Danilo Eccher ormai padroneggia gli spazi dell’austero chiostro del Bramante a Roma, giocando ma sempre in modo serio a , vestirlo e svestirlo di abiti nuovi, rispetto ai tempi e ai luoghi.
Un luogo quasi nascosto agli sguardi dei passanti, che rappresenta l’applicazione delle più rigorose regole della classicità, con la superba mano del curatore Danilo Eccher, continua a vestirsi di follia e contemporaneità dopo la precedente trilogia Love, Enjoy e Dream.
Esplode di colore e follia il chiostro del Bramante e tu se deciderai di essere tra i fortunati visitatori, preparati ad un’esperienza fuori dall’ordinario dove tutto è il suo contrario.
Ad accoglierti un tappeto di specchi infranti letteralmente dal tuo incedere e una volta all’interno, la tua anima non potrà che constatare che con gli specchi sono andate in frantumi anche le tue più solide certezze senza però procurarti disagio ma offrendoti in cambio un’inaspettata quanto sorprendente sensazione di leggerezza
Danielo Eccher ti porta a perderti per ritrovare dimensioni inaspettate del proprio io tra spazio e tempo
Crazy, a cura di Daniel Eccher, è stata inaugurata lo scorso 18 febbraio e chiuderà i battenti solo l’8 gennaio 2023.
La follia nell’arte contemporanea presso il Chiostro del Bramante, per la cura di Danilo Eccher che ha saputo gestire in spazi complicati, l’espressione più folle dell’arte contemporanea.
Negli austeri e rigorosi ambienti infatti del convento fatto edificare dal Cardinale Oliviero Carafa nei primi anni del Cinquecento hanno trovato collocazione avvolti, coinvolti e travolti un totale di 21 opere ambientali di altrettanti artisti:
Carlos Amorales, Hrafnhildur Arnardóttir, Shoplifter, Massimo Bartolini, Gianni Colombo, Petah Coyne, Ian Davenport, Janet Echelman, Fallen Fruit ,David Allen Burns e Austin Young, Lucio Fontana, Anne Hardy, Thomas Hirschhorn, Alfredo Jaar, Alfredo Pirri, Gianni Politi, Tobias Rehberger, Anri Sala, Yinka Shonibare, Sissi, Max Streicher, Pascale Marthine Tayou, Sun Yuan & Peng Yu.
Sulla falsa riga dello spirito della mostra, quando a Danilo Eccher è stato chiesto se fosse un evento sulla follia nell’arte o sulla follia dell’arte, senza indugio alcuno ha così risposto:
Direi la seconda, risponde Danilo Eccher, perché la follia è sempre stata una componente dell’arte, la nutre: per muoversi dentro le utopie c’è bisogno anche di follia.
E la mostra vuole essere un invito al visitatore affinché si carichi del suo piccolo angolo di follia, quella parte di sé che in genere viene soffocata dagli schemi autoinflitti o imposti
Lo stesso curatore Danilo Eccher, all’interno della mostra riesce a discernere alcune opere, più pazze di altre:
Tobias Rehberger allestisce un negozio, dove si potranno acquistare scatolette di pesce.
L’americana Petah Coyne ha creato un intero giardino sospeso, con vegetali fantastici.
Bartolini agisce invece «dal basso», con un pavimento luminoso che, nel refettorio dell’antico convento, dialoga con il grande ambiente bianco di Lucio Fontana.
Alfredo Jaar opera in vari luoghi, con le sue scritte al neon murali recanti brevi aforismi o versi di poesia, da «mi illumino d’immenso» a «vogliamo tutto»
Alfredo Pirri ha coperto il rettangolo del Chiostro di una superficie di specchi rotti.
L’entusiasmo è dunque palpabile, senz’altro nei contenuti ma anche nello spirito degli artisti partecipanti, poiché il tutto si snoda dopo circa due anni di incertezze, soprattutto nel mondo dell’arte.
Sottolinea anche e soprattutto questo Danilo Eccher:
Ecco, con gioia. Dopo due anni di sofferenza avevano tutti una gran desiderio di riconciliarsi col mondo, di rimboccarsi le maniche e di partecipare alla vita. C’è stata una grande disponibilità costruttiva
Una mostra, questa curata da Danilo Eccher, dunque che ti sorprenderà oltre ogni previsione, con il suo essere di tutto punto seriamente ma seriamente folle.