C’è stato un tempo in cui bastava una pista da ballo per sentirsi invincibili. Nessun selfie, niente stories, nessun algoritmo: solo musica, corpi, luci stroboscopiche e il battito della notte. È quel tempo che Divinae Follie – Storia della generazione che ballava negli anni Novanta prova a riportare in vita. Un romanzo? Sì. Ma anche un documento emotivo, culturale e generazionale.
Scritto da Lucio Palazzo, giornalista e autore televisivo, il libro è uscito il 6 giugno per Castelvecchi Editore, e affonda le mani in un’epoca irripetibile. Quella in cui le discoteche non erano solo locali notturni, ma templi di libertà, fucine di nuovi linguaggi, riti collettivi per una generazione che ancora sapeva guardarsi negli occhi.
Quando la notte era un luogo sacro
Negli anni ‘90, l’Italia scopre le grandi discoteche: luoghi immensi, allestiti come spettacoli teatrali, dove il deejay – da figura marginale – sale finalmente in consolle come una rockstar. Succede al Cocoricò, al Pascià, e poi ancora lungo tutta la Riviera. Ma nel profondo Sud, dove nessuno scommetteva sulla notte, succede qualcosa di ancora più radicale: nasce il Divinae Follie.
Siamo a Bisceglie, in Puglia, fine anni Ottanta. La famiglia Mastrogiacomo, guidata dall’intraprendente Vito, decide di importare in Italia un modello visto all’Hippodrome di Londra. È un salto nel buio. Eppure diventa storia.
Divinae Follie: rivoluzione notturna nel cuore del Sud

Il romanzo di Lucio Palazzo ci racconta la nascita del Divinae Follie come se fosse una saga familiare. Ma è anche il racconto di un’Italia che cambia, che scopre la house music di Frankie Knuckles, che balla con i primi Ligabue, Fiorello e Jovanotti, che si innamora senza bisogno di app o notifiche.
È il ritratto di una generazione senza social, cresciuta in mezzo a flyer e passaggi in auto, in cui la musica era scoperta, non consumo. E in cui la discoteca era una cosa seria: una liturgia, un’identità, una missione.
Una storia vera, tra successi e ombre
Nel libro non c’è nostalgia zuccherosa. C’è ambizione, rischio, anche violenza. C’è la bomba che distrusse il locale pochi mesi dopo l’apertura. C’è la lotta per resistere, anche alle pressioni esterne e ai conflitti familiari. Il Divinae Follie non è solo una discoteca: è un atto di resistenza culturale, costruito in un Sud che stava uscendo dal sonno.
Il vero protagonista? Non è solo Vito Mastrogiacomo, ma una generazione intera. Quella che non aveva paura di sporcarsi le mani per inseguire un sogno. Quella che faceva la fila per entrare, non per farsi fotografare. Quella che danzava fino all’alba, senza chiedere il permesso a nessuno.
L’autore: Lucio Palazzo, voce che conosce il ritmo
Lucio Palazzo non scrive da spettatore. È giornalista Rai, autore di programmi come Porta a Porta, Cinque Minuti e La vita in diretta. Ma è anche l’autore di libri come Negramaro, storia di sei ragazzi e un dialogo intenso con Gino Paoli. Con Divinae Follie, Palazzo mette in scena la sua Puglia e la sua memoria, ma soprattutto l’energia di un tempo in cui si ballava per esistere, non per farsi vedere.
Per chi è questo libro?
Per chi c’era e vuole ricordare. Per chi non c’era e vuole capire. Ma soprattutto per chi pensa che la cultura notturna valga quanto quella accademica. Perché anche la notte insegna. E forse, lo fa con più sincerità.
E tu? Hai mai vissuto una notte al Divinae Follie o in una di quelle discoteche che ti hanno cambiato la vita? Raccontacelo nei commenti o taggaci su Instagram