Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo ascoltato la canzone di Francesco De Gregori, Generale. Il brano è stato pubblicato il 10 aprile 1978. Fa parte del sesto album in studio del cantautore ed è arrivato al secondo posto (insieme al brano Natale) nella hit parade di quell’anno. E’ uno dei brani più famosi e classici della sua discografia, e pubblicata anche da Vasco Rossi nella sua raccolta “Tracks” del 2022.
Significato di Generale
È palese il fatto che Generale sia una canzone contro la guerra e rappresentativa del sogno è quello di poter tornare alla normalità, alla famiglia, alla vita e ai momenti che davvero contano. Una canzone troppo attuale, che dovrebbe risuonare nella testa dei potenti che credono di poter fare il bello ed il cattivo tempo nascondi dietro un cannone.
La collina in questione è infatti il Col di Tarces, mentre la notte “crucca” (chiaro epiteto per riferirsi ad austriaci e tedeschi) ed assassina sono i terroristi indipendentisti altoatesini, che chiedevano l’indipendenza dall’Italia e l’unificazione con l’Austria. Il racconto prosegue distaccandosi dalle note autobiografiche ed immaginando una madre povera, contadina, che ha visti partire i suoi cinque figli per il fronte.
Lo scopo di questo brano, alla luce anche di questa nota autobiografica, è sostanzialmente mostrare l’atrocità della guerra. In particolare, dal punto di vista dei giovani lontani da casa, costretti a non poter stare vicino i propri cari. Ne vengono allora descritti i pensieri più semplici, anche speranzosi, in un quadro molto delicato quanto realistico.
Ma De Gregori lo rende ancor più particolare citando Ernest Hemingway: “A farci fare l’amore dalle infermiere” è infatti un’espressione ripresa dal suo capolavoro Addio alle armi.
La canzone, dunque, fa leva su una serie di immagini poetiche, che – come commentato da Roberto Vecchioni, altro poeta della canzone italiana – il quale afferma che il brano fa leva su un “lampante antimilitarismo: una gran canzone di pace. E gran canzone è già nella fusione inscindibile di musica e testo, con quell’incalzare battuto che non lascia un attimo di respiro, con quell’accavallarsi d’immagini che sfumano una nell’altra, con il riff, il solito riff trascinante in cui è come se scoppiasse, parlasse, si facesse sentire tutta la gioia di chi torna a casa, alla vita vera, dopo mesi di finta guerra“.
Il testo
La canzone di Francesco De Gregori è una vera e propria poesia che chiede che vengano messe da parte le armi e preferire sempre la pace. Ecco il testo.
Generale, dietro la collina
Ci sta la notte crucca e assassina
E in mezzo al prato c’è una contadina
Curva sul tramonto, sembra una bambina
Di cinquant’anni e di cinque figli
Venuti al mondo come conigli
Partiti al mondo come soldati
E non ancora tornatiGenerale, dietro la stazione
Lo vedi il treno che portava al sole?
Non fa più fermate, neanche per pisciare
Si va dritti a casa senza più pensare
Che la guerra è bella, anche se fa male
Che torneremo ancora a cantare
E a farci fare l’amore
L’amore dalle infermiereGenerale, la guerra è finita
Il nemico è scappato, è vinto, battuto
Dietro la collina non c’è più nessuno
Solo aghi di pino e silenzio e funghi
Buoni da mangiare, buoni da seccare
Da farci il sugo quando viene Natale
Quando i bambini piangono
E a dormire non ci vogliono andareGenerale, queste cinque stelle
‘Ste cinque lacrime sulla mia pelle
Che senso hanno dentro al rumore di questo treno?
Che è mezzo vuoto e mezzo pieno
E va veloce verso il ritorno
Tra due minuti è quasi giorno
È quasi casa, è quasi amore