Coefore Eumenidi al Teatro greco di Siracusa, si è svolto sabato 3 luglio alla presenza di Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, Marta Cartabia, ministro della Giustizia, Nello Musumeci, presidente della Regione Siciliana, l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, l’attrice Lella Costa e il celebre regista Robert Carsen che nel 2022 dirigerà a Siracusa Edipo Re di Sofocle, il Presidente della Fondazione Inda Francesco Italia, il consigliere delegato dell’Inda Marina Valensise e il sovrintendente Antonio Calbi.
Oggi caro Icrewer voglio approfondire quest’opera di Eschilo e cercare di interpretare la messinscena di Davide Livermore.
Conosci la storia delle Coefore Eumenidi?
La cavea del teatro greco di Siracusa si prepara ad accogliere la tragedia greca, che ha la caratteristica di essere sempre viva e attuale. Il dramma si sviluppa come risposta a quanto è accaduto in altre opere come Ifigenia in Aulide, Ifigenia in Tauride, Agamennone. Il sacrificio di Ifigenia, figlia di Agamennone, scatena infatti la reazione di Clitennestra che con la complicità del suo amante Egisto uccide Agamennone.
Gli altri due figli, Elettra e Oreste, si rendono complici di una vendetta, non priva di conseguenze per Oreste che sarà a lungo perseguitato dalle Furie o Erinni.
Coefore Eumenidi: tra lutti e vendette, Livermore sottolinea la fine di un mondo
Quello delle Coefore Eumenidi è dunque un mondo nel quale i legami di sangue e le ragioni politiche entrano in conflitto tra loro. Agamennone rappresenta il potere che per accrescere la propria forza e assicurarsi la vittoria non ha esitato a sacrificare i propri figli nell’insensata guerra di Troia. Ha così distrutto due culture, quella greca e quella troiana e messo in crisi l’istituzione della famiglia.
Pertanto nelle Coefore Eumenidi è rappresentato come un fantasma. Davide Livermore accosta la figura di Ifigenia a quella di Mafalda di Savoia e la figura di Agamennone a quella di Vittorio Emanuele III. Mafalda di Savoia morì nel campo di concentramento di Buchenwald e Vittorio Emanuele III non riuscì ad ottenere la restituzione del corpo di sua figlia. Nessuno dei due re ha saputo mantenere la rettitudine per ottenere la salvezza delle rispettive figlie. Tutto ciò rappresenta quindi la fine di un mondo e la crisi del potere.
“Storicamente non si può dire che il referendum del 2 giugno del 1946 sia stato perso dalla monarchia per questo episodio, ma un dato umanamente inequivocabile è che Vittorio Emanuele III non si è comportato da re, non si è comportato da padre, non si è comportato da uomo. Il rapporto tra il sacrificio di Mafalda con quello di Ifigenia appare immediato”
Questo è quanto dichiara Davide Livermore. L’ambientazione e la scenografia sono state realizzate grazie al contributo delle maestranze siciliane, vere eccellenze artigianali che hanno determinato l’impronta della cultura siciliana, culla della Magna Grecia e successivamente crogiolo di arti e culture diverse.
Livermore ha creato una messinscena ispirata agli anni 30, poichè, come egli stesso afferma, la rappresentazione prende spunto dall’Orestea realizzata nel 1936 in occasione delle Olimpiadi di Berlino. Anche quello del 36 era un mondo dominato dai totalitarismi che si stava avviando verso le grandi tragedie della storia: la Seconda guerra mondiale, le leggi razziali, lo sterminio degli ebrei nei campi di concentramento, per cui anche Mafalda di Savoia, poichè era sposata con un nobile ufficiale tedesco, che si arruolò nelle SS, fu vittima, come Ifigenia, dei giochi di potere tra Italia e Germania.
Nella visione registica di Livermore, il freddo e il gelo calano nella storia e grazie all’abilità delle maestranze siciliane, il pubblico presente sui gradoni della cavea, ogni sera sarà coinvolto e stupito da una spettacolare “nevicata” che in piena estate avvolgerà la scena e determinerà una sorta di sospensione, “una neve che va a coprire un sistema morto, ma dal quale fuoriescono oggetti e dolori irrisolti che in qualche modo devono trovare la loro fine e la loro compiutezza”.
Le tragedie greche e la pandemia
Da ben 107 anni il teatro greco di Siracusa, splendido testimone della Magna Grecia, fa rivivere i classici teatrali della cultura greca, non come semplici trasposizioni del testi, bensì come spunti di riflessione.
Le Coefore-Eumenidi, si trovano proprio al centro di un programma di ampio respiro che coinvolge anche la stagione del 2022, anno in cui verranno anche rappresentati l’Agamennone, per la regia dello stesso Livermore e Ifigenia in Tauride che vede il debutto in campo registico di Jacopo Gassmann.
Rispolverare quindi il cuore della tragedia, presentare in chiave moderna tutte quelle domande che l’uomo si pone di fronte a ciò che abbiamo passato con il Covid. Questa è la funzione del teatro greco che dall’alba dell’umanità non ha mai smesso di generare la profonda poesia e crudeltà della vita.