Affacciata sulla valle di Navelli, piccola e unica frazione del paesino di Caporciano, Bominaco, poche casette strette strette quasi a proteggersi l’una con l’altra, circa cinquanta residenti in tutto, custodisce un tesoro inestimabile; non è certo un segreto ma risulta sconosciuto ai più, la Cappella Sistina d’abruzzo, come è d’uso popolare chiamarla ormai da tempo immemore che da più di mille anni, fa bella mostra di sé nell‘oratorio di San Pellegrino.
Bominaco, piccola frazione, custode della “Cappella Sistina d’Abruzzo”
I nomi delle vie su formelle rettangolari in ceramica, dipinte a mano, bianche e azzurre, testimoniano una tradizione religiosa molto sentita e per una di quelle vie, via Madonnella appunto, si arriva alla piazzetta, dove il paesaggio permane monotono se non fosse per l’iscrizione del bar che vi si affaccia, che in un modo singolarmente “Naif”ma efficace, con una scritta approssimativa sulle vetrate, invita i viaggiatori a fare una sosta rigenerante.
“Cappella Sistina d’Abruzzo”, la sua storia, i suoi tesori inestimabili
L’oratorio di San Pellegrino, adiacente la chiesa di Santa Maria Assunta, faceva parte di un più ampio monastero benedettino andato perduto, prospiciente il castello fortificato di Bominaco del quale rimangono le mura basse e la torre d’avvistamento; quest’ultimo raggiungibile dopo una facile ma ripida salita a gradoni che dall’oratorio di San Pellegrino porta fin sotto le antiche mura medievali.
Costruito nel 1263, per commissione dell’abate Teodino, sul luogo di un ben più antico edificio esistente, fatto edificare da Carlo Magno durante il suo passaggio in Abruzzo, l’oratorio di San Pellegrino, dove si narra fosse sepolto il Santo siriano Pellegrino, le cui spoglie furono traslate a Bominaco tra il III e il IV secolo, fu donato successivamente ai monaci di Farfa con la finalità feudale di ampliarne il territorio.
L’oratorio di San Pellegrino, dichiarato nel 1996 patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, ospita al suo interno quella che la tradizione ha da sempre definito come la Cappella Sistina d’Abruzzo, per il pregio degli affreschi presenti e il loro stato di conservazione.
L’interno è costituito da un’unica navata a pianta rettangolare, con volta a botte ogivale, conformazione che rende interamente visibili già dall’ingresso le pareti affrescate nella loro totalità, perfettamente conservate, costituite da scene di episodi tratti dal Vangelo.
Particolarità unica nel suo genere sono invece i dipinti che raffigurano uno dei più antichi calendari monastici esistenti, totalmente conservato, con rappresentata la personificazione dei mesi, il richiamo ai segni zodiacali e alle fasi lunari.
Tutto il complesso è stato all’unanimità definito come il migliore esempio di pittura medievale abruzzese.
Anche la visita sembra rievocare l’assenza del movimento del tempo che il luogo ispira
Giunti sul luogo infatti, si è accolti da un piccolo quadretto che affisso sulla cancellata richiama il visitatore a chiamare i numeri di telefono indicati per poter accedere all’oratorio.
Da sempre dicono che funzioni così; se vuoi ammirare gli affreschi della Cappella Sistina d’Abruzzo, chiami uno dei numeri che trovi affissi ed attendi.
In pochissimi minuti arriva Chiara, la custode del piccolo cenacolo e ti spiegherà che il mandato lo ha ricevuto da suo padre che lo ebbe dal padre; una sorta di passaggio di testimone per far sì che le visite potessero continuare.
Il tutto spiega, solo per amore per il suo territorio e per quello che quei luoghi rappresentano.
Una scelta forte quella di Chiara, nata in Australia e tornata nel paesino di cinquanta anime perché suo padre, nella terra dei canguri, aveva iniziato a soffrire di nostalgia, troppa, tanto da decidere di tornare.
E non si è mai pentita di questa scelta, lo dice con il sorriso, quello stesso che le rimane stampato sul volto mentre illustra gli affreschi della Cappella Sistina D’Abruzzo e mentre dice che il suo impegno per quel luogo è in regime di volontariato ma lo fa ogni giorno volentieri con l’unica concessione degli ultimi anni che l’ha portata a condividere l’impegno con un’altra ragazza del paese.
Sono sicura che congederà anche te con lo stesso sorriso e la stessa frase detta con una punta d’orgoglio: “qui dentro, siano a circa cinquant’anni prima di Giotto.”
Stupendo! Mai stata, da visitare.