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Lettura: Andy Warhol: la mostra digitale al Tate modern
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Andy Warhol: la mostra digitale al Tate modern

Daniela Zantedeschi 5 anni fa Commenta! 5
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Andy Warhol: La mostra al Tate modern a Londra a lui dedicata avrebbe dovuto aprire i battenti il 12 marzo. E’ stata inaugurata, ma pochi giorni dopo chiusa al pubblica causa pandemia. Sarà possibile usufruire dei biglietti già acquistati, fino al 6 settembre 2020. Caro lettore ci auguriamo che tu possa vedere le opere dell’artista anche dal vivo! Nel frattempo puoi leggere  il contributo che Icrewplay.com Arte ha dedicato all’artista, alla fine del 2019:  Andy Warhol in mostra a Napoli

Contenuti
Andy Warhol: Una mostra virtualeUn Andy Warhol ineditoAndy Warhol: anche l’ultima opera sarà al Tate

Andy Warhol: Una mostra virtuale

Tuttavia, vista l’attuale situazione, i curatori Gregor Miur e Fiontan Moran hanno deciso di proporre al pubblico un video in cui loro stessi mostrano un percorso attraverso le opere più famose, e quelle meno conosciute di Andy Warhol.

Certamente non possiamo paragonare la visione delle opere artistiche dal vivo con un rapido excursus di 7 minuti! In ogni caso, di questi terribili tempi ci resterà un dato importante e cioè che le varie gallerie si sono organizzate in modo egregio attraverso l’uso della tecnologia, elargendo al pubblico dei percorsi digitali pregevoli.

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Anche qui i curatori nominati sopra si sono superati. Le opere di Andy Warhol presenti alla Tate sono più di 100 e fra queste non ci sono solo le famosissime Coca Cola, Marilyn e Campbell, ma molte altre che ci aprono un mondo diverso dell’artista, inedito, ma molto accattivante.

Un Andy Warhol inedito

L’interesse dei curatori è quello di mostrarci un Warhol pervaso di religione ( era devoto al Cristianesimo di origine orientale e si recava alla santa Messa tutte le domeniche), del senso della morte, della sua condizione di emigrato a Pittsburgh, della sua omosessualità o meglio della sua eccentricità.

Andy, o meglio Andrew Warhol era figlio di emigrati dell’Europa Centrale. Entrambi i genitori erano provenienti dall’attuale Repubblica slovacca. Si trasferirono a Pittsburgh e lì nel 1928 nacque l’artista che conosciamo. Nel 1949 era già a New York, dove iniziò a lavorare come illustratore commerciale. La sua genialità fu quella di trasformare le icone della società industriale americana in arte, la pop art per la quale è noto.

L’interesse però di questa mostra è quello di evidenziare anche gli aspetti più inediti, come riportavo sopra. I due curatori hanno cercato di mettere luce su aspetti di Andy come persona, attraverso l’esposizione di opere che mostrano nudi maschili, drug queen, trans donne nere e latine che il pubblico può vedere per la prima volta dopo 30 anni.

In questo modo, il pubblico può notare le due linee guida dell’arte psichedelica e geniale di Warhol: una è quella più conosciuta, che ha sempre affascinato tutti per l’estrosità e per l’unicità, la pop art da lui stesso inventata, l’altra invece è quella inedita del ragazzo timido gay, emigrato, che si fa strada nel mondo dell’arte, nonostante il bigottismo moralista e bacchettone americano dell’epoca. E’ attribuibile agli anni Cinquanta l’arte che ritrae uomini e trans di cui accennavo poc’anzi e prelude al film da lui diretto Sleep del 1963 in cui il poeta John Giorno (amante dell’artista) è ripreso mentre dorme per 5 ore.

Le paure e i desideri che hanno spinto Andy a fare arte e a renderla così originale sono le emozioni che fanno da fulcro a questa mostra. Il suo essere “queer“, una parola utilizzata recentemente per indicare una persona strana ed eccentrica nei comportamenti sessuali, è ciò che spinge a ragionare su un Warhol meno noto al pubblico.

Andy Warhol: anche l’ultima opera sarà al Tate

Last supper, L’ultima sua opera, sarà presente nell’esposizione. Ispirata all’ultima cena di Leonardo da Vinci. Morì nel 1987 a New York. Di lui sono rimasti anche  i palazzi famosi dove lavorava, le note factory: quella a Lexington Avenue, la sua prima casa e la più famosa Silver Factory.

“La gente a volte dice che il modo in cui le cose accadono nei film sono irreali, ma in realtà sono le cose che ti succedono nella vita ad essere irreali”

Caro lettore in questa citazione sintetizziamo la visione del mondo dell’artista. Tu cosa ne pensi?

 

 

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