Un concerto per contrabbasso, che suonava in armonia con gli altri strumenti presenti sul palco, a formare un quartetto jazz, è il classico show di Beatrice Valente che, dopo essersi diplomata al Conservatorio di Benevento, è tornata nella sua città per esibirsi come artista, ormai affermata. Doppia emozione e doppio successo, quindi, per il concerto a “passi di Jazz” con la voce, il fascino e il talento di Beatrice Valente, contrabbassista, bassista e cantante italiana, classe ’93.
Abbracciata al suo fedele contrabbasso, e affiancata dal suo ensemble, il concerto spazia dagli arrangiamenti di musica classica, agli stilemi ritmici e armonici della Bossa nova e della musica afroamericana. Un mix musicale tra brani più “pop” e altri meno moderni, in continuo movimento tra le sonorità sinfoniche ed il jazz, dove gli stili si fondono in un linguaggio eclettico e variegato. Accanto a lei, il fratello, Ergio Valente al pianoforte, Rocco Sagaria alla batteria, e Massimo Barrella alla chitarra.
Beatrice Valente jazz quartet live a Benevento
Beatrice Valente jazz quartet live a Benevento
Il Beatrice Valente Quartet, che venerdì sera si è esibito all’Auditorium San Vittorino di Benevento, ha regalato al folto pubblico il suo concerto Play what you feel, secondo appuntamento della rassegna Jazz steps – I venerdì del Jazz, terza costola della poliedrica Stagione concertistica 22/23 dell’Accademia di Santa Sofia, realizzata in sinergia con l’Università degli Studi del Sannio e il Conservatorio di Benevento.
In un vortice che va da I’ve Got the World on a String, brando standard jazz del 1932, portato al successo da Cab Calloway e ripreso poi da Bing Crosby e da Frank Sinatra, che ne fece una hit, per passare poi ai sapori latino-brasiliani di Flor de lis del 1976, forse la Bossa nova più conosciuta di Djavan. Subito dopo, Beatrice spiega al pubblico di aver imparato ad amare la musica grazie al mitico cantautore partenopeo Pino Daniele, al quale il quartetto jazz tributa un commovente omaggio, regalando al pubblico una versione struggente di Quando, dedicata anche al suo grande contrabbassista Rino Zurzolo, prematuramente scomparso, che Beatrice ha avuto come maestro e mentore.
È la volta di un inedito, il brano Fly, composto dalla cantante e contrabbassista, seguito dal ritmo di Rio De Janeiro, tipico del brano di Carlos Lyra Influência do Jazz, una Bossa nova in cui il batterista offre al pubblico un saggio esplosivo del suo straordinario talento. Si prosegue con una raffinata e spumeggiante canzone, intitolata Blame it on my Youth, altro capolavoro del jazz, cantato da tutti i più grandi, scritto nel 1934 da Oscar Levant, per finire il concerto con un omaggio al Sudamerica, col brano Brazil di Jobim e It Don’t mean a thing, (If It Ain’t Got That Swing) classico jazz del 1931 di Duke Ellington.