Il surrealista Dalì, fedele al suo movimento, ruppe quel muro che c’era tra il surrealismo e la religione e creò Corpus Hypercubus, 1954 la Crocifissione di Gesù con la 4° dimensione. *(vedi giù)
Influenzato da un evento che sconvolse tutto il mondo, il suo misticismo nucleare diventò, così, misticismo religioso nelle sue ultime composizioni. Dalì pur non abbandonando la sua visione onirica e surrealista, portò il suo linguaggio pittorico verso la rappresentazione sacra, lontana da lui.
In queste giornate della Settimana Santa, parliamo di uno dei temi inerenti alla Passione di Gesù, la Crocifissione attraverso l’evoluzione religiosa e pittorica di Dalì, che ci fa notare come lo scetticismo può condurre ugualmente alla fede pur restando in una propria visione d’interpretazione.
Corpus Hypercubus, il Cristo fluttuante
“In questa condizione di intense profezie capii che la decadenza della pittura moderna deriva dallo scetticismo e dalla mancanza di fede, conseguenze del materialismo meccanicistico..” – Dalì
L’opera di Dalì ha bisogno di essere osservata in maniera approfondita. Guardate bene l’immagine. Solo se la guardiamo attentamente possiamo notare come la prima veloce osservazione risulti fallace. Il Cristo di primo acchito sembra essere rappresentato nell’iconografia classica rivisitata dal lato surrealista. In realtà non è così. In Corpus Hypercubus, il Cristo fluttua nell’aria. Egli e la croce non si toccano, sono un corpo e un oggetto a sé stanti, ognuno immerso in un proprio spazio.
In Corpus Hypercubus, Dalì creò qualcosa di sensazionale e sconvolgente. Nonostante si allontanò dal movimento surrealista per il suo avvicinamento alla fede e alla rappresentazione del sacro, non visto di buon occhio dai rappresentanti surrealisti, Dalì rimase ben fermo sulla sua visione onirica e surreale e rappresentò Colui che verrà chiamato il Cristo fluttuante, realizzando così l’irrealizzabile unendo in un’unica raffigurazione l’arte, la matematica e la geometria, ma soprattutto la scienza e la fede, contrastanti per natura.
Il Cristo non appare con i segni e gli oggetti della Passione come nell’iconografia cristiana, non ha chiodi, non ha la corona di spine, non ha i segni e sangue sul corpo, non è inchiodato alla croce, è fluttuante nell’aria, libero, in segno di redenzione fisica e metafisica.
Tutto è regolato da leggi matematiche e fisiche. Il rapporto tra la pittura di Dalì e la matematica è ben stretto, tanto da studiarne le leggi per poi adattarle ed applicarle in pittura. Apprendendo le materie scientifiche Dalì era sicuramente a conoscenza del concetto della quarta dimensione e di come il cosiddetto ipercubo sviluppato su di un piano assomigliasse alla fatidica croce.
Traendo ispirazione dalla sua forma simile, Dalì creò la croce ipercubica, rappresentata nella 4° dimensione del tesseratto, una dimensione che non possiamo vedere ma possiamo percepire, come la dimensione trascendentale del Cristo, una dimensione superiore a quella che noi umani siamo capaci di capire. È sezionata, costituita da cubi che si intersecano tra loro creando la sua forma caratteristica.
Sullo sfondo si scorge un panorama notturno cupo e poco evidente. Il Cristo e la croce ipercubica sono immersi in una dimensione senza tempo “l’iperspazio”, spazio infinito sottolineato dal pavimento a scacchiera bianco e nero, rappresentazione simbolica del bene e del male. Su di un blocco cubico, che si eleva dal pavimento, è raffigurata in abiti sontuosi la Madonna, la quale, sempre presente, sostiene il Figlio in questo cammino tortuoso, ma non appare “addolorata”, affranta dal dolore, lo guarda consapevole della sua non-sofferenza mistica.
Nel volto della Madonna si riconosce la fisionomia di Gala, la moglie di Dalì, il quale dichiara:
“Sono un genio che ha avuto la fortuna di essere sposato con un altro genio: Gala, l’unica donna mitologica dei nostri tempi”- Dalì
Tutta la scena appare in maniera surreale, irreale, onirica, ma molto significativa e carica di simbolismo.
Gesù è stato rappresentato dopo il sacrificio divino e umano, libero da ogni peccato, immagine della conversione dell’umanità in uno spazio senza tempo.
Corpus Hypercubus, il “Corpo di Cristo” nell’ipercubo. Ma cosa è realmente l’ipercubo?
Ipercubo, la 4° dimensione
La scienza che incontra la fede, la matematica e la geometria amiche dell’arte, solo a dirlo appare “surreale” di per sé, ma questa è proprio un’eccezionale scoperta ed un esperimento ben riuscito che Dalì rese possibile.
Per comprendere la 4° dimensione realizzata da Dalì, dobbiamo capire cos’è un ipercubo.
L’iper-cubo, il suffisso iper sottolinea le sue dimensioni numerose e cioè quella di una forma geometrica immersa nello spazio con quattro o più dimensioni. Viene chiamato anche tesseratto e bisogna pensarlo come un cubo al quadrato, o meglio un cubo all’interno di un altro cubo, i cui allineamenti dei vertici costituiscono 24 facce bidimensionali e 8 facce tridimensionali.
Traslando perpendicolarmente a sé stesso un cubo si ottiene il suo sviluppo che è proprio la croce ipercubica che vediamo in Corpus Hypercubus, costituita da blocchi cubici.
Dalla forma del suo sviluppo su di un piano ordinario si nota la forte somiglianza con il profilo della croce, particolare che al genio Dalì non sfuggì, sottolineata dal suo significato matematico della 4° dimensione.
In realtà ciò che viene rappresentata sul piano ordinario è la terza dimensione dell’ipercubo che tutti possiamo vedere e che ha permesso all’artista di disegnarla nella sua opera religiosa-matematica: Corpus Hypercubus.
Perché Dalì iniziò a realizzare opere a carattere sacro-religioso?
Il motivo che stravolse la vita nonché la carriera dell’artista facendogli cambiare prospettiva di pensiero, è quello che influenzò e diede vita al misticismo nucleare di Dalì.
In quel tempo, alla fine della seconda guerra mondiale, gli attacchi nucleari di Hiroshima e Nagasaki segnarono l’artista, creando una svolta decisiva per la sua carriera.
Iniziò ad avvicinarsi a soggetti d’arte sacra e religiosi, riprese anche alcune tematiche importanti del Rinascimento rivisitandole e abbinandole a concetti scientifici.
“Da allora l’atomo fu il principale oggetto dei mie pensieri. In molti scenari da me dipinti in quel periodo trova espressione la grande paura che mi assalì allorché appresi la notizia dell’esplosione della bomba atomica. Decisi di utilizzare il mio metodo paranoico-critico per sondare quel mondo..
Io voglio conoscere e capire le forze e le leggi segrete delle cose al fine di dominarle..” – Dalì
Corpus Hypercubus non è soltanto la rappresentazione sacra e metafisica della Crocifissione, ma spiega il proselitismo dello scetticismo di Dalì, la conversione del pensiero scettico verso la fede.
Lo scetticismo di Dalì, infatti, trovò prove confutabili nella sofferenza umana che lo portarono a riscoprire la fede, a riavere una speranza, superando però la religione stessa e unendola con la sua nemica naturale la scienza, sottolineando così come le contrapposizioni in realtà siano soltanto punti di vista differenti che combaciano in un’unica direzione: la consapevolezza di una Energia Superiore.