Cari filonipponici, oggi ti parlerò della mostra Giappone. Una storia d’amore e di guerra. I collezionisti Pietro Gobbi ed Enzo Bartolone hanno dato vita ad una raccolta di oltre 350 pezzi, ora in mostra al CentroCentro di Madrid.
La mostra è già visitabile. È stata inaugurata il 22 settembre 2021 e sarà aperta fino al 30 gennaio 2022.
Giappone. Una storia d’amore e di guerra
Oltre ad essere presenti i più prestigiosi artisti giapponesi dell’epoca come Hiroshige, Utamaro, Hokusai o Kuniyoshi, la mostra offre una panoramica completa della vita giapponese nel XIX secolo, attraverso l’esposizione di armature da samurai, kimono, ventagli e fotografie.
Il viaggio sviluppato attraverso undici sezioni si snoda tra il persuasivo mondo femminile delle geishe, la leggenda dei fedeli guerrieri samurai, senza tralasciare la storia della nascita dell’ukiyo-e e le famose stampe shunga, ricche di erotismo. Il mondo culturale è immortalato nei ritratti di attori e nelle scene del teatro Nō e Kabuki, mentre il mondo della natura è idealizzato attraverso la pittura di fiori, uccelli e paesaggi.
La mostra è prodotta ed organizzata da Evolucionarte e curata da Pietro Gobbi ed Enzo Bartolone, grandi studiosi e collezionisti d’arte giapponese.
I collezionisti
A partire dagli Anni Novanta del secolo scorso Pietro Gobbi ed Enzo Bartolone hanno raccolto stampe e oggetti tradizionali (kimoni, ventagli, armature, katane, persino fotografie) che raccontano la vita e la cultura giapponese del passato, Paese dal fascino esotico e misterioso. Tra gli oltre 350 pezzi in collezione c’è anche la prima edizione di un album illustrato di Kitao Masanobu, datato 1784.
L’arte grafica mi interessa da sempre e ho cominciato a raccogliere stampe giapponesi perché mi piacevano dal punto di vista decorativo; poi ho studiato la cultura del Giappone e mi sono addentrato in questo fantastico mondo per capire meglio i significati poetici raccontati per immagini.
Le xilografie ukiyo-e, sempre divise in due per ragioni di stampa, vanno lette infatti da destra a sinistra e spesso riportano scritte in ideogrammi antichi, molto più articolati e complessi rispetto alla lingua attuale.
Spiega Enzo Bartolone:
Nel periodo tra le due guerre, e soprattutto con la nascita dell’asse Roma-Tokyo-Berlino, i giapponesi vennero in Italia per acquisire la tecnica di fabbricare armi, ma anche per imparare a costruire macchine per scrivere e altri oggetti d’uso comune inesistenti nella loro società, a quell’epoca ancora molto arretrata. Per questo, portarono con sé oggetti e opere d’arte come ossequio tradizionale della loro cultura. Molti di questi pezzi, negli anni, sono approdati sul mercato dell’antiquariato italiano, alimentando la passione di collezionisti come noi.
Tra gli italiani che invece viaggiarono in Giappone nell’Ottocento, ci sono il toscano Felice Beato, che aprì la prima bottega di fotografia, con una notevole influenza sui fotografi giapponesi, e l’incisore ligure Edoardo Chiossone, che contribuì alla modernizzazione del Giappone attraverso il conio della moneta. Il Museo Chiossone di Genova ospita la sua collezione d’arte giapponese.
Se hai l’occasione di andare in Spagna, non puoi perdere questa opportunità. Un modo per entrare nel cuore della storia nipponica.