Caro iCrewer, siamo nel pieno della centoquattresima edizione del Giro d’Italia. E mentre 23 squadre ciclistiche, per un totale di 184 corridori, si apprestano, oggi, ad affrontare la quindicesima tappa, noi ammireremo alcune opere che vedranno la bicicletta protagonista indiscussa.
La bicicletta
Nata in Francia nel 1791 e chiamata celerifero, la bicicletta ha iniziato a correre e non si è più fermata. È un mezzo di locomozione che ancora oggi continua ad affascinare ed incuriosire le persone, in qualunque fascia di età.
La bicicletta è un ottimo strumento per rimanere in forma e contemporaneamente limitare l’inquinamento e ridurre il traffico, soprattutto quello delle grandi città.
C’è chi la usa per andare a lavoro o per lavorare, chi pratica ciclismo (amatoriale o agonistico), chi la usa per fare scampagnate, chi per fare commissioni e chi per uscire a correre con gli amici. Ma esiste qualcuno che è andato oltre, che ha trovato nella bicicletta una vera e propria ispirazione, a tal punto da immortalarla nella storia e nella storia dell’arte.
Guardando la bicicletta, non possiamo non pensare al Futurismo e al Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti del 1909. Ma al grido di ribellione dei poeti futuristi, si aggiunge il grido degli artisti futuristi, che in continuità con il Manifesto di Marinetti, redigono il Manifesto dei pittori futuristi (1910).
Nel Manifesto dei pittori leggiamo:
“Tutto si muove, tutto volge rapito; una figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente. Per persistenza dell’immagine nella retina, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono.”
Con questa frase iniziamo a percepire il movimento che gli artisti, come Boccioni, Depero e Sironi, danno alle loro opere e alle bici e ai ciclisti che rappresentano.
Tutte queste opere, vicine o lontane al Futurismo, insieme ricreano un Giro d’Italia o un Tour de France senza tempo e senza confini.
Costante che ritroviamo è il predominante ruolo del ciclista, motore propulsivo di un mezzo che continua ad essere all’avanguardia e sostenuto da diverse politiche ambientali, oggi più di ieri.
L’idea del movimento è alla base delle opere. Chi si trova ad ammirarle, diventa spettatore di una corsa, che perdendosi nei movimenti delle tele, riesce a percepire anche gli spostamenti d’aria che si avvertono con il passaggio dei ciclisti.
La prima delle opere che vorrei mostrarvi è Al velodromo di Jean Metzinger. Un’opera cubista, che rende indimenticabile gli ultimi metri della Parigi-Roubaix e il ciclista Charles Crupelandt, vincitore dell’edizione del 1912.
La Bici è anche inclusività e simbolo di parità di genere. Anche se sono poche le opere che rappresentano delle cicliste, esiste una litografia pubblicitaria del 1896, che rappresenta una corritrice.
L’autore di questa pubblicità è Toulouse Lautrec, che ha contribuito alla campagna pubblicitaria per la sponsorizzazione della catena da bicicletta, ideata da William Spears Simpson. Nel poster vediamo il ciclista Constant Huret dietro il «Gladiator tandem». Il secondo ciclista sul tandem è Lisette Marton, campionessa europea e atleta sponsorizzata da Simpson.
Tela del 1913, che rappresenta a pieno l’immagine del Futurismo, è sicuramente l’opera di Umberto Boccioni del 1913, Dinamismo di un ciclista.
Boccioni rappresenta l’impegno del movimento di un corpo nello spazio. Rappresenta la velocità e il vento, la forza e l’impegno, in maniera dettagliata e, al contempo, accennata.
La nostra passeggiata in bici continua con Mario Sironi, che nel 1916, dipinge Il ciclista. Sulla scia del movimento futurista, riprende con brevi pennellate gli sforzi di un corridore.
Nel 1951 con iclisti in salita, Aligi Sassu mostra la fatica di una salita. Rappresenta così un movimento più lento e più delicato. È in salita che il vero ciclista caccia il suo carattere e le sue doti migliori. Deve saper dosare forza e sforzi, per non perdere l’occasione di un sorpasso, e poter quindi guadagnare posizioni e la classifica.
Le opere continuano ad evolversi negli anni. Gli artisti mostrano le loro capacità sostenendo un ciclista, una bici o una competizione, come il Giro d’Italia.
La Bici diventa scultura quando incontra il genio di Chris Gilmour, che con colla e cartone realizza la sua Bicicletta a motore (2011).
Sono innumerevoli le opere dedicate al velocipide che non conosce spazio e tempo. Sarebbe impossibile descriverle tutte, quindi lascio a te, caro lettore, scoprire e cercare altri artisti e altre opere.
Chiamatela celerifero, draisina, velocipide, biciclo, bici o bicicletta, ma usatela e vi assicuro che non la lascerete più.
Vedi bicicletta franca Faccin scultura in ferro ..piavon di oderzo tv
Molto interessante