Michelangelo Merisi, meglio conosciuto come Caravaggio, attira ancora oggi attenzioni in merito ai non pochi accadimenti oscuri che caratterizzarono la sua vita.
L’uomo che come artista influenzò più di tutti la pittura barocca del XVII secolo, molto famoso già tra i suoi contemporanei fu protagonista di fatti disdicevoli ed a volte decisamente oscuri degni di una rubrica del mistero come questa.
Al genio, come detto già riconosciuto ampiamente ed in tutte le forme dai suoi contemporanei e dopo la sua morte, cadde nell’oblio successivamente fino alla riscoperta di esso, da parte della critica nel XX Secolo momento in cui fu ulteriormente consacrato a genio incontrastato.
Questo passaggio ai nostri fini risulta fondamentale dal momento che fotografa un Caravaggio, almeno per quanto riguarda l’aspetto professionale ed il suo riconoscimento rispettato come tale dall’intera società dell’epoca in cui ha vissuto.
E questo ci aiuta a comprendere come il suo carattere, descritto dagli annali e dalle testimonianze in essi contenute, particolarmente inquieto, fosse realmente vera espressione di sé e non retaggio di un’insoddisfazione data dalla non affermazione in campo professionale.
Arrivò ad uccidere per futili motivi, gli studiosi ormai concordano per le conseguenze di una rissa in cui rimase coinvolto, di cui sappiamo i contorni ma non certamente i veri motivi che portarono Caravaggio al cruento crimine.
Fin qui la storia di cui sicuramente avrai più volte sentito a vario titolo ed in più occasioni gli echi ma forse non sai come Michelangelo Merisi abbia forse confessato tale misfatto.
Caravaggio e la confessione scritta di suo pugno nel sangue
Confessare un crimine è generalmente sinonimo di comunque di legalità sebbene la premessa sia agli antipodi ma calando quanto appena detto sulla vicenda che riguardò Caravaggio ed il mistero della sua firma nel sangue, certamente qualcosa in più va detto.
Due anni dopo i fatti che lo videro condannato a morte nella Roma del tempo e per i quali dovette fuggire, Caravaggio dipinse il capolavoro che a noi è giunto con il nome di “La Decollazione di San Giovanni Battista”, che tra l’altro, singolare particolare anche questo, risulta essere l’unico dipinto che abbia mai firmato nella sua vita.
E non è ovviamente tutto perché, l’unica volta che Caravaggio mette la firma su uno dei suoi dipinti, sceglie di farlo in modo che ciò non passi certo inosservato né in quel momento né mai più.
Decide infatti di imprimere il suo nome nella fluida e ancora calda pozza di sangue che nella rappresentazione testimonia l’uccisione cruenta di Giovanni Battista.
La firma ancora perfettamente visibile a chiunque voglia cimentarsi nell’esercizio stilistico dell’interpretazione riporta queste testuali parole:
f. michelang
Un affare ambiguo e misterioso che ha tenuto banco da sempre tra studiosi ed appassionati che alternativamente propendevano per spiegazioni dagli spunti a volte più singolari.
Alcune correnti di pensiero attribuirono alla “F” il valore di abbreviazione nel senso di “frater” o “fratello”, poiché Caravaggio era affiliato all’ordine di San Giovanni Battista.
Altre teorie invece sostennero che la “F” stava per fecit, parola latina che significa “ha fatto”, quindi secondo quest’ultima interpretazione, il tutto non può che dar luogo alla traduzione: Michelangelo l’ha fatto.
Il dipinto o l’omicidio?
Forse Caravaggio, ormai in esilio, ha voluto un pò giocare sul fraintendimento che una cosa del genere avrebbe certamente ingenerato ma purtroppo sull’argomento abbiamo a tutt’oggi davvero poche certezze se non quelle dei fatti, ovvero un omicidio, del sangue e una firma.
Questo è stato, è e sarà un mistero davvero di improbabile soluzione.