Il debutto del 18 maggio dell’Edipo re di Sofocle, regia di Robert Carsen, ha registrato il tutto esaurito. Un grande successo per la Fondazione Inda, ma soprattutto una grande vittoria dello spettacolo dal vivo che finalmente ricomincia a respirare dopo i due anni di pandemia.
In un biennio caratterizzato dal vuoto creato dal Coronavirus e attualmente dalla guerra, Edipo, interpretato da Giovanni Sartori, diventa l’archetipo dell’umanità che di fronte alla tragedia, riesce a distinguersi o per le nobili azioni, oppure si mette in discussione ogni volta che scopre delle verità scomode.
Nella maggior parte dei casi procede verso un’inconsapevole cecità attraverso la quale rischia di farsi complice, sempre inconsapevole, di orrendi delitti.
Edipo re, il debutto di Robert Carsen con la tragedia greca
Il regista canadese Robert Carsen è conosciuto come regista di opere liriche, per cui il suo debutto nella tragedia greca e nell’Edipo re, può essere paragonato come una sorta di ritorno alla musicalità primordiale, quando i fenomeni naturali parlavano agli uomini che cercavano di penetrare i misteri della vita, dando così origine a quella fonte inesauribile di cultura e di umanità costituita dal mito.
Scenografia e costumi sono semplici ed essenziali in Carsen. Una scalinata domina la scena, non solo per creare il rapporto tra la polis greca e il palazzo del potere, ma anche per rappresentare le sorti ascendenti o discendenti dell’umanità.
Parole e silenzi tornano al centro dell’opera, in una Tebe svuotata da una pestilenza. Come nella nostra epoca in cui le città si sono svuotate, l’umanità camminerà verso una nuova consapevolezza o darà vita ad una crescente catena di nuove tragedie?
Grande e meritata ovazione per Robert Carsen che attraverso la cecità e la nudità di Edipo, offre al pubblico nuove chiavi di lettura per interpretare la nudità e la cecità contemporanea.
Per ulteriori informazioni consulta il sito della Fondazione Inda.