Eugenio Barba, celebre fondatore dell’Odin Teatret, approda in Sicilia e lo fa nel segno di Dioniso. Tre saranno le sue tappe: Sambuca, Palermo e l’Isola di Favignana.
Eugenio Barba e la Lectio magistralis su Dioniso
Al centro della stagione teatrale di Sambuca c’è proprio Dioniso, la divinità greca che è alle origini del teatro. Presso i giardini di Palazzo Panitteri, per il teatro L’Idea, Eugenio Barba tiene una Lectio Magistralis dal titolo “Il Canto di Dioniso”. Parte quindi dal tema del caos, della libertà espressiva e dell’irrazionalità, caratteristiche principali della divinità, per descrivere i suoi anni legati all’Odin teatret, fuori dai circuiti sovvenzionati per ritrovare le radici del teatro.
Dioniso è quindi il tramite per ricostruire il rapporto tra attori e spettatori:
“Dioniso canta perché esprime la sua emozione, essere dionisiaco significa comunicare attraverso le emozioni, scatenare quelle energie che si liberano dall’attore e raggiungono il pubblico coinvolgendolo in un andare e venire dei sentimenti, delle paure, di tutto ciò che non è apollineo, razionale. Avrete notato come i politici, i militari, i sacerdoti parlano senza lasciar trasparire le loro emozioni, ed è esattamente il contrario di ciò che fa un attore”.
Questo è quanto afferma il regista.
Accanto a lui sarà presente l’attrice Julia Varley con delle dimostrazioni dal vivo dal titolo : Le voci di Dioniso. Puoi trovare qui l’intervista che l’attrice ha rilasciato alla nostra redattrice Angela Giordano.
Eugenio Barba e le altre due tappe: Palermo e l’isola di Favignana
Successivamente Eugenio Barba andrà in scena al Teatro Biondo di Palermo, dove insieme a Pamela Villoresi metterà in scena Una giornata qualsiasi del danzatore Gregor Samsa, ispirato alle Metamorfosi di Kafka.
Dal 12 al 24 ottobre Barba si trasferirà presso l’Isola di Favignana per un progetto internazionale sul Teatro antropologico, nel quale saranno coinvolti anche l’India, Bali, il Brasile e alcuni paesi Europei.
Eugenio Barba, uno dei maestri del teatro contemporaneo
Eugenio Barba, che ho avuto la fortuna di incontrare nei miei anni universitari, nacque a Brindisi nel 1936 da genitori originari di Gallipoli. Come il padre, sembrava destinato ad intraprendere la carriera militare, ma ad un certo punto il dionisiaco trionfò sull’apollineo.
Si trasferì in Norvegia e lavorò come saldatore e marinaio e conseguì le lauree in Lingua francese, Storia delle religioni e letteratura norvegese. In questi anni di studio e lavoro si avvicina anche al teatro e nel 1961 va in Polonia, dove entra in contatto co Jerzy Grotowski, altro grande teorico del teatro del 900 e autore di Per un teatro povero.
Nel 1963 andò in India e studiò il teatro Khatakhali, forma di teatro danza indiano che combina danza, teatro, musica e altri rituali. Nel 1964 tornò a Oslo con l’obiettivo di diventare un regista professionista. Inaugurò un laboratorio teatrale e insieme a un gruppo di attori che erano stati scartati dalla scuola teatrale statale di Oslo, creò nel 1964 l’Odin teatret.
Dopo il successo di Ornitofilene la compagnia si trasferì a Holstebro. Tra gli spettacoli più noti dell’Odin ricordiamo: Ferai (1969), Min Fars Hus (La Casa di Mio Padre o La Casa del Padre) (1972), Le Ceneri di Brecht (1980), Il Gospel Secondo Oxyrhincus (1985), Talabot (1988), Itsi Bitsi (1991), Kaosmos (1993) e Mythos (1998), Sale (2002), Grandi Città sotto la Luna (2003), Il Sogno di Andersen (2005), Ur-Hamlet (2006) e Don Giovanni all’Inferno (2006) in collaborazione con l’Ensemble Midtvest.
Chi segue l’Odin teatret non può non conoscere l’idea del “baratto culturale” che Eugenio Barba diffuse a partire dal 1974. Dopo 10 anni di assenza il regista ritornò in Salento, ospitato dal Professore Ferdinando Taviani che allora insegnava Storia del teatro all’Università di Lecce. Barba, grazie alla lontananza dalla sua terra, si rese conto che anche se in alcuni paesi del Salento la popolazione era rimasta lontana dai circuiti ufficiali del teatro, aveva tuttavia una precisa identità culturale e una teatralità inconsapevole.
Per questo motivo decide di recarsi a Carpignano Salentino. E a questo punto si crearono dei legami tra attori e spettatori. L’Odin andava a preparare uno spettacolo, ma allo stesso tempo gli abitanti del luogo potevano assistere alle prove e preparare degli spettacoli da “offrire” alla compagnia professionista.
Il teatro, o meglio, l’idea di teatro dell’Odin diventa così un contenitore di differenze sociali e culturali che riescono però a trovare un dialogo e a produrre delle emozioni.
Altra data importante fu il 1979, anno di fondazione dell’Ista, Scuola Internazionale di Teatro Antropologico, Luogo di scambio e condivisione tra studiosi, attori, registi per trasmettere la pedagogia teatrale. Da questi scambi sono uscite delle interessanti pubblicazioni:
La Canoa di Carta (Routledge), Teatro: Solitudine, Mestiere, Rivolta (Black Mountain Press), Terra di Ceneri e Diamanti. Il mio apprendistato in Polonia, seguito da 26 lettere di Jerzy Grotowski ad Eugenio Barba (Black Mountain Press) e, in collaborazione con Nicola Savarese, L’Arte Segreta dell’Attore e l’edizione riveduta e aggiornata: Un Dizionario di Antropologia Teatrale (Centre for Performance Research/ Routledge).
Caro Icrewer, se ami il teatro ti consiglio di non perdere queste esperienze con Eugenio Barba che sono uniche e profondamente arricchenti.