Festival dei due Mondi di Spoleto 2021: quest’anno raggiunge la sessantaquattresima edizione e diventa più che mai un evento che si carica di quella speranza legata alla rinascita della cultura e degli spettacoli dal vivo, così fortemente penalizzati dalla pandemia. Il ministro Franceschini ha annunciato da remoto questo storico festival che nonostante le tante difficoltà e pandemia permettendo si svolgerà dal 25 giugno all’11 luglio 2021.
Gli organizzatori hanno quindi annunciato un ricco programma composto da 60 spettacoli, 5 prime assolute, 500 artisti da 13 Paesi del mondo con almeno 5- 6 appuntamenti al giorno, con tutte le forme dell’arte, dalla musica al teatro, dalla danza agli stage digitali, incontri, laboratori, performance, mostre.
Due sono i focus di eccellenza: uno dedicato a Dante e l’altro dedicato a Stravinskij. Per quanto riguarda la parte musicale il Festival è ispirato a Giancarlo Menotti, mentre la parte legata alla prosa è quella proposta da Giorgio Ferrara.
La musica spazia dalla classica al pop e anche il teatro andrà dal classico al contemporaneo. Saranno inoltre presenti due grandi orchestre, quella dell’Accademia di Santa Cecilia e quella di Budapest.
La Rai è il Media partner per il sociale e quest’anno il Festival sarà incentrato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale.
«Continuerà ad essere la grande rassegna multidisciplinare quale è stata nel Novecento con spettacoli di opera, concerti, prosa, danza, performing arts. Gli spettacoli in programma saranno costruiti partendo dai magnifici luoghi che li ospitano, e tutta la città di Spoleto sarà parte di un grande progetto artistico condiviso»
Questo è quanto ha dichiarato la neodirettrice artistica Monique Veaute.
Per ulteriori informazioni sull’evento consulta il sito del Festival dei due mondi di Spoleto.
Festival dei due Mondi di Spoleto: come nasce
Il Festival dei due Mondi di Spoleto nasce nel 1958 e viene ideato dal compositore Gian Carlo Menotti. Egli scelse la bellissima cittadina umbra perchè il suo centro storico è più a dimensione d’uomo ed inoltre possiede due antichi teatri all’italiana, un teatro romano e uno spazio aperto come quello di Piazza Duomo.
In passato la direzione artistica è stata affidata all’attore Romolo Valli, mentre dalla metà degli anni 90 fino al 2007 la direzione è stata di Francis Menotti, figlio del fondatore.
Prosa, lirica, danza, arte marionettistica, arte oratoria, musica, cinema e pittura sono i principali settori protagonisti del Festival dei due Mondi di Spoleto. Negli anni 80 si aggiunse anche Spoletoscienza, una rassegna medico-scientifica alla quale hanno sempre preso parte scienziati e ricercatori.
Come da tradizione l’evento si chiude a metà luglio con il concerto in piazza Duomo.
Cosa vedere a Spoleto?
Spoleto, bagnata dalle poetiche acque delle fonti del Clitunno (tra Spoleto e Foligno), era abitata dagli Umbri e circondata da mura ciclopiche. Con l’invasione dei Longobardi nel VI secolo d.C. si trasforma in ducato.
La Piazza del Duomo e in particolar modo il campanile rappresenta l’insieme delle varie civiltà che si sono sovrapposte e hanno lasciato traccia. Esso è infatti composto sia da pietre di epoca romana, sia da pietre di epoca longobarda. In essa si può ammirare la Cattedrale di Santa Maria dell’Assunta, ricostruita alla fine del XII sec, che andò a sostituire l’antico edificio di S. Maria del Vescovato, dell’VIII – IX sec., eretto sull’area di un primitivo tempio cristiano dedicato al martire Primiano. Sulla facciata, impreziosita dal mosaico di Solsterno, si aprono le arcate del portico fatto realizzare nel 1491 da Ambrogio Barocci, celebre maestro che aveva lavorato nella residenza ducale di Urbino al fianco di Francesco di Giorgio Martini.
Possiamo notare l’utilizzo di materiali cromaticamente contrastanti, ossia le pietre bianche e rosate caratteristiche dei monti intorno Spoleto, opera delle maestranze lombarde.
Nel 1155, durante la sua discesa in Italia, Spoleto viene messa a ferro e fuoco da Federico Barbarossa, che poi si pente e dona alla città una splendida icona della Madonna, oggi custodita nella Cattedrale.
La Basilica di San Salvatore resta inoltre un raro esempio di stratificazione delle culture e della traccia dei Longobardi, popolazione spesso itinerante che ha lasciato scarsa traccia di sè. Dal 2011 è Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, come parte del sito seriale “I Longobardi in Italia. I Luoghi del potere (568-774 d.C.)”. Puoi confrontarlo sul sito www.italialangobardorum.it
Sulla base delle strutture romaniche, per tutto il Rinascimento la città venne ricostruita creando una splendida dialettica tra arte romanica e arte rinascimentale.
Successivamente Spoleto, nell’ambito del Festival dei due mondi ha accolto e ha accresciuto la sua bellezza con le opere di arte contemporanea, grazie a una grande mostra del 1962, organizzata da Giovanni Carandente e nella quale molti scultori internazionali trovarono spazio. L’evento comportò una grande interazione anche con le acciaierie locali e l’Italsider. Oggi di quella mostra si possono ammirare ben 6 sculture donate dagli artisti alla città.
