Aveva da poco compiuto 90 anni Demetrio Volcic, era nato infatti il 22 novembre del 1931 a Lubiana con il nome di Dimitrij successivamente italianizzato.
Diventa impiegato RAI nel 1956 e successivamente, nel 1964, grazie ai suoi natali jugoslavi, inizia il lavoro come inviato speciale dalla città di Trieste sempre per conto della TV di Stato.
E quattro anni più tardi diventa ufficialmente corrispondente estero, impiego che lo porterà fuori dall’Italia e grazie al quale diventerà ben presto un volto caro a tutti gli italiani.
Fu impiegato in molti di tensione internazionale per poi trovare stabilità di corrispondente nella città sovietica di Mosca, incarico che ricoprì fino al 1993 quando tornò in Italia per assumere la direzione del Tg1 fino al 1994.
Ricoprì successivamente il ruolo di docente all’università di Trieste per poi nel 1997 concedersi alla carriera politica diventando prima Senatore della Repubblica e successivamente rappresentante del Parlamento Europeo.
Demetrio Volcic è morto oggi 05 dicembre 2021 all’età di 90 anni
Sei le lingue da lui parlate, discreto giocatore di scacchi, una moglie sempre al suo fianco e due figli che nell’età della maturità hanno scelto di vivere uno a Mosca e una in Gran Bretagna.
Una carriera ad ampio raggio d’azione quella che ha visto protagonista Demetrio Volcic in più ambienti ma che trova nella dimensione di corrispondente estero da Mosca l’elemento che lo ha reso un volto familiare.
Per tanti anni dunque, ogni sera Demetrio Volcic è entrato nelle case degli italiani e anche se solo per pochi minuti, sapeva attrarre l’attenzione di intere famiglie che all’ora di cena erano riunite davanti al telegiornale, portando loro, durante un momento di intimità domestica, non solo uno spaccato di vita internazionale ma un vero e proprio punto della situazione quasi minuti per minuto su quella che all’epoca veniva da tutti indicata con il termine di Guerra Fredda.
A contrapporsi in quegli anni due colossi agli antipodi Stati Uniti e U.R.S.S. e con i sorprendenti venti di sospirata democrazia che quest’ultima sembrava voler raggiungere.
Sempre puntuale nell’esposizione, Demetrio Volcic ha saputo in quegli anni, con un cipiglio che nel tempo imparammo a riconoscere come suo peculiare, rendere più facile comprendere ciò che forse in quegli anni risultava ancora troppo innovativo.
Sempre uguale il collegamento, sempre vestito in modo elegante, Demetrio Volcic si presentava in primo piano quasi sovrastato alle spalle da una Piazza Rossa sempre splendida che abbiamo visto sempre di notte con le luci a rende magico qualcosa che di magico in quegli anni ed in quella piazza forse avevano molto poco.
Le cupole della Cattedrale di San Basilio, costruita dallo Zar Ivan il Terribile, erano un punto di riferimento e davvero con Demetrio Volcic, le abbiamo viste in tutte le stagioni, diventate negli anni rassicuranti nel mostrarsi sempre le stesse anche quando in quella piazza era ormai avvenuto quel grande cambiamento grazie al quale nulla più sarebbe stato come prima.
E Demetrio Volcic era lì a raccontarci cosa accadeva ed in qualche modo anche a rassicurarci che in fondo se Lui era lì, noialtri c’era solo da star tranquilli.
Il suo ricordo rimarrà per sempre nell’etere, tra Mosca e Roma a simboleggiare, specialmente ai nostri giorni, che fare giornalismo in maniera garbata si può, se si ha stoffa ci si riesce e il resto è fumo agli occhi che conta direi pochino ma soprattutto no lascia traccia si sé.
Rimarrà nel ricordo di tutti con la sua Piazza Rossa a fargli da cornice.