Dalla Franciacorta a Erevan. Ripercorrono un tratto della via della seta i quattro dipinti di Giovanni Antonio Canal detto il Canaletto, Bernardo Bellotto, Michele Marieschi e Francesco Guardi, messi a disposizione con orgoglio dalla Fondazione Paolo e Carolina Zani che saranno esposti da oggi 3 settembre al 4 ottobre prossimo nel Palazzo presidenziale della capitale armena, al fine di celebrare l’Italia per l’insediamento del semestre di reggenza a guida dell’Eunic.
A rappresentare l’Italia a Erevan sono stati scelti quattro dipinti raffiguranti Venezia, i suoi monumenti e Piazza San Marco nel ‘700; uno scorcio su quell’idea di Italia che ricorda gli antichi fasti di un’epoca ormai lontana e che richiama nella sua essenza ai grandi viaggi sulla via della seta e a ciò che inevitabilmente ne è scaturito quanto a miscellanea di idee, popoli, culture e usi in transito da mondi lontani.
Erevan la capitale dell’armonia ospita questa interessante mostra nel calendario di eventi culturali volti a celebrare l’Italia nel momento in cui il nostro paese si appresta a prendere le redini della gestione della rete degli Istituti di Cultura nazionali dell’Unione Europea.
Ha sede a Erevan l’associazione europea creata nel 2007
A Erevan in Armenia la sede dell’istituzione a cui dal 2007 il parlamento europeo decise di affidare il delicato compito di supportare il dialogo internazionale, la promozione e la collaborazione con i paesi al di fuori dell’Europa attraverso la cultura, in ogni suo aspetto come strumento per tale progettualità.
Tocca all’Italia ora presiedere il vertice di questa importante istituzione ed il biglietto da visita che è stato scelto è certamente dei migliori.
Quattro tele che attraverso i paesaggi della Venezia settecentesca, saranno il Nostro biglietto da visita da presentare idealmente quale passe-partout per accedere alla gestione dell’Eunic un intero anno, durante il quale l’Italia proporrà attraverso la propria cultura , un personale spunto per quelli che sono i fini dell’organizzazione.
Faranno bella mostra di sé nella stanza principale del Palazzo Presidenziale i quattro dipinti che racconteranno attraverso Venezia, quella che fu la storia della Serenissima in una sorta di gioco speculare che impersona la città stessa di Venezia nella sua famosa piazza, Piazza San Marco, testimonianza per secoli e secoli del fulcro degli interessi politici, sociali, religiosi ed economici della grandiosa Repubblica marinara.
A Erevan senza laguna e campielli ma portando con sé una parte dell’essenza della cultura italiana
Merito della Fondazione Paolo e Carolina Zani se a Erevan per un intero mese si parlerà italiano attraverso i dipinti dei quattro grandi autori del ‘700 veneziano. Un impegno importante quello della fondazione che ha messo a disposizione le quattro tele che solitamente invece sono collocate nella Casa Museo della famiglia Zani, fortemente voluta dall’impegno e l’amore per l’arte dell’imprenditore Paolo Zani, di grande gusto e raffinatezza le cui scelte sono descritte dallo stesso con queste parole:
“Ho collezionato per esprimere il mio gusto, per appagare la mia curiosità e per abitare il bello attraverso l’arte”
E questo sarà il breve ma intenso messaggio che si spera vorranno cogliere i visitatori che ammireranno le quattro tele arrivate a Erevan dalla Casa Museo della Fondazione Paolo e Carolina Zani.
Si parlerà un po’ italiano a Erevan, la capitale dell’Armenia che stazionando tutt’oggi sull’antica via della seta, si propone ancora, anche grazie a queste importanti iniziative che lo rammentano ad essere ancora il crocevia culturale di una generazione, quella moderna che fa fatica a trovare sereni punti di contatto e collaborazione tra le diversità nuove che si affacciano via via sullo scenario internazionale.
La presidenza italiana ci proverà a partire da questi quattro dipinti che da soli rappresentano l’essenza storico-culturale di un’intera nazione.
Dall’imprenditore Paolo Zani ci saremmo aspettati, a sostegno dell’evento, un’iniziativa d’effetto come magari percorrere il tratto della via della seta da Cellatica a Erevan, durante il mese di apertura della mostra, con la sua squadra di ciclismo Liquigas. Sarebbe stata certamente un’iniziativa avvincente ma ammetto che il momento che globalmente stiamo vivendo non avrebbe reso l’evento realizzabile.
Chissà che non sia da spunto per un’altra occasione.