Il Castello di Cereseto, imponente maniero piemontese, ristrutturato e portato alle fattezze odierne grazie ad una ristrutturazione della prima decade del ‘900 per volere di Riccardo Gualino, neo proprietario, grande personaggio dell’Italia imprenditoriale di allora che seppe fin dalla giovanissima età, imporsi nel panorama imprenditoriale sia nazionale che internazionale e volle con il Castello di Cereseto dare forma alla magnificenza che la sua persona stava ottenendo.
Però più che per esaltare la sua persona, Riccardo Gualino si dice che acquistò il Castello Cereseto e lo fece restaurare non badando a spese, per amore di sua moglie Cesarina, per farla sentire una vera principessa come raccontano romanticamente gli storici del tempo, affidando l’intero progetto all’ architetto Vittorio Tornielli, il quale soddisfò le richieste del facoltoso committente, dando vita ad un’opera grandiosa per l’epoca, facendo sorgere formalmente dalle fondamenta di una rocca distrutta nel 1600, una struttura unica nel suo genere.
Sulla falsariga dell’idea di Ludwig II di Baviera, che appena pochi decenni prima si esibì nella realizzazione del Castello di Neuschwanstein nel sud della Baviera a ridosso del confine con l’Austria. Un’auto celebrazione la sua senz’altro più egocentrica rispetto all’idea che l’imprenditore italiano volle rappresentare ma entrambi usarono lo stesso mezzo.
Nacque così il Castello di Cereseto tra le dolci colline del monferrato in terra di confine tra l’attuale provincia di Alessandria e quella di Asti.
Ma quando una costruzione nasce su precedenti rovine, di cui in genere si sa poco e niente, c’è sempre qualcosa che improvvisamente, del tutto inaspettato, spunta fuori all’improvviso a rovinare i piani di qualcuno ma i modi e i tempi sono incalcolabili quanto imprevedibili.
Per anni il Castello di Cereseto fece la sua parte, adattandosi a scenografia per uno spicchio di società che all’epoca amava circondarsi, sia pur riprodotti, di lussi dal sapore antico. Era un po’ la moda dell’epoca per i pochi in Europa che nei primi anni dell’900, potevano adire a tanto sfarzo rievocativo.
Di certo va detto che l‘imprenditore Riccardo Gualino, seppe non farsi travolgere in maniera effimera dalla moda , ribadisco per pochi, del tempo e forse grazie alla sua passione per l’arte, seppe in primis trasformare le mura del sontuoso Castello di Cereseto in un posto sicuro per conservare le molte opere d’arte di cui con la moglie Cesarina, amò circondarsi.
I misteri del Castello di Cereseto
Una storia di sfarzi e cultura quella del Castello di Cereseto, che vide l’inizio del suo tramonto nel periodo che seguì immediatamente la fine della prima guerra mondiale.
Ma quello che avvenne dopo va ben al di là di ogni previsione che si potesse fare.
Un declino inarrestabile, con la vegetazione che giorno dopo giorno ha ricoperto quanto un tempo risuonava di note musicali e coppie danzanti, all’ombra delle imponenti torri che sembravano vigilare su ogni movimento interno ed esterno al maniero.
Eppure, gli anni trascorsero inarrestabili e tra quelle mura iniziarono ad accadere cose di cui nessuno sembrava accorgersi nell’anonimato di un’imponenza che da fastosa diventava sempre più lugubre e impenetrabile.Non storie di fantasmi o mobili che inspiegabilmente cambiano stanza al passaggio dell’ultimo testimone disposto a spergiurare che non fossero collocati lì appena il giorno prima.
Nel Castello di Cereseto l’ombra nera della malavita
Protetto dalle imponenti mura il Castello di Cereseto, è diventato negli anni ’80 il peggior posto che il maniero potesse diventare: la base per una banda di loschi criminali.
Quanto le illegali attività di trasformazione e raffinazione di droghe pesanti siano durate non è certo individuabile, sta di fatto però che un giorno, una nutrita compagine di uomini della Guardia di Finanza riuscì a penetrare nel Castello di Cereseto, sgominando la banda di delinquenti che da qualche tempo sfruttava la tranquilla dimora per gli affari più loschi.
Tutto sommato una storia come tante di cui sono pieni i quotidiani, dall’esito se volgiamo positivo ma come ti ho detto in precedenza, quando si costruisce sulle rovine di qualcosa di cui non si conosce la storia, esse è destinata a ripetersi senza che nessuno può indicare mai il come e il quando.
E infatti, dopo l’intervento per ripristinare la legalità nel Castello di Cereseto, accadde qualcosa di veramente inaspettato in grado però di scuotere molte coscienze ma più di tutte quelle che di certo non ne erano all’oscuro.
Da un’intercapedine, in un luogo angusto, alla ricerca di chissà quale nascondiglio dei trafficanti di droga insediatisi tra quelle mura, venne scoperto quello che per sempre resterà il segreto più atroce del Castello di Cereseto: una piccola bara di zinco.
Cosa conteneva è facile immaginarlo, come siano accaduti i fatti, senz’altro è meno intuibile. Sta di fatto che mai nessuno scorderà quel ritrovamento ma è certo che da qualche parte, una o più coscienze hanno visto parzialmente svelato il loro terribile segreto.