Una stella alta 26 metri costruita in acciaio svetta verso il cielo e accoglie frontalmente i turisti che giungono in quel di Gibellina, proprio come voleva il suo autore, Pietro Consagra, scultore astrattista.
Nato nel 1920 a Mazara del Vallo (Trapani), Pietro Consagra studia all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Si traferisce nella Roma liberata dagli americani, dopo il ‘44 e conosce diversi artisti, con i quali intrattiene rapporti professionali e d’amicizia. Viaggia in Europa per diverse mostre, ma sarà conosciuto anche nelle Due Americhe, fino alla morte avvenuta nel 2005.
E’ uno scultore astrattista e predilige l’ubicazione frontale, come egli stesso dichiara, affermando che per lui era primaria l’uscita dal centro. Utilizza metalli, creando forme astratte e molto originali, elaborate, che colpiscono l’occhio dell’osservatore.
Nel 1968, la valle del Belice, presso Trapani, Sicilia, fu colpita da un terribile terremoto, che distrusse Gibellina e alcuni paesi limitrofi. Così, l’allora sindaco chiamò molti artisti dell’epoca, fra i quali Consagra. Ecco che la cittadina rinacque, ma a 20 km circa di distanza dal sito antico e diventò Gibellina nuova.
Ora, dopo molti anni, nei quali non sono state mai effettuate opere di restauro per queste sculture, i sindaci dei vari comuni del Belice hanno rivolto un appello al ministro dei Beni Culturali, Franceschini, al fine di ricevere dei finanziamenti per procedere alla restaurazione.
L’arte da anni resta abbandonata “come un aratro in mezzo alla maggese” (cit. Pascoli), che chiede una rinascita, una veste nuova. Peccato vedere lo stato del teatro del Consagra, mai finito e divenuto fatiscente!
Dopo anni, si crede possibile un’attenzione maggiore verso l’arte? Abbiamo davvero una penisola invidiabile, le nostre isole sono ricche di natura e di arte antica e moderna. Mi chiedo come possa essere possibile lo scempio, la trascuratezza di opere d’inestimabile valore, non solo economico, ma umano.
E’ qui che farei una considerazione molto più ampia: dove vogliamo andare , verso quale meta futura per noi e le future generazioni, se non valorizziamo nemmeno ciò che fa parte della nostra memoria collettiva? L’Italia è una fra le nazioni più ricche dal punto di vista storico e artistico. Con una battuta scherzosa, ma con un fondo di verità, potremmo dire: “Se tutto questo patrimonio fosse in mano agli americani, avrebbero già sviluppato un business così elevato che lavorerebbe dal manager a quello che vende patatine nel chiosco di fronte!”.
La Sicilia, poi, ha bisogno di rivalsa e questa deve venire da qualcosa di buono come può essere l’arte. Consagra ci ha lasciato un’entrata verso Gibellina che richiama il trionfo di una cultura, l’invito all’ospite. L’ospite o il turista, come lo chiamiamo comunemente oggi, è gradito e invitato ad ammirare il territorio. Non ci sono barriere, ma “un invito a nozze” attraverso una stella di acciaio che domina la visuale di chi sopraggiunge nel borgo.
L’idea del ’68 era straordinaria: ricostruiamo tutto, ma con una marcia in più e quella marcia in più è l’arte. Come tutte le straordinarie idee, restano tali se non supportate da un impegno continuo e duraturo nel tempo. Perciò, condivido l’appello al ministro Franceschini e speriamo che possa tramutarsi in un’opera di restauro e rivalutazione di un’area tanto bella e preziosa, come tanti territori dell’Italia, talvolta dimenticati.