Anna Magnani, donna e attrice a 360 gradi, sincera nella vita e sullo schermo. Questo è quello che ci restituiscono le pellicole di Roma città aperta, Bellissima, Mamma Roma o l’Onorevole Angelina.
In occasione della Festa del cinema di Roma che si svolgerà dal 15 al 25 ottobre, l’artista Antonio Nigro ha ideato una panchina rossa, sulla quale è seduta, riprodotta in dimensioni naturali, una scultura in bronzo raffigurante Anna Magnani. L’opera si trova a Largo Fellini in cima a Via Veneto, la strada della “Dolce vita”.
L’installazione dedicata al binomio ”Donne Cinema” della Fondazione Sorgente Group è stata inaugurata da Antonio Monda (Direttore Artistico della Festa del Cinema di Roma), Noemi Ruzzi (in rappresentanza del Ministero della Pari Opportunità), Sabrina Alfonsi (Presidente del I Municipio di Roma), Paola Mainetti (Vice Presidente della Fondazione Sorgente Group), Teresa Donvito (Presidente dell’Associazione Via Veneto) e Elisabetta Maggini (Relazioni Istituzionali Sorgente Group).
Paola Mainetti, la Vice Presidente della fondazione Sorgente Group dichiara:
“Abbiamo scelto Anna Magnani perché nessuna attrice meglio di lei incarna lo spirito delle donne romane, resilienti e combattive. Sagace e fiera, popolana e signora, aveva una sicura coscienza di sé e della sua origine.
La vita d’artista fu con lei prodiga di doni e riconoscimenti, la vita di donna la lasciò spesso dolorante e sola. Oggi, in occasione della Festa del Cinema di Roma, ricordando Anna Magnani, vogliamo condannare ogni forma di sopraffazione e violenza sulle donne, consapevoli che Cultura e Cinema offrono alle donne importanti occasioni di riscatto”
L’arte figurativa riveste pertanto un’enorme importanza e completa quel senso di eterno trasmesso dalle altre arti come il cinema e il teatro, rendendo immortali donne e uomini che hanno contribuito a raffigurare un mondo e a diffondere idee e bellezza.
Anna Magnani: immortaliamo i momenti della grande artista e quei suoi personaggi, vittime di violenza e fortemente combattivi
La violenza e la crudeltà dell’abbandono si erano già impadroniti della vita di Anna Magnani, che non conobbe mai il suo vero padre e fu abbandonata dalla madre che andò a vivere ad Alessandria d’Egitto. Fu vano il tentativo di ricucire un rapporto affettuoso tra le due donne. Ed ecco che Anna riversò prima sul palcoscenico della vita, poi in teatro e infine al cinema il suo grande bisogno d’amore:
«Ho capito che ero nata attrice. Avevo solo deciso di diventarlo nella culla, tra una lacrima di troppo e una carezza di meno. Per tutta la vita ho urlato con tutta me stessa per questa lacrima, ho implorato questa carezza. Se oggi dovessi morire, sappiate che ci ho rinunciato. Ma mi ci sono voluti tanti anni, tanti errori»
In fondo l’arte è amore per la vita, è il sogno dell’immortalità è voglia di comunicare in maniera diversa e memorabile, è guarire i graffi dell’anima, è un’urgenza e una vocazione dalla quale non ci si può sottrarre!
Matura in lei la vocazione dell’attrice e nel gennaio 1927 inizia a frequentare con Paolo Stoppa la Scuola di Arte drammatica Eleonora Duse diretta da Silvio D’Amico. Nel 1935, la scuola si trasformò in Accademia nazionale d’arte drammatica, una fucina di grandi ed irripetibili talenti. Ida Carloni Talli fu la sua insegnante.
Silvio D’Amico capì subito la grande forza interpretativa di Anna Magnani, ma soprattutto il mondo che portava dentro di sè:
“La Scuola non poteva insegnarle molto di più di quello che ha già dentro di sè…”
Silvio D’Amico raccontò poi alla sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico:
“Ieri è venuta una ragazzina, piccola, mora con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono assegnate. È già un’attrice…”.
https://www.youtube.com/watch?v=2FiOi5QPqB4
Tra il 1929 e il 1932 fa parte della compagnia Vergani-Cimara, diretta da Dario Niccodemi. Nel 1932 Anna Magnani e Paolo Stoppa si ritrovano a lavorare insieme nella compagnia di Antonio Gandusio, il quale ben presto si innamora della Magnani e apprezza a tal punto le sue qualità da spingerla a tentare anche la strada del cinema. Nel 1934 passa alla rivista, accanto ai fratelli De Rege, lavorando poi, a partire dal 1941, in una fortunata serie di spettacoli con Totò.
Pittura in movimento, forte espressione, carisma, vitalità. Una finzione che diventa pura verità, grazie alle sue interpretazioni viscerali di donne che hanno sofferto.
Indimenticabile la scena di Roma città aperta in cui corre dietro a un camion tedesco e grida: “Francesco!” Una contrapposizione genuina, che pagherà poi con la vita, alla violenza della guerra che porta via gli affetti più cari. Memorabile la testimonianza di Giuseppe Ungaretti:
“Ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più dimenticato”
Jean Renoir, a proposito dell’interpretazione di Anna Magnani ne La carrozza d’oro affermò:
“La Magnani è la quinta essenza dell’Italia, e anche la personificazione più completa del teatro, del vero teatro con scenari di cartapesta una bugia fumosa e degli stracci dorati, dovevo logicamente rifugiarmi nella commedia dell’arte e prendere con me in questo bagno la Magnani, le sono grato per aver simboleggiato nel mio film tutte le altre attrici del mondo“.
https://www.youtube.com/watch?v=vx52cBite_E
Molto legata alla pittura la visione di Pierpaolo Pasolini, che all’Università era stato allievo di Roberto Longhi. Finite le riprese di Mamma Roma, Pasolini rilasciò la seguente dichiarazione:
“Anna è romantica, vede la figura nel paesaggio, è come Pierre-Auguste Renoir, io invece sono sulla strada del Masaccio“.
Dal mondo della musica arrivano i ricordi di Gianni Togni con Nannarè, Pino Daniele con Anna verrà, Carmen Consoli con Anna Magnani, Paola Turci con Ma dimme te.
“Confusi con la pioggia sul selciato, sono caduti gli occhi che vedevano gli occhi di Nannarella che seguivano le camminate lente sfiduciate ogni passo perduto della povera gente. Tutti i selciati di Roma hanno strillato. Le pietre del mondo li hanno uditi “.
Questi splendidi versi di Eduardo De Filippo hanno delineato con una rapida pennellata il passo di questa donna che ha lasciato un’impronta vitale sui sampietrini di Roma. Se i sampietrini potessero parlare avrebbero infatti tante storie da raccontare.
L’installazione, che sarà visibile fino a dicembre, ha quindi racchiuso con queste brevi, ma intense “pennellate” la figura di una donna e di un’attrice che ha donato al suo pubblico emozioni indimenticabili. Un’opera d’arte in carne ed ossa che si è alimentata di quel fuoco sacro.