L’Ercole misteriosamente perduto sappiamo che era di fine marmo di Carrara perché doveva sembrare fatto di neve che era alto più di due metri e che forse ora si trova in Francia ma nulla di più.
Un mistero quello che avvolge ormai da tempo una delle opere di Michelangelo Buonarroti e della quale sono rimasti documenti storici che testimoniano la sua reale esistenza ma nulla di più.
Singolare la vicenda poiché riguarda un blocco di pregiato marmo alto più di due metri, il trasporto del quale già sarebbe difficoltoso così di suo, immaginiamo ancor di più se ciò avvenisse in circostanze particolari come quelle riconducibili ad un furto.
Eppure dell’Ercole descritto sembra proprio si siano perse le tracce che fino ad un certo punto hanno indicato la vicina Francia come approdo della scultura michelangiolesca.
Ipotesi, solo ipotesi suffragate dal nulla o quasi, che rendono ancor più spinosa la questione, sia in termini, perché no, affettivi ma anche e soprattutto in termini di chiarezza.
La reale morte di ogni cosa è l’oblio e noi nel nostro piccolo vogliamo tenere acceso un raggio di luce su una vicenda dai contorni decisamente poco chiari che nell’immaginario collettivo in termini certamente più sbrigativi, si fa ricondurre a quel senso di mistero che a volte sublima ma altre decisamente inganna e in termini purtroppo favorevoli per chi nasconde.
Ercole ipotesi sulla misteriosa dimora attuale della statua di Michelangelo
A dire il vero ma questo di certo non è un mistero, di Ercole, l’ombroso genio del Manierismo, ne ha scolpiti un certo numero, certamente alcuni con l’enfasi dell’estro artistico, altri con pari slancio ma su commissione poiché te lo ricordo, nelle corti rinascimentali, gli artisti, anche i più affermati, lavoravano su commissione, talvolta anche controvoglia.
Quale fosse l’esatta storia che portò alla realizzazione dell’Ercole perduto, non la sappiamo ma di certo il fatto che manchi all’appello rappresenta una sconfitta e lo sarebbe forse ancor di più per Michelangelo mi chiedo o farebbe spallucce quasi ad indicare che a tempo perso potrebbe farne un altro?
Beh, direi che non funziona così perché se davanti ad ogni scultura del maestro, rimaniamo ogni volta estasiati nel veder dal vivo riprodotte da un blocco di marmo, pulsazioni tipiche della carne, quasi che in quelle vene marmoree scorra proprio del sangue vero, allora dobbiamo insieme convenire che ogni manufatto, sia pur identico è un pezzo unico nel suo genere.
E se lo scalpello che ha forgiato l’immagine è stato tenuto in mano dal più grande di tutti, beh, direi che non c’è più bisogno di domande perché non servono risposte.
Forse solo una in effetti: dov’è?
Si narra fosse proprio il 20 Gennaio del 1494, giornata di San Sebastiano martire e proprio come in questi giorni, sulla penisola italiana imperversavano venti gelidi e anche su Firenze, all’epoca dimora di Michelangelo, scese uno spesso manto di neve.
Le cronache del tempo riferiscono che faceva freddo e Piero de’ Medici, il successore di Lorenzo il Magnifico, morto appena due anni prima, chiamò il Buonarroti a Palazzo Medici Riccardi per una singolare richiesta, quella di scolpire un Ercole di neve.
Un pupazzo di neve.
Michelangelo si prestò, e quell’Ercole effimero stupì proprio tutti e seduta stante, gliene fu commissionato uno in marmo.
L’opera prese lentamente vita a forza di sonore scalpellate, nel Giardino di San Marco dove qualche anno prima, Michelangelo era stato a bottega da Bertoldo di Giovanni.