Lotto n. 229, così è stato definito il dipinto attribuito al noto artista Caravaggio, pittore del Barocco, rappresentante un Ecce Homo presentato all’ asta per una modica cifra di 1500 euro. Lo stile pittorico, le forme, l’ uso del colore e della luce è saltato all’ occhio dei più esperti, in particolare alla storica d’arte italiana Maria Cristina Terzaghi, professoressa dell’ Università di Roma, che ha riconosciuto nell’ opera la mano di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio.
L’ asta di Madrid a partire da 1500 euro. Perchè?
Molti si chiedono come possa vendersi un dipinto tecnicamente ed esteticamente valido, anche se inizialmente non attribuito a Caravaggio, alla modica cifra di partenza di 1500 euro? La bravura del pittore ed il valore dell’ opera si riconoscono soltanto attribuendolo ad un nome d’ artista famoso? Come viene valutata l’ Arte?
Il 18 marzo nella casa d’ aste Ansorena di Madrid venne esposto un catalogo con dipinti barocchi destinati alla vendita all’asta dell’8 aprile, tra questi un’Incoronazione di spine che pare facesse parte di una collezione privata di un ottantenne e che, successivamente, è stata destinata alla vendita nella casa d’aste.
L’interesse che questo dipinto ha suscitato in molti critici ed esperti di arte, ha fatto insospettire le autorità pubbliche interessate alla materia, così il governo spagnolo ha sospeso l’asta.
In realtà il dipinto ad olio su tela intitolato “La Coronatìon de espinas”, di dimensioni 111 x 86 cm, è stato inizialmente attribuito al pittore spagnolo Josè de Ribera del XVII secolo, conosciuto come “Spagnoletto”, un artista di fama con una tecnica pittorica similare ai dipinti caravaggeschi, proprio perchè studiò la pittura del Caravaggio e la perfezionò durante i soggiorni italiani a Roma e Napoli.
La tela arrivata alla casa d’ aste Ansorena, incaricata alla vendita, è stata presentata come opera del “Circulo de Josè Ribera” , anche se con una base di partenza minima, ma al momento dell’ esposizione è stata ritirata in battuta d’ asta. Come mai? “Siamo stati rapidi” afferma il ministro della Cultura José Manuel Rodríguez Uribes.
Il quadro ha subito attirato l’attenzione di studiosi che hanno riconosciuto la mano italica attribuita al pittore del chiaro-scuro Caravaggio, e pur non sapendo con certezza, ma riconoscendone il valore artistico, la casa d’aste ha bloccato la vendita estera.
Esperti del settore, infatti, sapendo dell’esistenza di opere caravaggesche con dimora in Spagna, così come appare nei documenti storici, hanno iniziato ad interessarsi all’opera attirando l’ attenzione dei collezionisti. Vari critici d’arte italiani e studiosi hanno sin da subito visto nella composizione, nel disegno, nella rappresentazione cruenta della scena, nell’ uso del chiaro-scuro, la mano di Caravaggio, come la Terzaghi, insieme a noti mercanti d’ arte Fabrizio Moretti e Marco Voena già presenti sul posto, che hanno potuto vedere con loro occhi il dipinto e come Sgarbi che si è espresso affermando l’autenticità dell’ opera caravaggesca.
Se davvero il dipinto sarà attribuito a Caravaggio, il Museo del Prado, che conserva già un’ opera dell’ artista, si è proposto per acquistare l'”Ecce Homo” inedito. Intanto si aspetta che l’opera venga prima riconosciuta come Bene Culturale del Patrimonio artistico- culturale affinchè lo Stato possa effettuare la prelazione artistica e per poi essere sottoposto ad interventi preventivi e di restauro conservativi nonchè a studio e ricerca.
Ma perchè viene attribuito così fortemente a Caravaggio? Vediamo le similarità tramite il confronto dei dipinti caravaggeschi.
I documenti storici del Caravaggio. Come arrivò in Spagna?
Nelle documentazioni storiche spuntano vari possibili Ecce Homo commissionati all’ artista, alcuni dei quali finì, altri invece che non realizzò forse mai come riporta la nota nel documento messinese riferito al Conte Nicola di Giacomo dove vi è traccia solo della commissione e mai della realizzazione. In base alla documentazione in possesso si pensa alla realizzazione di due Ecce Homo di Caravaggio, uno dei quali di dimensioni piccole di cui si trova traccia nell’ inventario redatto a Napoli di Lezcano e poi del conte Castrillo, spagnolo che esercitò il potere nella città partenopea.
