Nella mattinata di oggi, 30 gennaio, ho avuto il grande onore di poter ammirare in anteprima i bronzi di San Casciano ai Bagni (Siena) che verranno esposti dal 15 febbraio al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Ho avuto la possibilità di entrare nei Laboratori di Restauro del MANN e ammirare le inedite sculture in bronzo, scoperte 50 anni fa.
I bronzi di San Casciano nei laboratori di restauro del MANN
La loro scoperta ha fornito nuove informazioni sulla religione e la cultura degli Etruschi e dei Romani. Le statue testimoniano l’importanza dei culti termali nell’antichità e l’alto livello di abilità artistica raggiunto dagli artigiani di quel periodo. Le statue rappresentano divinità a cui si rivolgevano gli etruschi e i romani per chiedere protezione per la propria salute oppure, alcuni monili, fanno pensare anche ad una forma di ringraziamento per un miglioramento di salute. I ritrovati corrispondono al periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C.
In occasione della mostra non verranno solo mostrate statue di divinità, ma anche donazioni che raffigurano organi, come un utero o un apparato digerente. Anche diversi monili, come una folgore e un pesciolino in cristallo di rocca, pezzo probabilmente appartenuto come ciondolo ad un bambino.
Ho avuto modo di capire anche come lavorano per capire l’esatta datazione dei reperti in bronzo, ovvero utilizzando la mini stratigrafia al laser.
“La ricerca continua, questa è una storia ancora lunga da scoprire e da raccontare. L’idea è quella di far conoscere questi bronzi prima di poterli esporre a San Casciano dove abbiamo acquisito un bellissimo edificio che diventerà un museo accessibile esemplare. Al Mann l’esposizione inaugurerà le nuove sale, ideali per le mostre temporanee, progetto seguito dal mio predecessore Giulierini. La diagnostica ci dice che questi delicati reperti sono in ottima salute, volerli restituire al pubblico è quindi la strada giusta. Possibili altre tappe della mostra. E gli scavi riprenderanno con la bella stagione”.
La statua inedita: l’orante femminile
Come ci ha spiegato il Direttore generale tutto è stato seppellito, perché colpito da un fulmine (interpretato come segnale o messaggio negativo). E queste catastrofi hanno in qualche modo preservato il passato, perché “sarebbero state tutte fuse come il destino della gran parte dei bronzi”.
“Si tratta di statue di estrema importanza. In primo luogo trovare reperti in bronzo è molto raro; in secondo luogo, le iscrizioni ritrovate su questi manufatti raccontano pezzi di vita privata di persone comuni. Nomi di persona, nomi familiari, provenienze e i motivi che le spingevano a recarsi in questo tempo termale: prevalentemente malattie”.
Un incontro, quello di oggi, molto interessante che ci ha permesso di capire il valore storico che ha questa scoperta.