La Contessa di Castiglione o meglio il suo spirito nonché ciò che rimane del suo corpo erano di certo a Parigi, l’11 dicembre 1999, era di sabato e non dei più freddi per la stagione, quando nel campo 85 del cimitero Père-Lachaise, il più famoso della capitale francese, dimora eterna per centinaia di spiriti illustri tra cui Molière, Chopin, Oscar Wilde, Yves Montand, Edith Piaf, per dire.
Ogni anno questo cimitero accoglie tre milioni e mezzo di visitatori.
Ma quel mattino fu la tomba appartata dell’italiana Contessa di Castiglione ad attirare il manipolo di scrittori e intellettuali, guidato da Alain Elkann e Daria Galateria, in atto di rendere un omaggio.
Di quel giorno furono più d’una le persone che ebbero in seguito voglia di raccontare.
Una corona di fiori venne deposta sulla pietra tombale, corrosa dal tempo e dai licheni, che reca incisa questa scritta:
Virginia Aldoini
comtesse Verasis de Castiglione
decedée le 28 novembre 1899.
Ebbene si, il cognome corretto della Contessa di Castiglione è Oldoini, ma l’anonimo artigiano francese del marmo, aveva traslitterato a suo modo l’iscrizione.
Anche la data della morte sembrò imprecisa: di fatto il decesso, da referto medico, avvenne nelle prime ore del mattino del 29, nel triste alloggetto al numero 14 di Rue Cambon, dove La Comtesse si era ritirata causa le ristrettezze finali di una vita sontuosa. Erano rimasti ad assisterla solo l’anziana domestica Luisa Corsi e i camerieri del sottostante restaurant Voisin, dove prendeva i pasti. Triste declino per una sfolgorante bellezza, celebre al suo tempo, alta, bionda, incarnato di magnolia e occhi di zaffiro, dominatrice dei salotti più esclusivi e agente segreto del Conte di Cavour a Parigi, in quella che venne definita con scarsa eleganza la «diplomazia delle lenzuola».
Ma il raffinatissimo scrittore-dandy Robert de Montesquiou, amico di Proust e ritratto da Boldini, alimentò la leggenda della Contessa di Castiglione scii- vendo per lei La divine comtesse.
La lapide a Santena. Dopo lo scandalo giudiziario che nel 2009 colpì il Premio Grinzane e Giuliano Soria (morto nel 2019 agli arresti domiciliari in una casa di cura di Avigliana), il Castello di Costigliole oggi ospita solo più e il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato. Nella parte privata – come spiega il sindaco Enrico Alessandro Cavallero – è conservata la stanza dell’alcova, dove dormiva la Contessa. Il sindaco avrebbe voluto che la pietra tombale della Contessa fosse trasferita qui, all’ombra del Castello.
Ma la pietra, rimasta per anni negli scantinati della sede torinese del Grinzane in via Montebello, all’epoca dello scandalo giudiziario del 2009, quando i beni del Premio vennero dispersi, fu trasferita ad Alpignano, in via Almese, una stretta strada di campagna che costeggia la Dora Riparia, nel deposito di un’impresa edile oggi non più in attività. Nessuno in quegli anni sembrava interessarsene.
Si è tornati a parlare della lapide solo quando la Fondazione Cavour di Santena, che negli archivi conserva molte lettere e carte della Contessa, ha assunto l’iniziativa di recuperarla e valorizzarla. Il direttore Marco Fasano, venuto a conoscenza della storia, dopo una paziente indagine, nel gennaio 2021 ha ritrovato la lapide dimenticata, l’ha presa in consegna e l’ha fatta collocare nel giardino del Castello di Santena, in bella evidenza, dove è tutt’ora visibile.
I cimeli della Contessa di Castiglione
Negli uffici della Fondazione Cavour sono conservati in piccole teche alcuni oggetti della Contessa di Castiglione, donati nel 1986 da Arrigo Olivetti, che li aveva acquistati sul mercato antiquario.
Un ventaglio in avorio, carta e seta, di raffinata manifattura parigina del 1856, che reca scritti a mano alcuni versi di Edmond de Goncourt; una miniatura di Franz Xaver Winterhalter montata in bronzo; una scultura in marmo di Carrara della mano destra della Contessa; un sontuoso scrigno portagioielli d’argento sbalzato.
Qui c’è un’altra leggenda da smentire, quella della camicia da notte di organza verde-acqua, indossata da Virginia nella notte fatale al Castello di Compiègne, quando sedusse Napoleone III. Fu Arrigo Petacco in un suo libro a mettere in giro la voce che il négligé fosse conservato a Santena, ma non è così perché proprio non si ha notizia di dove passa trovarsi.
Ma su questo ti prometto che indagheremo in seguito e comunque quando i tempi saranno maturi per quello che ti preannuncio sarà lo scoop del secolo.
Omaggio dei Torinesi alla Contessa di Castiglione
Il problema della destinazione definitiva della pietra tombale è ancor oggi in sospeso.
Il Presidente della Fondazione Cavour, Marco Boglione, vorrebbe concordare una soluzione con il Ministero della Cultura francese, che qualche diritto lo potrebbe sì vantare ma c’è chi inizia a borbottare i soliti luoghi comuni sulla Gioconda.
Ma in fondo, sembra un dubbio dettato più che altro da esigenze di correttezza formale. Come abbiamo scritto, la lapide parigina sulla tomba della Contessa è stata sostituita con una nuova pietra e con il cognome corretto Oldoini: cosa gliene importa ai francesi, hanno osservato da più parti, di riavere la vecchia pietra originale? Per metterla dove?
Non è meglio che rimanga in Piemonte? Si sono invece chiesti altri.
Resta piuttosto da decidere se abbiano più titolo a conservarla la Fondazione Cavour di Santena o il Comune di Costigliole d’Asti, per il suo Castello.
Ma questa è decisione spinosa, da lasciare ad altri e della quale torneremo se necessario ad occuparci a tempo debito.
Ci sembra invece da auspicare fortemente l’apposizione di una lapide commemorativa sul Palazzo Lagrange-Verasis di Torino che restituisca alla Contessa di Castiglione il suo ruolo storico.
In molti la immaginano così:
IN QUESTA CASA TRA IL 1854 E IL 1856 VISSE VIRGINIA OLDOINI VERASIS CONTESSA DI CASTIGLIONE «NICCHIA» con intelletto pari alla bellezza fu ambasciatrice alla corte di Francia del Risorgimento italiano.