Tra queste ricordiamo il Teodelapio di Alexander Calder, una delle più grandi sculture contemporanee in ferro, fino ad allora realizzate (alta 18 metri, larga 14, per un peso di circa 30 tonnellate). Giovanni Carandente avrebbe voluto da lui un mobile che avesse funzionato da arco trionfale all’entrata della città e ne fosse divenuto il simbolo. L’artista progettò invece un monumento stabile eseguito negli stabilimenti Italsider di Savona e lo intitolò Teodelapio dal nome di un antico duca longobardo. Un’altra artista americana che noi abbiamo ricordato lo scorso anno, ha lasciato la sua traccia a Spoleto, ossia Beverly Pepper con Il Dono di Icaro.
Consigliamo inoltre di visitare il Teatro romano e il Museo archeologico statale per trovare delle testimonianze che vanno dall’età del bronzo all’epoca imperiale romana. Il museo conserva le tavole della Lex Spoletina, una legge promulgata nel III sec. a.C. a protezione del bosco sacro. Si può definire una delle più antiche norme di tutela ambientale. Furono trovate ai confini settentrionali del territorio di Spoleto e menzionano il lucus (bosco sacro) il cui nome riconduce a Monteluco.
Altro luogo da non perdere è Palazzo Mauri un palazzo gentilizio risalente al XVII sec., già sede della prestigiosa Accademia Spoletina ed ora della Biblioteca Comunale ‘G. Carducci’, che possiede un notevole materiale librario antico, acquisito a seguito della soppressione delle Congregazioni religiose.
Altro luogo di particolare interesse storico è la Casa romana che si trova sotto il Palazzo Comunale. Essa venne scoperta da Giuseppe Sordini nel 1885 e scavata tra la fine dell’Ottocento e il 1914. La Casa romana fu di proprietà di Vespasia Polla, madre dell’imperatore Vespasiano, come testimonierebbe un frammento di iscrizione con dedica di Polla a Caligola, rinvenuto nel pozzo della casa. Lo schema architettonico riflette quello classico delle abitazioni patrizie romane: l’atrio, dotato di un bacino di raccolta delle acque piovane (impluvium), il tablinum, il triclinium, il peristilium, nonché cubicula e alae. Tutti gli ambienti sono pavimentati a mosaico e in qualche punto sono visibili tracce di affreschi.
Puoi inoltre ammirare lo splendido paesaggio umbro dalla Rocca Albornoziana e dal Ponte delle Torri. La Rocca fu edificata nel 1359, per il rientro definitivo della sede papale da Avignone a Roma. La realizzazione fu affidata al cardinale Egidio Albornoz. Si tratta di un sistema difensivo finalizzato a riportare l’autorità papale nei territori della Chiesa dopo la cattività avignonese. La fortezza spoletina fu infatti posta a controllo della via Flaminia e divenne un punto di appoggio e di partenza ideale per le azioni militari finalizzate al recupero dei territori dell’Umbria, delle Marche e della Romagna.
Il monumento è un complesso fortificato caratterizzato da una forma rettangolare allungata e scandito da sei torri e con due ampi cortili interni; fu concepito per svolgere anche funzione di rappresentanza e residenziale per i rettori del Ducato, i governatori della città e i legati pontifici. In seguito la Rocca perse la funzione residenziale e nel 1816 fu trasformata in penitenziario fino al 1982.
Il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto che si sviluppa in quindici sale, poste su due piani, posto all’interno della Rocca, è parte integrante di questo percorso. Esso testimonia l’origine e lo sviluppo del Ducato di Spoleto, che si costituì intorno al 570 a seguito della conquista longobarda e la cui denominazione rimane in uso fino al XVII sec.
All’interno della Rocca hanno sede anche la Scuola Europea del Restauro del Libro e il Laboratorio di Diagnostica dei Beni Culturali. Possiamo inoltre ritrovare tracce della presenza di Lucrezia Borgia, figlia del Pontefice Alessandro VI che la elesse, appena diciannovenne, reggente del Ducato di Spoleto. Nel 1499 si fermò per tre mesi a Spoleto; nell’archivio cittadino c’è infatti un documento con poche parole latine scritte di sua mano. La torre centrale rivolta verso la città conserva il nome di “Torre della Spiritata”, molto probabilmente in ricordo della crudeltà e delle vendette della Borgia.
Il Ponte delle Torri fu eretto alla fine del 1300, probabilmente sui resti di una precedente struttura romana. Il Ponte, tra le più grandi
costruzioni in muratura dell’età antica, alto ben 80 metri e lungo circa 280, aveva funzioni di acquedotto ed era destinato a portare in città l’acqua del monte.
Un’altra chiesa da visitare è quella di San Pietro Extra Moenia, una delle più antiche testimonianze di arte romanica.
Spoleto è quindi una città teatrale densa di storia, dove le varie epoche si sovrappongono in maniera armonica e dialettica. Viene quindi definita un “museo a cielo aperto” e “un teatro a cielo aperto”. Per questo Menotti la scelse come sede del Festival dei due mondi, poichè era in grado di essere il palcoscenico ideale per gli artisti europei e americani.
Caro Icrewer non perdere l’occasione di partecipare al Festival dei due Mondi di Spoleto. Scoprirai nuovi mondi viaggiando tra antico e contemporaneo.