Ma la pista che si sta seguendo e della quale si hanno più fonti certe, è quella che riguarda l’Ecce Homo commissionatogli da Massimo Massimi, esponente della famiglia principesca di Roma.
Così, come riportò l’ artista stesso, nonchè anche il Bellori, in alcune delle note, si può accertare seppur con sospetto che l’Ecce Homo sia di suo stampo:
“Io Michel Ang.lo Merisi da Caravaggio mi obligo a pingere all Ill.mo Massimo Massimi per essere stato pagato un quadro di valore e grandezza come è quello ch’io gli feci già della Incoronazione di Crixto per il primo di Agosto 1605. In fede ò scritto e sottoscritto di mia mano questa, questo dì 25 Giunio 1605.”
(Rossana Barbiellini, 1987 – archivio della Famiglia Massimi a Roma)
“Michel Angiolo Merisi da Caravaggio…… Alli signori Massimi colorì un Ecce Homo che fu portato in Ispagna”
(Giovanni Pietro Bellori, Vita de’ pittori, scultori et architetti moderni,1672)
Anche Cigoli riportò in una sua annotazione, la notizia:
“A dì marzo 1607 io Lodovico di Giambattista Cigoli o ricevuto da Nobili Sign,r Massimo Massimi scudi venticinque a buon conto di un quadro grande compagno di uno altra mano del sig.r Michelagniolo Caravaggio resto contanti scudi sopradetto Giovanni Massarelli suo servitore et in fede mia o scritto q.o di suddetto in Roma. Io Lodovico Cigoli”
Il quadro viene citato in altri inventari e pare che fosse presente sotto la custodia della famiglia fino al 1696.
Perchè da Roma il dipinto si è trovato poi in Spagna? Si presuppone che fu il divulgatore apostolico Innocenzi Massimi, un esponente della famiglia, che favorì la dispersione dell’ opera, trasportandola per l’ appunto a Madrid dove è riemersa ben 5 secoli dopo.
Similarità dell’ Ecce Homo con altre tele caravaggesche
Ma perchè è stata attribuita quasi con assoluta certezza la paternità all’ artista solo a vista d’ occhio?
Critici d’ arte hanno notato molte similarità con altri dipinti storici dell’ artista.
Esiste, in realtà, già un “Ecce Homo” di Caravaggio esposto a Genova, Museo di Palazzo Bianco, riconosciuto come l’ Ecce Homo scritto nella nota del Merisi, che, però, Corrado Maltese non ha mai riconosciuto come tale. In effetti, questa scoperta spagnola mette in crisi tutto facendo rivalutare ciò precedentemente detto dal Maltese.
Corrado Maltese nel 1977 mise in discussione l’ ipotesi di Roberto Longhi del 1954 che portò a riconoscere l’ opera di Palazzo Bianco come l’ Ecce Homo commissionato da Massimi a Caravaggio. Secondo Longhi l’eccezione Ispagna si riferiva alla Sicilia, regione facente parte del regime spagnolo all’ epoca.
Quando Maltese visitò il dipinto a Palazzo Bianco scrisse nel suo libro “Vero e falso in un’ opera di pittura” che:
“Un Ecce Homo esposto qui a Genova in questo Museo è attribuito al Caravaggio. Ora, se noi lo esaminiamo con molta attenzione, ci accorgiamo che l’attribuzione è contestabile. È contestabile specialmente se esaminiamo le mani e confrontiamo il gioco delle mani e la loro fattura con quelle che si ritrovano usualmente in Caravaggio, nel Caravaggio, diciamo così, che nessuno mette in dubbio”.
Così confrontò le mani della Madonna del Rosario di Vienna con quelle dell’ Ecce Homo di Palazzo Bianco:
“Ci troviamo di fronte a mani la cui certezza pratica e pittorica traballa alquanto. Le mani del Cristo che vedete così ingrandite, e che appartengono al citato “Ecce Homo”, sono evidentemente meno sicure di quelle che vedete nella “Vergine del Rosario”. Analizzatele, analizzate la pennellata (quello che i tecnici chiamano il ductus, che sarebbe nient’altro poi che la grafia): vi accorgerete sicuramente di una certa debolezza.”
Maltese affermò che secondo la sua personale opinione derivata da vari studi comparativi, l’Ecce Homo esposto a Palazzo Bianco a Genova non è di Caravaggio.
