Il Colosseo simbolo incontrastato dell’Antica Roma, famoso in tutto il mondo antico e moderno, all’inizio di questo nuovo millennio, con il contributo di sponsor, come sta diventando sempre più prassi negli ultimi tempi, con un esempio di moderno mecenatismo rappresentato dall’Arena di Verona, è stato oggetto di un significativo restauro, soprattutto di ripulitura.
Questo necessario intervento ha fatto riemergere alcune particolarità dell’Anfiteatro Flavio che erano ormai sepolte sotto le polveri del passare dei secoli e non erano quindi più neanche individuabili come invece avveniva con chiarezza in precedenza.
In particolare, nel corridoio di servizio che immette al terzo livello circa trenta metri sopra il livello stradale, sul versante a nord, oltre alla riscoperta del colore rosso e a quella di scritte, è riemerso e individuabile in modo nitido, tra altri generici disegni, quello di una croce.
Questa è posizionata al di sopra di una linea rossa che a sua volta collega tra loro due lettere: una “T” e una “S”.
Tale disegno, pur ormai molto nitido non attrasse su di sé l’attenzione che certamente avrebbe meritato fin da subito.
Il Team di studiosi, che aveva in carico di ispezionare a fondo quanto emerso, preferì nell’immediatezza concentrare le risorse su altri disegni e iscrizioni riportati alla luce dal restauro del Colosseo, relegando la misteriosa scoperta nel dimenticatoio o quasi.
Una prima analisi approfondita di questa misteriosa iscrizione si deve a Pier Luigi Guiducci, professore di Storia della Chiesa presso il Centro Diocesano di Teologia per Laici e presso l’Università Pontificia Salesiana, insegnante inoltre di Diritto della sicurezza sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore nella sede di Roma.
Autore di quasi un centinaio di libri a prevalente indirizzo storico-religioso, è consulente di diversi organismi religiosi e civili, a livello nazionale e internazionale che la sua attività scientifica ha ricevuto premi in Italia e in Paesi esteri.
Così direttamente riferisce circa la misteriosa croce del Colosseo:
Quando ebbi la possibilità di vedere delle foto del lacerto di muro ove si trova il signum crucis, mi vennero in mente alcuni interrogativi: perché disegnare una croce in un posto anonimo, di passaggio, relativamente illuminato?
Perché una croce rappresentata proprio tra due lettere dell’alfabeto? Esisteva un messaggio che si voleva trasmettere?
Ebbe così inizio uno studio che ricevette sostegno dall’allora direttrice del Colosseo, la Dott.ssa Rossella Rea, e dal suo staff
Il progetto di ricerca, da me diretto, ha dovuto necessariamente utilizzare più metodi di indagine: dalle procedure consuete usate dagli storici, inclusi quelli della Chiesa, fino ad approdare a una giovane scienza denominata archeometria
Archeometria e Colosseo, indizi sparsi di ricerca
L’archeometria, usata per approfondire il ritrovamento misterioso del Colosseo, è la misurazione di tutto ciò che è antico.
Tale attività investe il ramo scientifico e si avvale dei metodi sperimentali di più scienze.
Allo stato attuale, lo studio di reperti di epoche lontane riceve un ulteriore apporto dalle fondamentali analisi in questo senso che sono di tipo non distruttivo.
Per comprendere la loro importanza si possono ricordare, ad esempio, alcuni progetti che sono stati realizzati con esiti positivi: la caratterizzazione non distruttiva dei materiali della Chartula di San Francesco d’ Assisi; l’analisi dei pigmenti adoperati nelle vetrine delle ceramiche dei fratelli Della Robbia conservate al Museo del Bargello di Firenze o l’analisi di un dipinto attribuito al Botticelli della Biblioteca Classense, Ravenna o per finire lo studio del Tesoro monetale di Misurata in Libia.
Al momento le ipotesi sono davvero tante, alcune più accreditate di altre ma niente ancora di certo.
Rimani nostro fedele lettore e ti porteremo con noi alla scoperta di questo fitto mistero all’ombra del Colosseo.