questa ricerca di principi fondamentali, fa i conti con la quotidianità, con la contemporaneità, quindi gli antichi avevano un’idea di una realtà omogenea, confusa, molti di loro anche organica e la nostra esperienza ci fa pensare ad una realtà decostruita, poiché il passato viene ricostruito alla luce di una realtà poliedrica.
Un esempio è rappresentato dalla matematica, poiché gli antichi pensavano che i postulati della matematica fossero delle verità incontrovertibili su cui costruire un sapere certo, mentre abbiamo poi visto la nascita di un sapere parallelo e diverso da quello tradizionale, come le geometrie non euclidee.
Nell’insieme delle sue opere sembrerebbe evidente la volontà di creare un linguaggio unico scorporando semanticamente l’aspetto visivo con l’introduzione di parole e frasi che esteticamente conducono ad interpretazioni diverse. Ci può parlare di questo “linguaggio”?
Il mio modo di fare arte è legato all’Ermeneutica. La nostra contemporaneità è caratterizzata da aspetti poliedrici. Il nostro rapporto con il reale consiste nell’interpretazione. Noi abbiamo dei segni, spesso frammentari e il senso della nostra esistenza consiste nella nostra capacità di inserirli nel loro originario contesto.
Lei avrà notato che nelle mie opere non vado alla ricerca dello scorcio, ma di opere monumentali, come templi e chiese che costituiscono una metafora della nostra esistenza e sono giunti a noi in maniera frammentaria. Nell’antichità apparivano in maniera molto differente da come appaiono adesso a noi. Erano Templi dipinti, conservavano la statua della divinità. A causa del passaggio del tempo, la nostra percezione è frammentaria e rarefatta, per questo dobbiamo fare uno sforzo interpretativo che consiste nel reinserirli nel loro contesto originario. Le lettere inserite rappresentano la metafora degli elementi architettonici che non sono giunti fino a noi in maniera integra, come se si trattasse di un discorso interrotto.
Ci può parlare dell’ultima tappa del progetto e dei progetti futuri?
L’ultima tappa ci sarà a fine dicembre. Sono stato il primo al mondo ad esporre al Museo archeologico di Samos e sarò il primo al mondo ad esporre nel Museo epigrafico di Atene, che conserva il maggior numero di epigrafi greche al mondo. Questo Museo rappresenta il luogo ideale legato al discorso sull’Ermeneutica e sulla frammentarietà, attraverso la quale è giunto a noi il passato.
La mostra si svolgerà il 29 di dicembre nel Museo epigrafico, sezione del museo archeologico di Atene.
Nell’augurare un buon proseguimento di questo interessante progetto, la nostra redazione ringrazia Andrea Valleri per la sua disponibilità e gli interessanti spunti di riflessione.