Falstaff e le allegri comari di Windsor ha debuttato venerdì 17 al Globe theatre e vi rimarrà fino al 3 ottobre. E’ una produzione della Politeama S.r.l, la traduzione, l’adattamento e la regia sono a cura di Marco Carniti.
Falstaff è un personaggio complesso e ricco di sfaccettature ed è tra i più famosi di Shakespeare. Compare nell’Enrico IV ed è solo nominato nell’Enrico V, ma viene ulteriormente sviluppato ne Le allegre comari di Windsor, una commedia che Shakespeare scrisse in 14 giorni su richiesta della regina Elisabetta che rimase affascinata dal personaggio.
Le probabili fonti letterarie sono rintracciabili in Pirgopolinice del Miles Gloriosus di Plauto e nel Trasone dell’Eunuco di Terenzio. Il personaggio di Falstaff venne anche ripreso dallo scrittore Arrigo Boito che scrisse il libretto per Verdi.
Una grande nota di merito va all’interprete Antonino Iuorio che ha evidenziato tutti gli aspetti del personaggio suscitando nel pubblico risate, disgusto, tenerezza, compassione.
Falstaff e le allegre comari di Windsor: il trionfo dell’inganno
Lo scopo del regista Marco Carniti è quello di sottolineare, attraverso questo adattamento di Falstaff, il mondo artificiale di inganni che l’umanità ha favorito attraverso l’adesione priva di senso critico alla società dei consumi e all’era digitale.
Molto forte e di impatto è l’irruzione degli attori in platea, prima dell’inizio dello spettacolo. Un prologo in cui gli attori si riappropriano del teatro, chiuso a causa della pandemia e denunciano un mondo dove la fake news fa da padrona.
Il deforme e grasso cavaliere John Falstaff si diverte a sedurre attraverso due lettere identiche le due donne, Madame Page e Madame Ford, per il semplice gusto del denaro, del vino e del sesso, ma le due donne, aiutate dall’astuta e intraprendente Madame Quickly ordiscono una trama di beffe nella quale fanno cadere il cavaliere.
Il gusto dello scherzo sfugge di mano e assume un aspetto perverso e a tratti violento, ma si continua comunque a ridere. In questa grande beffa, le donne scelgono di coinvolgere anche i mariti nella macabra scena finale della mascherata in cui tutto si ricompone, si beve e si fa festa e ci si complimenta dell’abilità con cui sono stati organizzati gli inganni.
Eppure c’è stata violenza. Falstaff è stato gettato nel fiume e poi è stato picchiato con l’accusa di stregoneria, mentre era travestito con abiti femminili. Ed è a questo punto che Falstaff evidenzia il suo lato clownesco, il buffo dalla maschera tragica, che cerca una rivalsa nonostante il suo aspetto fisico sgraziato e deforme, mentre i Page e i Ford svelano il lato demoniaco dietro una facciata perbene.
“Oggi più che mai ci sentiamo tutti presi in giro da qualcuno o da qualche entità. E Falstaff e la sua ‘armata Brancaleone’ rappresentano quello che noi siamo. Perché oggi è l’epoca dei “tutti gabbati “. E alla fine ‘Allegri’ sono gli spiriti ma ‘Tristi’ i risultati. E Falstaff diventa così esempio di decadenza fisica e morale dell’ uomo, visto come pagliaccio per il mondo. In un mondo che è già pagliaccio.”
Questo è per Marco Carniti il senso di Falstaff oggi. Nello spettacolo troviamo inoltre frammenti di Enrico IV, Enrico V e il monologo sulla fama, che si lega al tema dell’inganno.
Un cast eccellente e talentuoso che sa brillare in ogni ruolo, in una splendida armonia ed energia scenica. Merita menzione Patrizio Cigliano che riprende la tradizione del teatro elisabettiano in cui gli uomini interpretavano anche i personaggi femminili. La sua madame Quickly è divertente ed in grado di ordire sempre nuove trame.
Le musiche sono a cura di Mario Incudine e l’arpa è suonata dal vivo da Dario Guidi, nei panni del giovane paggio Robin. Maria Stella Taccone e Francesco Lonano sono gli aiuti alla regia, i costumi sono a cura di Gianluca Sbicca, mentre le scene sono di Fabiana Di Marco. La Direzione tecnica di Stefano Cianfichi, le luci a cura di Umile Vainieri e il suono di Daniele Patriarca.
Per informazioni e prenotazioni andare sul sito del Globe theatre.