E la conferma pare arrivare dopo anni. Questa scoperta di un possibile ma quasi sicuro Caravaggio trovato per caso ad un’asta, sembrerebbe convalidare l’ ipotesi del Maltese, sia per il ductus caravaggesco, sia per i vari documenti storici che confermerebbero la dimora del quadro fino ad oggi in Ispagna cioè Spagna e non Sicilia.
Confrontando infatti il nuovo Ecce Homo con le varie tele pittoriche si notano varie similarità dello stile caravaggesco.
Ad esempio nella Cattura di Cristo del 1605 di Caravaggio, Giuda presenta gli stessi tratti somatici del soggetto in primo piano (forse un sacerdote) rappresentato nell’ Ecce Homo spagnolo attribuito all’ artista. Inoltre si può notare il pathos, la profonda tristezza e la delusione nel volto di Cristo di entrambe le tele, un Gesù dallo sguardo basso, un Gesù consapevole e l’inconfondibile mantello rosso simbolo di regalità seppur divina in questo caso. Anche la tensione delle mani è un tratto caratteristico riscontrabile nelle opere di Caravaggio e che ritroviamo anche nell’ Ecce Homo.
Mettendo a confronto l’ Incoronazione di spine di Caravaggio con l’ attuale Ecce Homo attribuito all’ artista, anche qui non vediamo un distacco stilistico, ma c’ è una visione armonica al passaggio dell’ osservazione da una tela all’ altra, questo spiega la mano dello stesso artista. Inoltre lo studio del tono chiaro-scurale è molto simile, la luce a scorcio illumina il corpo del Cristo e i soggetti messi in primo piano, facendoli risaltare dallo sfondo scuro e lasciando in penombra le restanti sagome.
Anche nella Deposizione di Cristo possiamo notare la forte somiglianza tra Nicodemo che sorregge il corpo del Cristo guardando l’ osservatore e il soggetto posto in primo piano che sempre guardando lo spettatore presenta Gesù.
In altre opere caravaggesche messe a confronto con l’ Ecce Homo appena scoperto vengono evidenziate altre analogie come la Madonna dei Palafrenieri che presenta la stessa illuminazione del volto che si nota nell’Ecce Homo. La luce colpendo il volto viene fermata dalla struttura nasale dei soggetti illuminando, quindi, solo il lato sinistro con l’ arcata sopraccigliare e la stessa palpebra socchiusa.
Notizie certe sulla vera autenticità del dipinto si avranno a data da destinarsi, dopo le future verifiche, per adesso somiglianze stilistiche e documenti storici, che portano ad una buona base di partenza, ci lasciano sperare, quasi con certezza, sul ritrovamento di un altro capolavoro dell’ artista.
Quando ho visto la tela dell’Ecca Homo, non l’ho osservata con attenzione ma è stato uno sguardo fugace, come quando si va nel museo e si osservano i dipinti del barocco napoletano, cioè dei fotogrammi, delle sequenze sceniche fissate su tela. Questo non ci impedisce di non approfondire l’opera, perché se l’occhio è allenato come può essere quello di un artista o studioso e comunque un appassionato, non solo ci si sofferma sull’opera che ci ha più colpito, ma l’impatto emotivo iniziale si rischiara nel dubbio o nella certezza che sia quel pittore. La tela dell’asta Ansorena, è un autentico Caravaggio perché è fresca nell’esecuzione non è “sorda” come potrebbe essere una copia. Il pittore l’ha pensata composta e dipinta all’unisono. Spero tanto che le prove scientifiche diano il giusto verdetto. Perché qui si sta attendendo un processo dove è emerso l’oggetto della disputa. Era proprio il Caravaggio che mancava.
Grazie per aver condiviso il tuo profondo pensiero Salvatore D’ Alesandro. Esatto, l’ emozione che la tela traspare ci dice molto anche del pittore, c’è, però, ancora un alone di mistero intorno all’ attribuzione del quadro, non possiamo che aspettare il risultato delle indagini scentifiche sperando che sia con esito positivo cioè che si tratti proprio del nostro amato Caravaggio!
Oltre queste morfologiche similitudini la Terzaghi evidenzia altre relative alla corona di spine della Flagellazione di Napoli, il volto di Pilato con s. Pietro martire della Madonna del Rosario e la valenza pittorica della tavolozza!
Grazie Enzo Mammato per queste informazioni aggiuntive davvero molto utili e ricercate. Apprezziamo molto i vostri arricchimenti nei commenti che contribuiscono a dare sempre più informazioni, a condividere esperienze e pensieri rendendoci tutti partecipi di un grande mondo: l’ arte!