Dopo 8 anni di operosa inattività, Bob Dylan pubblica un album di 10 brani inediti. Il menestrello di Duluth pubblica venerdì 19 giugno Rough and Rowdy Ways, il suo 39esimo lavoro. E’ un disco nostalgico e ricco di riferimenti storici e omaggi, iniziando dal titolo dello stesso album.
Il titolo dell’album, Rough and Rowdy Ways, omaggia Jimmie Rodgers, cantante degli anni ’20, ( riprende il titolo della canzone My Rough and Rowly Ways) e il suo yodel. Il titolo, inoltre, vuole mettere in evidenza i difetti umani e i suoi modi difficili e turbolenti.
Rough and Rowdy Ways: tristezza e nostalgia che emozionano
L’album Rough and Rowdy Ways è caratterizzato da note country e dal blues, da una miriade di citazioni, che spaziano tra titoli di canzoni, film e avvenimenti storici del novecento. E’ un album ricco di riferimenti e nomi, come: Anna Frank, Jimmy Reed, i Rolling Stones, Charlie Parker, Marx e Poe.
Questa è la tracklist di Rough and Rowdy Ways: I Contain Multitudes, False Prophet, My Own Version of You, I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You, Black Rider, Goodbye Jimmy Reed, Mother of Muses, Crossing the Rubicon, Key West e Murder Most Foul.
Bob Dylan apre il disco con la canzone I Contain Multitudes, già pubblicata in piena quarantena il 17 aprile, e con le parole: “Today, tomorrow, and yesterday, too. The flowers are dyin’ like all things do” ( oggi, domani e anche ieri. I fiori stanno morendo come tutte le cose). La frase omaggia Walt Whitman e la sua passione per la contraddizione, ed è una chiara citazione di Macbeth. Una frase molto attuale ed adattabile alle conseguenze che ha portato il Coronavirus.
Dylan, che da poco ha compiuto 79 anni, si rende conto che il tempo scorre, e non nasconde questa sua presa di coscienza, ma la trasforma in un altro capolavoro: False Prophet. Il menestrello del rock canta con queste parole il suo pensiero e la consapevolezza del tempo che passa: “Another day that don’t end, Another ship goin’ out ( un altro giorno che non finisce, un’altra nave che se ne va).”
Brano triste e tenero è My own version of you, in cui si racconta la storia di un uomo in cerca del proprio amore. Il protagonista crea un’amante raccattando pezzi di cadavere in moschee e monasteri e assemblandoli. La donna nasce in un’esplosione di elettricità, mentre il suo creatore piange e ride contemporaneamente. La ballata ci rimanda con la fantasia tra le pagine del libro di Mary Shelley, Frankenstein.
Bob Dylan crea uno stream of consciousness nel suo album, che richiama il tema della morte. In Black Rider, la morte non è sinonimo di fine, ma è l’occasione per confrontarsi con il proprio passato: Black rider, black rider, all dressed in black. I’m walking away, you try to make me look back ( Cavaliere nero, cavaliere nero, tutto vestito di nero. Sto andando via, e tu provi a farmi guardare indietro).
Il premio Nobel continua a cantare poesie raccontandoci le storie e le esperienze di altri rappresentanti ed eroi della storia americana, come Jimmy Reed, in Goodbye Jimmy Reed, Elvis e Martin Luther King, nell’ode al passato Mother of Muses. E dopo aver attraversato il Rubicone, e di nuovo il tema della morte, con la canzone Crossing the Rubicon, ci troviamo sulle spiagge della Florida con Key West.
Key West è una ballata che rappresenta la fine del viaggio, un luogo dove ritrovare se stessi: Key West is the place to be if you’re looking for immortality. Stay on the road, follow the highway sign. Key West is fine and fair, if you’ve lost your mind, you’ll find it there. Key West is on the horizon line. Ma Mr. Tambourine ha altro da raccontare e completa il suo album con un secondo disco che contiene un’unica traccia: Murder Most Foul.
Murder Most Foul: una ballata dedicata all’assassinio di John Fitzgerald Kennedy
L’ulima traccia, Murder Most Foul, ci ricorda perchè Bob Dylan è stato insignito con il Premio Nobel per la Letteratura. Non è un semplice cantautore, ma un vero poeta e cantastorie del ‘900, che riesce ad esaltare fatti e personaggi con articolate frasi, richiamando alla mente immagini pittoresche.
Murder Most Foul, del 27 marzo vanta il record di brano più lungo scritto da Dylan, addirittura 16 minuti e 55 secondi, che racconta dell’assassinio del presidente Kennedy, avvenuto nel 1963. Il cantautore racconta, attraverso il più traumatico omicidio della storia degli States, una società che da quel disgustoso avvenimento non si è mai più ripresa.
Il titolo ci rimanda all’Amleto di Shakespeare, la canzone ruota attorno alle circostanze dell’assassinio del presidente John F. Kennedy e al conseguente impatto sulla cultura popolare, facendo molti riferimenti a canzoni, film, musicisti, artisti e celebrità che sarebbero diventati importanti negli anni successivi alla morte del presidente Kennedy.
Nella ballata si fa riferimento all’invasione dei cantanti inglesi, Beatles e al gruppo Liverpool Gerry Ferry & The Pacemakers ( Cross The Mersey). Continuano i riferimenti musicali e culturali con Woodstock e Altamont, sono due festival rock che si tennero nel 1969. Il primo è considerato l’apoteosi dell’epoca hippie, il secondo ne segna l’inizio della fine con l’assassinio di uno spettatore che si trovava vicino al palco durante l’esibizione dei Rolling Stones.
Un brano da ascoltare lentamente e apprezzare, perché rappresentativo dell’estro creativo del cantautore. La poesia ha bisogno di tempo, immaginazione, e sensibilità.
Ho ascoltato l’album ad occhi chiusi e tra le tante immagini che riuscivo a visualizzare, intravedevo un Bob Dylan seduto su uno sgabello, suonare la chitarra e cantare, e nelle pause, tra un brano e l’altro, tirare un tiro dalla sua sigaretta, poggiata in un posacenere di scena.
Lasciatevi andare alle note e alla poesia del menestrello del Rock!
Immenso e unico. Ho sempre ascoltato le sue canzoni e queste rappresentano pienamente il suo stile… Complimenti per la presentazione dell’album