Atlantide e suoi misteri in eterno equilibrio tra realtà e fantasia.
Un mito senza tempo e dal fascino sempre irresistibile quello che lega il mistero di Atlantide all’idea che di esso è stata tramandata fin dalla notte dei tempi e giunta fino a noi.
Per affrontare l’argomento però non si può prescindere dal richiamare ciò che fu detto la prima vota su Atlantide, o meglio la prima volta individuabile come fonte ed in questo caso decisamente autorevole.
Platone, proprio lui, il filosofo ateniese, allievo di Socrate e a sua volta maestro di Aristotele, con i quali rappresenta le fondamenta del pensiero filosofico occidentale.
Fu dunque lui nei dialoghi del Crizia e del Timeo a parlare di Atlantide e a dare alle narrazioni che fino ad allora si erano tramandate, un peso diverso, proprio perché riferite da uno dei più grandi filosofi dell’antichità.
Questo un tratto della narrazione:
Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d’Ercole, c’era un’isola. E quest’isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte. [..] In tempi posteriori [..], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una brutta notte [..] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l’isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve
Una storia molto indietro nel tempo di cui gli antichi Greci, così come riferivano i sacerdoti, avevano addirittura perso il ricordo.
Platone dunque è ugualmente riuscito a descrivere Atlantide, il continente perduto, benché i suoi contemporanei come detto non ne avessero memoria, con una tale dovizia di particolari che viene davvero difficile pensare che si tratti esclusivamente di un racconto attinto interamente dalla fantasia.
Qualcuno in merito ha sollevato qualche perplessità per il fatto che tale testimonianza su Atlantide il filosofo l’abbia espressa in tarda età ma è prevalsa, in maniera lungimirante direi, che una tale affermazione potesse essere solo pretestuosa.
La fonte di Platone era il politico Solone, che a sua volta ne aveva saputo e quindi scoperto l’esistenza durante un suo viaggio in Egitto quando il sacerdote Sonchis gli parlò di un’antica battaglia fra Atene e Atlantide.
Come nasce il mito di Atlantide
In origine, tutti gli dèi decisero di dividersi tutte le terre. Si racconta che a Poseidone toccò proprio Atlantide e nella parte centrale dell’isola c’era una pianura, dove abitava una fanciulla di nome Clito.
Il dio del mare se ne innamorò, epilogo spesso presente nei racconti mitologici e con lei generò cinque coppie di gemelli; poi fortificò la pianura con cinque cerchi concentrici, due di terra e tre di mare, e rese Atlantide un regno fertile e prosperoso, che divise in dieci regioni, ognuna con a capo uno dei suoi figli con Clito.
Il più grande tra essi, il leggendario Atlante, divenne il re dei re di Atlantide ed ebbe in dono la regione della pianura dove si erano conosciuti i genitori, quella più grande, rigogliosa e fertile.
In seguito l’isola si trasformò in una grande potenza marittima e arrivò a controllare grandi porzioni dell’Africa, dell’Egitto e dell’Italia, già della maggior parte del mondo fino ad allora conosciuto.
Come sempre accade però, con il passare dei secoli, i governanti persero di vista i principi di giustizia ed equità e si macchiarono di egoismo.
Il motivo scatenante della discordia fu proprio la guerra con Atene. Atlantide infatti cercò senza successo di invaderla e scatenando l’ira di Zeus, che ne ordinò la distruzione. In un solo giorno e una sola notte, terremoti e tsunami si abbatterono sull’isola-continente, i suoi territori sprofondarono e restò solo un ammasso di fango che rese le acque impraticabili.
In età successiva, e durante il Medioevo, Atlantide, sia pur con i suoi antichi misteri, non suscitò grande interesse, ma, quando Cristoforo Colombo scoprì l’America qualche voce si levò ipotizzando che l’esploratore fosse partito per provarne l’esistenza.
In quest’ottica la leggendaria isola-continente, o, almeno, ciò che ne restava, venne identificata proprio con l’America, e i nativi americani rappresentavano i superstiti dell’antico disastro naturale.
Anche se il filosofo ateniese aveva indicato la posizione di Atlantide vicino alle Colonne d’Ercole, ovvero l’odierna Gibilterra, la fantasia degli studiosi si scatenò e non poco riuscendo davvero a dire qualsiasi cosa e forse sul come ci riuscirono, si nasconde un altrettanto complicato mistero.
E infatti, alla fine del XVII secolo, lo scienziato svedese Olaus Rudbeck spostò Atlantide nelle regioni scandinave e, per giustificare il passaggio della Svezia a grande potenza europea, la identificò con la sua madre patria.
Rudbeck scrisse che l’Atlantide nordica era stata la culla della civiltà, il luogo dove erano vissuti Adamo ed Eva e dove si parlava lo svedese, dal quale erano derivati l’ebraico e il latino.
Insomma un mistero alimentato da racconti e affermazioni ancora più misteriose.
Cosa ne penserebbe l’ateniese Platone a questo punto, potrebbe essere, nonostante tutto, l’intuizione più facile.