Sono due mesi che sentiamo per televisione, radio e leggiamo sui social o sui giornali notizie relative alla guerra in Ucraina. Ieri. la statua di bronzo simboleggia due operai, uno ucraino e uno russo che sorreggono la stella dell’Ordine sovietico dell’amicizia dei popoli è stata decapitata. Il motivo? Lo spiega il sindaco di Kiev, che ha deciso “Dedichiamo questo luogo alla libertà dell’Ucraina. Spero che il consiglio comunale di Kiev mi sostenga“.
La statua dei due operai decapitata
La testa dell’operaio russo giace per terra, piegata di lato, il collo di bronzo vuoto reciso quasi di netto. È il primo pezzo di statua a cadere sotto l’Arco dell’amicizia tra Russia e Ucraina, nel pieno centro di Kiev. Il monumento alto 8 metri, costruito nel 1982, raffigurava un lavoratore russo e uno ucraino che insieme sorreggono la stella dell’Ordine sovietico dell’amicizia dei popoli. Ma adesso, spiega all’ANSA il sindaco della capitale Vitaly Klitschko, “non è più attuale: la Russia ci vuole distruggere, distrugge le relazioni, e dimostra che razza di amicizia sia“. La statua è imbracata e sorretta da una gru, di sottofondo il rumore della fiamma ossidrica al lavoro.
Davanti a giornalisti e curiosi il primo cittadino avanza la sua proposta: “Dedichiamo questo luogo alla libertà dell’Ucraina. Spero che il consiglio comunale di Kiev mi sostenga“. Accanto alla statua dei due operai un monumento di granito, sovrastato da un gigantesco arco di titanio, dal diametro di 50 metri, che affaccia sul fiume Dnepr. Già nel 2018 vi fu applicato un adesivo in forma di crepa, simbolo della frattura tra Kiev e Mosca, a sostegno dei prigionieri politici detenuti in Russia. Nelle intenzioni del sindaco, l’arco sarà ridipinto dei colori dell’Ucraina, giallo e azzurro. “Era ora“. “Finalmente“. “Dovevamo farlo già nel 1991“, sono i commenti tra la gente che assiste alla demolizione.
“Non si sa per quale motivo l’idea di abbattere la statua finora fosse stata messa da parte. Ma è la cosa giusta da fare“, dice Alex, un interprete di 35 anni. “Qualunque altro monumento sarà meglio di questo. Potremmo dedicarlo ai nostri soldati, al nostro grande poeta Taras Shevchenko, o all’amicizia tra l’Ucraina e l’Europa, e con tutti gli altri Paesi che adesso ci stanno aiutando“. Mykhailo ha 67 anni e pochi denti, è di Kiev ma non ricorda quando i sovietici eressero la statua.
“Stavo tornando a casa in metropolitana, quando ho sentito la notizia che la stavano abbattendo. Sono sceso al volo e sono venuto a vedere. Sono 400 anni che la Russia ci ferisce“, si compiace. “Non avevamo proprio bisogno di questo monumento“, commenta anche Lisa, 19 anni, di Kharkiv ma appena tornata da Leopoli, che osserva la scena seduta sul muretto con due compagne di università. “Quando ci andavamo…“, sospirano amareggiate le tre coetanee, capelli colorati e filo di trucco.
“Quando la guerra sarà finita non dovremo più guardare al passato, ma al futuro“, aggiunge Lisa, che sul suo di futuro ha già le idee molto chiare. “Ne parlerò ai miei figli come di una lezione“. Il comune di Kiev intende smantellare altri 60 monumenti legati all’Unione Sovietica e alla Russia, fa sapere poi Klitschko sul suo canale Telegram, seguendo un piano di “decomunistizzazione” già avviato da anni in Ucraina. La città ha compilato un elenco di 460 strade e testimonianze da rinominare per cancellare ogni memoria dell’invasore russo.
Rinominate anche le strade
Le autorità di Kiev si stanno preparando anche a rinominare le strade i cui nomi sono associati alla Russia e alla Bielorussia. Lo ha riferito il segretario del Consiglio comunale della capitale, Volodymyr Bondarenko, citato dal quotidiano Ukrayinska Pravda. Una decisione ribadita anche dal sindaco Vitaly Klitschko sul suo post.
“Sono stati identificati 279 elementi legati al Paese aggressore e ai suoi alleati che devono essere rinominati. Ma potrebbero essercene di più. Attualmente siamo in attesa di suggerimenti dai residenti”, ha spiegato Bondarenko, evidenziando che i progetti per la modifica dei toponimi dovrebbero essere pronti entro il 9 maggio.
Il segretario ha dichiarato che un certo numero di toponimi dovrebbe essere rinominato in modo inequivocabile (ad esempio Moskovskaya Street o Amurskaya Square). Mentre su altri nomi, come Belorusskaya Street, il dibattito è ancora in corso: il Paese ospita infatti molti bielorussi fuggiti dal regime di Lukashenko, che stanno combattendo come volontari accanto agli ucraini. “Nessuno rimuoverà i libri dei classici russi dalle biblioteche, nessuno vieterà i concerti di Rachmaninoff, ma la questione delle strade e dei monumenti deve essere affrontata”, ha concluso