David Bowie non è stato solo un cantante e un musicista, per descriverlo dovremmo usare almeno gran parte degli aggettivi esistenti nel dizionario e inventarne di nuovi. Appassionato di moda, di arti visive e di pittura, (dipingeva molto bene, infatti, i suoi lavori vennero esposti diverse volte), cinquant’anni di carriera all’insegna delle metamorfosi, dell’incessante ansia di percorrere e precorrere i tempi: icona rock anche delle nostre generazioni, artista indiscusso a 360 gradi.
Ma oggi, non parleremo delle innumerevoli sfaccettature del Duca Bianco, noi di Arte.icrewplay.com, analizzeremo il rapporto di David Bowie e le sue influenze musicali ispirate alla letteratura e in particolare, a George Orwell. Il suo disco “Diamond Dogs” fa dei riferimenti a Ragazzi Selvaggi di William S. Burroughs e, proprio, al romanzo 1984 di Orwell. L’album è stato pubblicato nel maggio del 1974 ed è l’ottavo lavoro dell’artista.
Caro Icrewer, se vuoi approfondire 1984 di George Orwell puoi leggere l’interessante articolo del settore libri.icrewplay.com al seguente link.
David Bowie, l’album Diamond Dogs e George Orwell
Il romanzo distopico di George Orwell, 1984 pubblicato nel 1949, delinea un nuovo mondo coraggioso governato da una rigorosa sorveglianza del governo e, ancora più inquietante, controllo mentale dei suoi abitanti. Il libro che più ha segnato la carriera e le composizioni di David Bowie è sicuramente 1984. Negli anni ’70, il re del glam rock, rimasto folgorato dall’opera rivoluzionaria di Orwell, aveva deciso di dedicare un musical e allestire una rappresentazione teatrale del celebre scritto, purtroppo, la moglie dell’autore, Sonia Browell, non gli lasciò i diritti. La reazione fu:
“Per una persona che ha sposato un socialista con tendenze comuniste, è stata la più grande snob di classe alta che abbia mai incontrato in vita mia” .
Il Duca Bianco decise di racchiudere all’interno dell’album Diamond Dogs, note e parole indelebili che possiamo ascoltare ogni volta che vogliamo e che ci riportano in un’atmosfera fantastica di un mondo post-apocalittico in perfetto stile Bowie.
Il disco uscì il 24 maggio 1974, illustrato da una copertina orrorifica nella quale la rockstar si mostra mezzo uomo e mezzo cane, dipinto da Guy Peellaert, famoso fumettista, illustratore e fotografo belga. Piccola curiosità: inizialmente l’immagine venne censurata e tolta dal mercato perché nella facciata B della prima edizione dell’album i genitali dell’uomo cane erano in bella mostra. Oggi, vale 10mila dollari.
“E’ da quando sono nato che cerco un’identità. Credo solo nelle mie azioni. Rinnego sempre il passato, vivo per il futuro. Penso di essere il peggior nemico di me stesso”
David Bowie, la traccia “1984” del disco Diamond Dogs
David Bowie riprende nel testo di 1984, le atmosfere inquietanti ed il senso di costrizione che mostra il romanzo. Infatti, viene anche interpretato come il momento del libro in cui Winston Smith, il protagonista, viene imprigionato ed interrogato.
“Someday they won’t let you, now you must agree
The times they are a-telling, and the changing isn’t free
You’ve read it in the tea leaves, and the tracks are on tv
Beware the savage jaw
Of 1984.”
“Un giorno non te lo lasceranno fare
Così ora devi essere d’accordo
Che il tempo è una parola
E il cambiamento non è libero
L’hai letto nei fondi del té
E le tracce sono in TV
Fa’ attenzione alle fauci feroci
Del 1984!”
Passiamo alla traccia Big Brother
In Big Brother si parla proprio del Grande fratello del romanzo orwelliano, popolarissimo dittatore che osserva continuamente le azioni degli uomini, li tiene sotto controllo. In realtà Orwell non specifica mai se sia una persona umana, nell’immaginario collettivo rappresenta, comunque, una presenza costante che controlla sempre, tutto. Il lavaggio del cervello di Winston è ormai completo e il protagonista ama il Big Brother come tutti gli altri e finalmente ha trovato qualcuno da seguire e in cui credere, qualcuno che può costruire per lui un grande rifugio di vetro dove vivere.
“He’ll build a glass asylum
With just a hint of mayhem
He’ll build a better whirlpool
We’ll be living from sin, then we can really begin…
We want you Big Brother, Big Brother”
“Lui costruirà un rifugio di vetro,
Con solo pochi accenni di Caos
Costruirà un vortice migliore
Vivremo di peccato
E allora possiamo cominciare subito..
Vogliamo te Grande Fratello”
We are the Dead
David Bowie in We are the Dead canta con una voce riflessiva, ed inizia con un piano che dà vita al ritornello sul quale si basa, ma più di una volta la canzone cambia traiettoria per poi riproporsi sulle stesse trame. Un senso di ignoto che si trasmette all’ascoltatore che, attraverso le atmosfere di fiati ed archi create da Bowie e Tony Visconti, (produttore discografico statunitense) viene proiettato nella terra dei cani diamante in cui c’è un grande fratello che ci osserva e a cui non si può disobbedire.
Questo si basa su una frase del romanzo 1984 : We are the dead, sono le ultime parole che Winston Smith dice a Julia prima di essere catturati dalla polizia. Rappresenta, la loro storia d’amore e il loro continuo tentativo di emergere e rimanere a galla in un mondo cattivo.
We are the dead
Noi siamo morti
David Bowie ci ha lasciati il 10 gennaio del 2016, ed anche la sua morte è stata fin da subito oggetto di un grande mistero. Nonostante la sua malattia (è deceduto per un cancro al fegato), il Duca Bianco ha scelto probabilmente di morire, conscio della sua condizione. Il secondo singolo dell’album, Lazarus, pubblicato il 17 dicembre 2015 è l’ultima canzone dell’artista, un incredibile epitaffio con cui ha dato addio alla vita. Per tutto il mondo rimarrà un uomo parte della storia della musica e delle arti.
Articolo davvero molto interessante su un artista complesso e a tutto tondo. Grazie❤