Il 2 marzo dovrebbe iniziare ufficialmente la Settantunesima Edizione del Festival di Sanremo. In questi giorni si sta decidendo sul destino del Festival della Canzone Italiana: con pubblico o senza pubblico? Iniziare o rimandare il Festival in tempi più adatti e senza la paura del Coronavirus?
Il Festival di Sanremo: un festival solidale
Dubbi e paure nascono dalla pandemia, che non risparmia nessun ambito culturale. E anche la musica soffre per la chiusura di teatri e l’impossibilità di riunire il pubblico per un concerto. Ma in questi giorni si stanno decidendo le sorti del Festival di Sanremo.
Il dibattito nasce dal contrasto tra le disposizioni del DPCM e dalle Faq sul sito di Palazzo Chigi. Secondo il primo, i teatri devono rimanere chiusi, e anche il Teatro Ariston deve rispettare le direttive ministeriali, quindi non ammettere il pubblico in presenza. Leggendo, invece, le Faq, troviamo: la presenza di pubblico è ammessa negli studi televisivi, in quanto alle trasmissioni televisive non si applica il divieto previsto per gli spettacoli, perché la presenza di pubblico in studio rappresenta soltanto un elemento coreografico o comunque strettamente funzionale alla trasmissione.
E sul caso del Teatro Ariston si è subito fatto sentire il ministro Dario Franceschini:
Il Teatro Ariston di #Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi, come ha chiarito ieri il ministro @robersperanza, il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile.
— Dario Franceschini (@dariofrance) January 28, 2021
A queste parole, il conduttore della settantunesima edizione, Amadeus, ha minacciato di dare le dimissioni e non presentare il Festival. Ad intervenire è il presidente della commissione di Vigilanza, Alberto Barachini, che suggerisce che l’edizione 2021 – prevista dal 2 al 6 marzo – sia attenta al difficile momento che vive il Paese, capace di fare spazio alle storie di medici e volontari, pronta a sostenere il settore del teatro e dello spettacolo dal vivo in grande sofferenza, schierato in queste ore compatto con Franceschini.
Se la Rai vuole confermare Sanremo, l’invito è a realizzare un festival solidale, attento all’emergenza sanitaria, alla crisi economica che vive il Paese, alle enormi difficoltà che attraversa il mondo della musica e delle produzioni teatrali e culturali.
Dopo il post di Franceschini, Amadeus non fa attendere la sua risposta attraverso Instagram. Amadeus e Giovanna Civitillo rispondono citando Aristotele: l’ignorante afferma, il colto dubita, il saggio pensa.
La coppia ha pubblicato questa frase alquanto eloquente, accompagnata, nelle Storie, da uno screen con la risposta di Palazzo Chigi a una delle FAQ riguardante la presenza del pubblico negli studi tv.
La tensione, comunque, resta. Il consigliere di amministrazione eletto dai dipendenti, Riccardo Laganà, critica Amadeus e definisce su Facebook “del tutto irrispettoso nei confronti del cda far trapelare ipotesi o presunte minacce di lasciare la conduzione e direzione artistica del Festival di Sanremo 2021 proprio durante la riunione consiliare“. “Fuori luogo” il comportamento di ‘Ama’ anche per il consigliere Giampaolo Rossi: “Il festival è della Rai, e la Rai sta cercando di mettere a punto con le autorità competenti un protocollo adeguato“.
Amadeus fa un passo indietro: vuole condurre il Festival
Dopo giornate di tensione, di amarezza, di sensazione di isolamento, a mente lucida è prevalso nel conduttore e direttore artistico il senso di responsabilità per il proprio ruolo: far saltare Sanremo significherebbe mettere in seria difficoltà tutti coloro che ci lavorano, l’industria discografica che confida in una spinta per la ripartenza, gli artisti che sperano nella vetrina dell’Ariston dopo un anno eventi e live annullati, l’impegno dello sponsor Tim, la Rai stessa che grazie al festival lo scorso anno ha messo in cassa oltre 37 milioni di ricavi pubblicitari.
La voce dello spettacolo
In merito alle vicende e ai fatti, che in questi giorni stanno scuotendo gli animi degli amanti del Festival di Sanremo, arrivano le parole di artisti e conduttori televisivi.
Secondo Chiambretti, quest’anno si deve puntare al pubblico da casa catturandolo con effetti spettacolari, che non si potrebbero ottenere con il pubblico in presenza:
Da appassionato di record, dopo lo sconforto iniziale mi tufferei nell’organizzare un Festival che passerebbe alla storia. Giocherei la partita pensando non ai 400 che non sono lì, ma ai dieci milioni che guardano da casa. Magari con effetti speciali altrimenti impensabili. E idee. Su due piedi proporrei un unico spettatore in una sala, magari Franceschini.
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di far rimanere il Teatro Ariston chiuso, e spostare il Festival in uno studio televisivo, mostrando solidarietà verso tutti quei teatri che sono impossibilitati ad aprire le porte per i loro spettacoli.
Se apri quel teatro devi pensare agli altri. Si potrebbe spostare tutto in uno studio tv con figuranti. Ma giocherei di fantasia con un modello diverso, perché è un anno diverso. Il Festival è uno specchio della realtà: il Paese è in ginocchio e anche lui lo è. Quest’anno potrebbe iniziare Morandi cantando “In ginocchio da te”… magari è la soluzione.
Anche Mogol fa sentire la sua voce sui dibattiti e gli scontri nati intorno al Festival di Sanremo:
L’Ariston è un teatro e come tutti gli altri è sottoposto alle limitazioni imposte dalla pandemia. Viviamo un periodo difficile e nessuno deve essere messo a rischio. Le regole devono essere uguali per tutti, non servono certo forzature.
Ma c’è anche chi, come Fiorella Mannoia, ricorda che Sanremo mette in moto una macchina enorme, è industria che crea lavoro e dunque bisogna stare attenti a dire ‘lo rimandiamo’ o ‘se non si fa è uguale’. Non so perché nella scala della cultura noi siamo sempre visti come fanalino di coda.