Bob Krieger è morto il 7 maggio scorso a Santo Domingo, dove era andato in vacanza da amici e rimasto bloccato a causa del lockdown internazionale. Noto soprattutto per i ritratti del gotha del Made in Italy e come ritrattista ufficiale di Gianni Agnelli, ebbe una carriera ricca e interessante, con riconoscimenti a livello internazionale.
Bob Krieger, l’italiano cosmopolita
Bob Krieger nacque ad Alessandria d’Egitto il 7 settembre 1936. La sua era una famiglia cosmopolita e colta, il padre era un nobile prussiano, mentre la madre, siciliana, era discendente di Giuseppe Cammarano, i cui affreschi si trovano alla Reggia di Caserta e al Teatro San Carlo di Napoli.
Nella sua infanzia ebbe come istitutrice nientemeno che Iolanda Margherita di Savoia, principessa d’Italia, d’Etiopia e Albania, figlia di Re Vittorio Emanuele III che si trovava ad Alessandria d’Egitto in esilio con tutta la famiglia.
Una vita decisamente agiata la sua. In una recente intervista Bob Krieger ha raccontato delle vacanze di tre mesi in Europa, con le tappe obbligate a Napoli, Firenze e Milano per poi proseguire in Francia e Svizzera. I frequenti viaggi transatlantici con personaggi famosi dell’epoca (su una di quelle navi incontrò Edoardo VIII e la moglie Wallis Simpson).
La scuola di fotografia a Losanna, frequentata più per la curiosità che aveva del mondo che non per effettiva necessità di trovare un lavoro. L’estetica di cui è sempre stato innamorato, grazie anche all’illustre antenato da parte materna, attraverso la quale voleva trasmettere “il garbo della bellezza”.
Quando Bob Krieger giunse a Milano nel 1967 non parlava neppure italiano, la madre, nonostante lo fosse, parlava solo francese, mentre il padre parlava inglese. Fermato in via Montenapoleone da Beppe Modenese (attuale presidente onoratrio della Camera della Moda), si ritrovò catapultato in quel mondo quasi per caso e innamorato della città meneghina, decise di fermarsi lì.
Una carriera puntata sul gotha del Made in Italy
Divenuto fotografo di moda nel periodo di maggior espansione del made in Italy, accompagnò l’ascesa dei vari Armani, Versace, Missoni, Valentino, tanto per citarne alcuni, un’armata dello stile che fece titolare alla rivista Vogue “The Italians are coming” (gli italiani stanno arrivando).
Il punto più alto di quel periodo fu sicuramente il 1982, il Time magazine mise in copertina Giorgio Armani e a scattare la foto fu chiamato Bob Krieger. Era un fatto senza precedenti, nessun stilista italiano aveva ancora mai avuto quell’onore.
Per Bob Krieger una foto bella non era solo merito del fotografo, ma un lavoro di squadra nel quale dava meriti anche a modella, stilista, truccatore, un insieme di persone e gesti che rendevano una foto degna di essere guardata. Fotografare un abito per lui era valorizzarlo, dare importanza al lavoro dello stilista.
Grazie all’amicizia con Susanna Agnelli, iniziò a fotografare personaggi famosi non solo della moda. Divenne il ritrattista ufficiale dell’Avvocato (per i pochi che non sapessero chi fosse, sto parlando di Gianni Agnelli), i cui ritratti annovera tra i suoi lavori migliori insieme a quelli di Giorgio Armani e Lang Lang, il celebre pianista.
Nomi importanti sono passati davanti al suo obiettivo, da politici del calibro di Giulio Andreotti e Carlo Azeglio Ciampi, dall’étoile Carla Fracci, al cantante Zucchero, dagli stilisti più famosi (oltre al già citato Giorgio Armani, anche Ferré, Miuccia Prada, Missoni, Versace) al celebre chirurgo, pioniere dei trapianti Christiaan Barnard.
Per lui non erano semplici ritratti, ma un incontro di arricchimento, spesso la nascita di un’amicizia che creava un legame stabile e duraturo. Per scattare le foto chiaccherava prima con il soggetto per poterne catturare un movimento, soprattutto delle mani, un’espressione, che poi cercava di riportare alla luce mentre scattava.
Uno dei suoi ultimi lavori è stato Anima nuda, un libro che raccoglie tutta una serie di fotografie di corpi nudi, nelle quali Bob Krieger ha cercato di cogliere la fragilità che si nasconde dietro la maschera sociale che ognuno di noi porta. L’avvento del digitale lo ha portato a concludere la sua carriera, ritenendo che con la tecnologia ci sia il rischio di perdere il senso della realtà che una fotografia può trasmettere.
Le cause della morte di Bob Krieger sono incerte, non si sa se per un malore o suicidio (anche se Grazia Vernuccio, sua amica e curatrice, ha affermato di averlo sentito il giorno prima della sua morte ed “era molto felice“), certo è che ci lascia un artista (come preferva definirsi lui) che ha contribuito a far conoscere il Made in Italy nel mondo.