Si sa, la moda è molto versatile. C’è chi come Iris Apfel crea un proprio stile, mixando capi e accessori diversi e chi invece si affida a un solo stilista, magari usando capi di diverse collezioni, ma appartenenti alla stessa Casa di moda. Tra queste sicuramente c’è la Maison Dior, nata dal genio del suo fondatore, Christian Dior e sempre al passo con i tempi.
Oriole Cullen, curatrice della moda e del tessile del Victoria and Albert Museum e Justine Picardie, biografa, hanno discusso all’interno dello stesso museo delle donne che più di altre hanno ispirato Christian Dior nella vita e nel lavoro. Da questo dialogo sono nati quattro podcast, ascoltabili dal sito della Maison che celebrano tra le altre, Madeleine e Catherine Dior, rispettivamente madre e sorella di Christian.
Chi era Christian Dior
Christian Dior nacque il 21 gennaio 1905, figlio di un facoltoso industriale. Per far contenti i genitori, si iscrisse al corso universitario di Scienze politiche, ma lo abbandonò dopo 5 anni e grazie all’aiuto del padre, aprì una piccola galleria d’arte. Qualche anno più tardi l’azienda di famiglia subì un tracollo non indifferente e il giovane Christian fu costretto a chiudere.
Nel periodo antecedente al servizio militare collaborò con Robert Piguet e assolti i doveri con la patria, fu assunto nel 1942 presso la Casa di Moda di Lucien Lelong dove diventò primo stilista insieme a Pierre Balmain. Successivamente, grazie all’aiuto dell’industriale del cotone, Marcel Boussac, aprì il proprio atelier a Parigi che fu inaugurato l’8 ottobre 1946.
In pieno dopoguerra Dior rivoluzionò la figura femminile, le spalle acquistarono una forma sinuosa grazie all’eliminazione dell’imbottitura, la gonna, a corolla, si accorciò di 20 cm. dal terreno e la vita diventò “a vespa” grazie all’utilizzo dei bustini. Utilizzava per lo più tessuti pregiati e con un utilizzo quasi eccessivo della stoffa aiutò non poco il rilancio dell’industria tessile nel dopoguerra.
Nel 1947 lanciò la sua linea “New look” in America e nel 1948 aprì la sua prima boutique a New York. Fu un anticipatore dei tempi, le sue collezioni erano innovative e all’avanguardia e fu il primo ad abbinare, in maniera quasi maniacale, gli accessori ai vestiti, vendendo nelle proprie boutiques scarpe, borse, accessori e finanche smalti direttamente abbinati a questo o a quel modello d’abito.
Purtroppo la sua grande creatività si interruppe troppo presto. Christian Dior fu trovato morto in seguito a un malore nella sua stanza d’albergo a Montecatini Terme il 24 ottobre 1957. La Maison, forte dei suoi insegnamenti ha continuato però a prosperare, affidata nel tempo a nomi del calibro di Yves Saint Laurent, il nostro Gianfranco Ferrè, l’irriverente John Galliano e attualmente, prima donna a dirigere la Maison Dior, ancora un’italiana, Mariagrazia Chiuri.
“Mes Chéries: The Women of Christian Dior”
Il primo podcast è dedicato alle due donne della famiglia Dior, la madre Madeleine e la sorella Catherine
Nel podcast si narra che la madre fu una privilegiata, essendo moglie di un ricco industriale poté godersi appieno la vita, scegliendo con cura capi di vestiario eleganti e di ottima manifattura e crescendo i figli nella grande villa sul mare a Granville, dove si occupava con amore e passione di quelle magnifiche rose che tanto influenzarono poi il couturier nella sua carriera. Nonostante avesse altri 4 figli, Christian fu da tutti sempre considerato il suo favorito. La sua prematura scomparsa a soli 52 anni, rafforzò il rapporto tra Christian e la sorella Catherine, di 12 anni più giovane, per la quale divenne come un genitore.
