Nella mattinata di oggi, 30 gennaio, ho avuto il grande onore di poter ammirare in anteprima i bronzi di San Casciano ai Bagni (Siena) che verranno esposti dal 15 febbraio al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Ho avuto la possibilità di entrare nei Laboratori di Restauro del MANN e ammirare le inedite sculture in bronzo, scoperte 50 anni fa.
I bronzi di San Casciano nei laboratori di restauro del MANN
Nei laboratori del MANN si sta lavorando per controllare lo stato di conservazione delle statue che saranno esposte in occasione della mostra Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano, dal 15 febbraio al 30 giugno. Ho avuto l’occasione di poter vedere in anteprima le opere in restauro, tra cui una splendida e delicatissima figura femminile, ultima ritrovata nella località termale toscana dove si continua a scavare dopo la grande scoperta del 2022.
I bronzi di San Casciano finora sono stati esposti solo nelle sale del Quirinale e ora, in occasione della mostra al MANN, potremmo ammirare dei pezzi inediti. La scoperta dei bronzi di San Casciano è un evento di grande rilevanza per la storia dell’archeologia italiana. Le statue sono un’importante testimonianza del patrimonio culturale dell’antichità e contribuiscono a comprendere meglio la società e le culture dell’Italia preromana.
La loro scoperta ha fornito nuove informazioni sulla religione e la cultura degli Etruschi e dei Romani. Le statue testimoniano l’importanza dei culti termali nell’antichità e l’alto livello di abilità artistica raggiunto dagli artigiani di quel periodo. Le statue rappresentano divinità a cui si rivolgevano gli etruschi e i romani per chiedere protezione per la propria salute oppure, alcuni monili, fanno pensare anche ad una forma di ringraziamento per un miglioramento di salute. I ritrovati corrispondono al periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C.
Questi ritrovamenti ci permettono di riscrivere la storia “di un santuario termale che ha avuto una lunghissima vita“, come ha affermato il Direttore generale Musei del Ministero della Cultura, Massimo Osanna.
Le statue sono riuscite ad arrivare ai giorni nostri perché protetti da strati di fango e acqua bollente, questi “metodi naturali” ne hanno favorito la conservazione (come ci hanno spiegato i professori e i restauratori che ci hanno accolto nella sala).
In occasione della mostra non verranno solo mostrate statue di divinità, ma anche donazioni che raffigurano organi, come un utero o un apparato digerente. Anche diversi monili, come una folgore e un pesciolino in cristallo di rocca, pezzo probabilmente appartenuto come ciondolo ad un bambino.
Ho avuto modo di capire anche come lavorano per capire l’esatta datazione dei reperti in bronzo, ovvero utilizzando la mini stratigrafia al laser.
Il Direttore generale Musei del Ministero della Cultura, Massimo Osanna, si è dichiarato soddisfatto del lavoro di ricerca e di restauro:
“La ricerca continua, questa è una storia ancora lunga da scoprire e da raccontare. L’idea è quella di far conoscere questi bronzi prima di poterli esporre a San Casciano dove abbiamo acquisito un bellissimo edificio che diventerà un museo accessibile esemplare. Al Mann l’esposizione inaugurerà le nuove sale, ideali per le mostre temporanee, progetto seguito dal mio predecessore Giulierini. La diagnostica ci dice che questi delicati reperti sono in ottima salute, volerli restituire al pubblico è quindi la strada giusta. Possibili altre tappe della mostra. E gli scavi riprenderanno con la bella stagione”.
La statua inedita: l’orante femminile
Per la prima volta verrà esposta una statua in bronzo raffigurante una donna in preghiera. Osanna ha messo in risalto la bellezza e l’unicità della statua, e ha fatto notare che grazie al lavoro di ricerca sono emersi i “restauri antichi, cioè, il fatto che fossero preziose queste statue lo si capisce anche dal fatto che sono state ripetutamente restaurate“. In questo modo potevano mantenere la loro integrità all’interno dello spazio sacro “prima di essere per sempre sepolte, quando il fulmine della divinità volesse dire qualcosa” alla comunità.
Come ci ha spiegato il Direttore generale tutto è stato seppellito, perché colpito da un fulmine (interpretato come segnale o messaggio negativo). E queste catastrofi hanno in qualche modo preservato il passato, perché “sarebbero state tutte fuse come il destino della gran parte dei bronzi”.
Il Direttore Massimo Osanna spiega:
“Si tratta di statue di estrema importanza. In primo luogo trovare reperti in bronzo è molto raro; in secondo luogo, le iscrizioni ritrovate su questi manufatti raccontano pezzi di vita privata di persone comuni. Nomi di persona, nomi familiari, provenienze e i motivi che le spingevano a recarsi in questo tempo termale: prevalentemente malattie”.
Un incontro, quello di oggi, molto interessante che ci ha permesso di capire il valore storico che ha questa scoperta.