Antonio Amodio, l’artista veronese, classe 1972, i cui disegni e sculture sono presenti in tantissime collezioni sia pubbliche che private, spaziando dalla Città del Vaticano al Senato della Repubblica Italiana fino agli Stati Uniti d’America e alla Russia, fino al 26 aprile sarà ospite del Museo Tattile Omero di Ancona.
L’artista già da qualche anno ha deciso di autoimporsi un codice etico riconoscendo il grande impatto in termini di valori che l’arte tutta ha nella società contemporanea.
Nasce così il progetto dal titolo L’anima della materia: il volto degli apostoli tra testimonianza e destino.
E proprio sulla materia impiegata da Antonio amido va accesso un primo spunto di riflessione poiché i legni di cedro impiegati per la realizzazione delle sculture in mostra, sono stati presi da ciò che un nubifragio del 2020 ha lasciato in terra nella zona di Verona.
Un esempio virtuoso di come la materia ormai morta possa trovare nuova vita, già per altro applicata come metodologia nella Reggia di Caserta, quando una similare intemperie, involontariamente, produsse all’interno del parco una notevole devastazione che però fu sapientemente trasformata in opportunità artistica.
Antonio Amodio e la nuova vita che impone alla materia
La mostra, inaugurata martedì 22 marzo, presenta dodici dipinti e altrettante sculture in legno di cedro, realizzata
e da Antonio Amodio e incentrate sull’interpretazione del volto degli apostoli nei momenti più drammatici della loro vita, riguardanti cioè gli ultimi giorni di Gesù così come raccontati dai vangeli.
L’evento che si concluderà il prossimo 26 aprile, prevede l’ingresso gratuito per tutta la durata della mostra.
E’ promossa dalla Fondazione Verona Minor Hierusalem, fondata dalla Diocesi di Verona e sostenuta dalla Fondazione Cariverona.
Il giorno dell’inaugurazione il presidente del Museo OmeroTattile di Ancona, Aldo Grassini, ha voluto fortemente sottolineare il messaggio spirituale che gravita intorno all’esposizione ed ha ribadito come degli alberi che hanno dovuto chinare il capo alla forza della natura, il 23 agosto 2020 durante una forte tempesta nel veronese, vivono ora il loro riscatto.
Dalla morte a cui li aveva condannati la tempesta, di fatto abbattendoli in massa, alla nuova esistenza che la mano dell’artista Antonio Amodio ha saputo veicolare.
Non ultimo il vero e proprio simbolismo dell’albero emerge come elemento d’eccellenza con il suo essere piantato a terra con forti radici e nello stesso tempo con i rami rivolti al cielo.
L’assessore alla cultura del Comune di Ancona, Paolo Marasca, che ha fatto gli onori di casa nel giorno dell’apertura della mostra di Antonio Amodio, ha sottolineato l’efficacia del dialogo tra due città come Ancona e Verona, entrambe sostenute dalla Fondazione Cariverona.
Presente all’inaugurazione dalla mostra di Antonio Amodio, anche Monsignor Angelo Spina, arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo, che non ha potuto fare a meno di ricordare come gli apostoli siano comunque uomini che al tempo della loro esperienza terrena al seguito di Gesù, hanno scelto di morire in suo nome; i vescovi sono i loro successori.
Paola Tessitore, direttrice della Fondazione Verona Minor Hierusalem, ha invece messo in evidenza come la mostra sia:
inclusiva e accessibile perché tattile, con quadri di grandi dimensioni ben visibili anche dalle persone ipovedenti
Inoltre va ricordato che nel perfetto stile Museo Tattile, l’intera mostra è “udibile” grazie ai racconti in QR code che accompagnano sculture e dipinti, e anche “odorosa” grazie agli oli essenziali naturalmente contenuti nel legno di cedro.
E proprio Monsignor Martino Signoretto, Vicario alla cultura della Diocesi di Verona, ha scritto i racconti interpretati dall’attore Alessio Tessitore degli udibili.
Il curatore della mostra, Davide Adami c’ha tenuto poi anche Lui a sottolineare la bellezza maggiore di queste opere, proprio perché nate da uno scarto, sottolineando inoltre come, di proposito, alcune siano state lasciate al naturale da Antonio Amodio, così da risultare più coinvolgenti nel momento della conoscenza tattile.