Catherine Dior nacque, come già detto, 12 anni dopo il fratello. Grazie alla madre si appassionò ai fiori dei quali divenne poi una coltivatrice di successo. Donna intelligente e appassionata, in periodo di guerra si unì alla Resistenza, ma fu catturata, torturata e in seguito imprigionata nel campo di Ravensbrück. Il fratello disperato per le sorti della sorella, si affidò alla chiaroveggente che fu presenza importante in tutta la sua vita, per sapere se avrebbe mai rivisto l’adorata Catherine.
Sopravvissuta al campo di prigionia, Catherine fu testimone in un processo a gerarchi della Gestapo a Parigi e insignita di varie onorificenze per il servizio reso alla Patria. La leggenda narra che il nome del profumo Miss Dior sia a lei ispirato perché entrata nella stanza dove il fratello stava pensando al nome da dare, fece esclamare a Mitzah Bricard (musa dello stilista a cui è dedicato il successivo podcast) “ecco Miss Dior!”.
Il secondo è per le tre muse di Christian Dior: Raymonde Zehnacker, Marguerite Carré e Mitzah Bricard
Il podcast parla di Raymonde Zehnacker che fu inizialmente una collega di Christian Dior alla Casa di Moda di Lucien Lelong, per poi seguirlo quando lui aprì il proprio Atelier. Era considerata da Dior sua protettrice e suo braccio destro, la definiva il suo “secondo io“.
Marguerite Carré era la direttrice tecnica della Maison, colei che riusciva a decifrare i bozzetti del couturier e tramutarli in splendidi abiti. “Rubata” alla Maison di Jean Patou che gli fece causa per questo (la donna portò con se altre 30 persone dello staff), per evitare che si innescasse una “guerra” tra i due stilisti fu necessario l’intervento della Camera del Lavoro.
La terza protagonista di questo podcast è Mitzah Bricard, la più enigmatica delle tre, donna dal passato riservato che divenne la responsabile della collezione cappelli della Maison (e come detto sopra, probabile ideatrice del nome dell’iconico profumo Miss Dior). La sua vita era decisamente sopra le righe per l’epoca, era una donna di grande classe, stile ed eleganza. Di lei il celebre stilista disse: “E’ una di quelle rare persone di oggi la cui unica ragione di vita è l’eleganza. Una donna con l’allure di una diva e lo stile innato di un’eroina chic“.
Suzanne Luling e Madame Delahaye sono le protagoniste del terzo podcast
Il titolo del podcast è “Stabilità e superstizione” perché se da un lato si parla di Suzanne Luling e il suo apporto solido e efficiente alla vita di Christian Dior, dall’altra la protagonista è Madame Delahaye, la misteriosa medium (non si conosceva neppure il suo nome) che lo accompagnò per buona parte della sua vita.
Suzanne Luling, amica d’infanzia di Dior, gli fu vicina nel periodo in cui la sorella era stata deportata e in seguito fu assunta alla Maison in qualità di responsabile vendite e PR. Suzanne significò “stabilità” per lo stilista, che man mano che cresceva la fama e di conseguenza la responsabilità, si affidò sempre più a questa donna per le sue grandi capacità di gestire i piccoli screzi che potevano avvenire nell’atelier, così come i grandi eventi prendendosi cura di stampa, clienti e compratori in modo ineccepibile.
Un indovino quando era bambino gli predisse un grande futuro grazie alle donne, cosa che poi avvenne davvero e fece sì che Dior si affidasse totalmente alla chiaroveggenza. Lo stilista tenne sempre in gran conto le predizioni di Madame Delahaye, sia per la vita privata (sapere se la sorella sarebbe tornata dalla deportazione) che lavorativa. Sfortuna vuole che non seguì quello che sarebbe diventato l’ultimo “consiglio” della medium, non andare alle terme di Montecatini.