Il Castello di Arco, tra gli antichi manieri che popolano le valli alpine è forse quello che più di tutti è riconoscibile da molto lontano ed al primo colpo d’occhio, complice la sua posizione dominante sulla vallata.
Ma non è della sua magnificenza che vorrei parlarti ma di un oscuro segreto che sembra popolare le sue stanze quando tra quelle mura, il favore dell’imbrunire saluta l’ultimo attardato visitatore.
Lo spunto per andare sull’argomento mi è stato offerto di recente dalla presentazione proprio nel Castello di Arco di un libro, o meglio un’antologia di racconti a cura di Giancarlo Narciso dal titolo “Come d’Arco scocca“.
Al suo interno le opere di Maurilio Barozzi, Andrea Carlo Cappi, Alfredo Colitto, Patrizia Debicke, Leonardo Gori, Giulio Leoni, Gian Luca Margheriti, Giancarlo Narciso, Pierluigi Porazzi, Renzo Saffi, Claudia Salvatori e Giada Trebeschi.
Dodici celebri firme dunque del thriller italiano che ripercorrono nei loro racconti, la Storia dal Medio Evo ai giorni nostri del Castello di Arco in un coinvolgente susseguirsi di intrighi e trame appassionanti.
Non a caso è stato scelto il luogo, poiché esso è chiamato a sostenere tali racconti dell’oscuro più che con la sua possanza strutturale, con qualcosa che è decisamente più in tema ma che varca in questo caso, la sottile linea tra novella e realtà perché nel Castello di Arco il sentore di paranormale sembra esserci davvero.
Al Castello di Arco si raccontano per una sera storie oscure in casa del fantasma
Decisamente un gran team quello chiamato da Giancarlo Narciso per il suo progetto di tracciare la storia del Castello di Arco in tredici racconti e che probabilmente alla presentazione ha visto spettatore la stessa entità occulta di cui i racconti parlano nell’antologia.
Eh si perché quando un’anima resta suo malgrado intrappolata nel limbo non muore mai e la sua essenza può certamente cambiare nei secoli ma mai dissolversi quindi l’alone di mistero rappresentato in ognuno dei tredici racconti potrebbe certamente essere l’effimera impronta dell’abitante più antico del Castello di Arco.
Nello specifico, ognuno degli autori chiamati a cimentarsi nel Castello di Arco, hanno tutti una particolarità che li lega tra loro e forse in fondo, all’entità che lo abita.
Parliamo come detto di Alfredo Colitto, autore di noir medievali pubblicato in ventun diversi paesi; o Giulio Leoni, il quale come protagonista dei suoi mystery nel ruolo di investigatore ha messo nientemeno che il sommo poeta, Dante Alighieri;
Leonardo Gori che con la sua saga del capitano Bruno Arcieri ci ha fatto rivivere la Storia d’Italia dal 1938 a oggi; o l’esperto di Storia milanese Gian Luca Margheriti, che a risolvere il mistero di un fantasma che infesta il castello fa venire ad Arco Leonardo da Vinci; o Claudia Salvatori, che ci trasporta in un sogno dentro le tele di Albrecth Dürer;
Ma anche autori del calibro di Andrea Carlo Cappi, Maurilio Barozzi, Patrizia Debicke, Pierluigi Porazzi, Renzo Saffi, per non parlare dello stesso curatore, Giancarlo Narciso, al quale va l’indiscusso merito di aver raggruppato una rosa così calibrata di autori, molti dei quali vincitori di premi prestigiosi:
tre premi Scerbanenco, tre premi Tedeschi; un vincitore e un terzo classificato al premio Azzeccagarbugli; un premio Salgari, tanto per citare i più importanti.
L’ospite più importante e al tempo stesso inquietante della serata al Castello di Arco è probabilmente stato però lo spettro di Antonio d’Arco, trucidato tra quelle mura a seguito alle atrocità di cui si era in precedenza macchiato la cui anima più dannata che mai sembra aggirarsi ancora ramingo tra le mura del castello in cerca di perdono.
Se sarai tra i visitatori del Castello di Arco quest’estate, cerca per un attimo di porre attenzione a ciò che c’è nell’aria tra le sue stanze, perché come disse Albert Einstein:
La cosa più bella che possiamo sperimentare è il mistero; è la fonte di ogni vera arte e di ogni vera scienza