Il patrimonio italiano è un tesoro vivo, ma non sempre visibile. Alcuni luoghi restano chiusi, altri dimenticati, molti attendono mani capaci di curarli e occhi pronti a riscoprirli. Proprio da questa consapevolezza nasce il nuovo accordo quadro firmato il 28 luglio 2025 tra il ministro della Cultura Alessandro Giuli e il presidente del FAI Marco Magnifico, in occasione del cinquantesimo anniversario della Fondazione.
Un’alleanza non formale ma operativa, che guarda lontano: lo scopo è quello di rafforzare la sinergia tra Stato e società civile nella difesa attiva del patrimonio culturale e paesaggistico. E lo fa rilanciando un modello già collaudato negli anni, ma oggi ancora più strategico.
Non solo beni: una visione, una missione condivisa
L’accordo rinnova e amplia quello siglato nel 2020, includendo nuove forme di collaborazione per lo studio, il restauro e la fruizione dei beni culturali, sia pubblici che privati. Ma la vera novità è nel metodo: un tavolo tecnico congiunto, pensato per coordinare e monitorare ogni fase del lavoro comune, evitando sovrapposizioni e puntando su una visione condivisa.
Il cuore pulsante dell’accordo? Valorizzare ciò che è nascosto, fragile, dimenticato, spesso irraggiungibile al pubblico. E farlo in modo capillare, coinvolgendo enti locali, scuole, territori, aziende e cittadini. Perché la cultura non è mai solo conservazione: è relazione, formazione, cittadinanza.
Le Giornate FAI e i Luoghi del Cuore: strumenti concreti per cambiare prospettiva
Nel documento firmato a Collegio Romano, le Giornate FAI di Primavera e d’Autunno vengono riconosciute come strumenti strategici per la valorizzazione, capaci di portare milioni di persone nei luoghi meno noti o normalmente chiusi. Non è un caso: in oltre trent’anni, queste giornate hanno permesso l’apertura straordinaria di 24.000 siti e coinvolto 16 milioni di visitatori.
A fare da contrappunto, c’è il censimento “I Luoghi del Cuore”, nato nel 2003: oltre 13 milioni di voti raccolti e 163 siti restaurati grazie al sostegno popolare. Un modo per trasformare l’emozione in azione, la memoria in responsabilità concreta.
Il FAI compie 50 anni: una storia di persone, non solo di luoghi

Fondata nel 1975 da Giulia Maria Crespi, insieme a Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli, la Fondazione ha saputo costruire in mezzo secolo una comunità diffusa e partecipe, che oggi conta più di 300.000 iscritti e oltre 16.000 volontari attivi.
Nel solo 2024, il FAI ha accolto oltre 1,1 milioni di visitatori nei suoi Beni, che sono ormai più di 70 in tutta Italia, tra ville, abbazie, giardini, fari, castelli e paesaggi agricoli. Di questi, 57 sono già visitabili, mentre 17 sono attualmente in restauro. E accanto ai luoghi fisici, ci sono le persone in formazione: oltre 4 milioni di studenti coinvolti, di cui 550.000 hanno partecipato come “Apprendisti Ciceroni”, raccontando il patrimonio ai loro coetanei.
Una sfida culturale che guarda al futuro
Il nuovo accordo siglato da Giuli e Magnifico non è un punto d’arrivo, ma un rilancio a lungo termine. Si punta a rafforzare la cooperazione anche sul fronte dei finanziamenti, intercettando risorse non solo statali ma anche europee, e ad attivare nuovi percorsi di formazione per la manutenzione e la gestione dei beni.
È il riconoscimento, implicito ma fondamentale, che il patrimonio culturale non si salva da solo, né solo con i fondi pubblici. Ha bisogno di cura quotidiana, ma anche di fiducia, coinvolgimento, competenze e partecipazione.
E allora la vera domanda non è “cosa fa il FAI?”, ma: cosa possiamo fare noi?
Vuoi partecipare anche tu?
Iscriverti al FAI, visitare i beni, partecipare alle Giornate, votare per i Luoghi del Cuore, proporre un sito dimenticato, sostenere un restauro. Ogni gesto conta. Perché, come dice lo stesso FAI: “salvaguardare la bellezza è un dovere, ma anche un privilegio”.
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Il ministero della Cultura e il FAI rinnovano l’accordo per la tutela e valorizzazione dei beni italiani, in occasione dei 50 anni della Fondazione.
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