Domenica delle Palme, è questo il giorno in cui si ricorda il trionfale ingresso nella città di Gerusalemme di Gesù, in sella a un asino e letteralmente osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma così come raccontato dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12,12-15).
L’Entrata di Cristo a Gerusalemme è stata più volte rappresentata ma qui vorrei parlarti di quella dipinta tra il 1309 e il 1310 da Pietro Lorenzetti nel ciclo ad affresco con le Storie di Cristo della Basilica inferiore di Assisi.
L’artista la rappresentò partendo da un’iconografia tradizionale ovvero Cristo che avanza da sinistra verso destra seguito dagli Apostoli, con la gente di Gerusalemme che gli si fa incontro uscendo dalla città sul lato opposto, rinnovandola però a modo suo, con alcune invenzioni stilistiche di notevole effetto.
I due gruppi di figure si incastrano infatti lungo i bordi del dipinto generando un angolo ottuso molto divaricato, che ha il vertice nella figura di Cristo, in primo piano vicino allo spettatore. Egli incede sull’asinello entro un sontuoso mantello blu bordato d’oro, e avanza benedicendo la folla, la quale al suo passaggio lancia rami di ulivo (come i due fanciulli sulla terrazza rocciosa a sinistra, uno dei quali si sta arrampicando su un albero) e stende drappi sulla via.
Tutti questi gesti rievocano testi dell’Antico Testamento.
L’asino: è cavalcatura in tempo di pace, mentre il cavallo era utilizzato per tirare i carri in battaglia. Secondo la Genesi e la profezia di Zaccaria l’asino caratterizza il re messianico che discenderà da Giuda. Anche Salomone venne fatto salire sulla mula del re Davide al momento della sua incoronazione (1Re 1, 38-40), mentre il suo rivale Adonia si era procurato inutilmente carro e cavalli.
Domenica delle Palme. Gesù in trionfo ma verso la morte
I testi, dunque, descrivono una scena d’incoronazione da parte dei pellegrini che dalla Galilea si recavano a Gerusalemme e che conoscevano i miracoli fatti da Gesù; per maggiore chiarezza il Vangelo secondo Giovanni esplicita che il personaggio benedetto è “il re d’Israele”. I mantelli erano un simbolo di incoronazione: venivano stesi sui gradini da salire per ascendere al trono.
Evidentemente i mantelli vennero stesi in un luogo preciso, non lungo tutto il cammino. Betania, da cui proviene Gesù e dove si ritirerà la sera stessa, era subito fuori Gerusalemme a est del Monte degli Ulivi. L’incoronazione, quindi ha avuto luogo sul Monte stesso, non appena giunti in vista della città di Gerusalemme o poco prima, come ricorda Luca.
I testi evangelici descrivono poi il formarsi di un corteo diretto al tempio e caratterizzato ora religiosamente tramite la citazione del salmo 118.
Nei giorni di festa e soprattutto in occasione della cena pasquale gli ebrei recitavano lo Hallel costituito dai sei salmi 113-118. I rami di palma erano un simbolo festoso della festa delle capanne, una delle tre grandi feste di pellegrinaggio del giudaismo.
Secondo il salmo 118, che descrive una liturgia del Tempio di Gerusalemme, il corteo osannante con rami frondosi diretto al Tempio era un corteo di ringraziamento per la salvezza operata inaspettatamente dal Signore.
Gli apostoli sono colti ciascuno nella propria individualità: in primo piano si riconosce Giuda Iscariota, già senza aureola, vicino a San Pietro col quale scambia uno sguardo.
Dietro di loro un altro, forse Giacomo il maggiore, è distratto dai bambini che lanciano l’ulivo, e ruota vistosamente la testa.
Del pittore Pietro Lorenzetti sappiamo poco per davvero e le sole notizie sicure sulla sua vita sono molto poche e si limitano, per lo più, alle date che egli stesso appose sui suoi lavori e a qualche documento.
Si pensa sia nato tra il 1280 e il 1285 e morto nel 1348 circa, ma questi dati sono calcolabili solo in maniera approssimativa.
Di sicuro però è nato a Siena con suo fratello minore, Ambrogio.
A poco porta anche le notizie che di Lui ne da il Vasari per il quale inoltre cadde in più di un errore grossolano ma questa se vorrai ascoltarla, è un’altro storia e ce ne occuperemo un’altra volta.