È una ferita nel cuore del patrimonio storico del Bolognese: una porzione della Pieve di Pastino, chiesa romanica del XII secolo situata a Settefonti, nel comune di Ozzano, è crollata l’11 luglio 2025, dopo anni di abbandono e incuria.
A dare l’allarme è stato lo stesso sindaco Luca Lelli, che ha parlato apertamente di una “tragedia annunciata”, sottolineando come l’edificio versasse da anni in condizioni precarie, senza interventi strutturali di rilievo. Il Comune ha già emanato un’ordinanza per interdire l’accesso alla zona e garantirne la sicurezza, mentre l’Università di Bologna, proprietaria del sito, ha provveduto alla messa in sicurezza dell’area con transenne e segnalazioni.
Un luogo carico di storia
La Pieve di Pastino non è un semplice rudere: è uno dei più antichi luoghi di culto della zona collinare bolognese, documentato fin dal XII secolo, e un tempo dotato di campanile, fonte battesimale e una cripta romanica di particolare interesse artistico. Il complesso include anche un edificio rurale adiacente, costruito con blocchi di selenite e arenaria gialla, materiali locali che raccontano la geologia e l’identità costruttiva del territorio.

Negli ambienti della cripta si conservavano decorazioni e frammenti architettonici di epoca medievale, testimonianze rare di un’epoca in cui questi luoghi non erano solo centri spirituali, ma anche punti nevralgici della vita civile e culturale delle comunità rurali.
L’abbandono che porta al crollo
Il crollo – ancora in fase di verifica tecnica – riguarda una porzione dell’edificio principale, già segnalato in passato come instabile. Nonostante segnalazioni e sopralluoghi, nessun progetto di restauro era stato avviato, complici vincoli burocratici, incertezze sulla destinazione d’uso e mancanza di fondi adeguati.
Il sindaco Lelli ha espresso tutta l’amarezza per una perdita che si poteva evitare, definendo la Pieve «un luogo che racconta secoli di storia» e denunciando come l’inazione e il disinteresse istituzionale abbiano giocato un ruolo determinante nel degrado della struttura.
Università di Bologna: il dovere della custodia
Il sito appartiene all’Alma Mater Studiorum, che si è attivata nelle ultime ore per limitare i danni e prevenire ulteriori cedimenti. Ma ora si apre una questione più ampia: cosa fare di questo patrimonio dimenticato? E soprattutto: quali sono le responsabilità di chi, pur avendolo in carico, non ne ha garantito la sopravvivenza?
Per molti cittadini e studiosi locali, la Pieve di Pastino è un simbolo. Non solo della spiritualità medievale, ma anche di un paesaggio collinare modellato nei secoli dal dialogo tra natura, pietra e architettura sacra.
Quale futuro per la Pieve?
Il crollo potrebbe diventare un’occasione per riaccendere l’attenzione sul recupero dei beni “minori”, spesso dimenticati fuori dai grandi circuiti turistici. La speranza è che la Pieve non venga lasciata a marcire nella polvere, ma che questo evento spinga le istituzioni, l’Università e la Regione Emilia-Romagna a intervenire concretamente, avviando un percorso di documentazione, consolidamento e, se possibile, restauro.
Chiunque abbia a cuore il patrimonio storico, locale o nazionale, non può rimanere indifferente. La Pieve di Pastino merita di essere raccontata, studiata e riconsegnata alla comunità. Perché ogni pietra che crolla è un frammento di memoria che rischiamo di perdere per sempre.
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