Se ti chiami Filippo Brunelleschi e sei stato un personaggio storico di spicco, tanto da essere considerato con Donatello e Masaccio, l’iniziatore del Rinascimento Fiorentino ma i posteri non ricordano quando sei nato e di una tua opera viene festeggiata a distanza di secoli, la posa della prima pietra, beh vuol dire che l’hai davvero combinata grossa.
Filippo di Ser Brunellesco Lapi, detto Brunelleschi, fiorentino di nascita
Cosa sarebbe accaduto se Brunelleschi non avesse raccolto la sfida, non lo sappiamo, quel che è certo invece è che da una contrarietà , il non essere stato scelto per l’abbellimento dei portoni posteriori del battistero, a volte può portare a traguardi insperati, come questo sotto gli occhi del mondo da ormai 600 anni con il primato imbattuto di essere ancora la Cupola più grande del mondo.
Era l’alba del 1400 e ancora in Europa il linguaggio figurativo dominante era il Tardo Gotico o Gotico Internazionale, parabola conclusiva di tutto il periodo medievale che, ben consolidato, a fatica lasciava spazio a nuove correnti che però iniziavano ad avere spinta e carattere sempre più delineato.
Risultando il Tardo Gotico ancora per molto lo stile preferito dai committenti di tutto il mondo allora conosciuto, anche quando a Firenze sembrava nascere e faticosamente prendere vita, qualcosa di nuovo.
E in effetti per almeno il ventennio successivo, consolidatosi poi verso la metà del secolo, tardò a farsi strada tra i committenti di Firenze prima, quindi della Corte papale di Roma ed infine del resto d’Europa il nuovo pensiero Rinascimentale.
In questo clima Filippo Brunelleschi, nato a Firenze da famiglia agiata, orafo e orologiaio per studi che tale agiatezza poterono permettergli, percorso comune a molti giovani fiorentini amanti dell’arte, dimostrò fin da subito interesse per il vento di cambiamento che iniziava a spirare, riversandolo sulla scultura, ambito che ne destò l’interesse fin dai suoi inizi artistici.
Fu però il lungo periodo di permanenza a Roma, con il giovane amico Donatello, che gli diede modo di forgiare il suo stile artistico attraverso lo studio sistematico delle antiche rovine di epoca romana di cui la città era ricca in ogni angolo e che i due artisti poterono toccare con mano tanto che il biografo principale del Brunelleschi riferisce di episodi divertenti che raccontano dei due fiorentini intenti sovente a scavare con mani e mezzi di fortuna, qualunque cosa affiorasse dal terreno e avesse anche il minimo sentore di essere un reperto.
Tornato a Firenze, il Brunelleschi, decisamente più maturo e fortificato dall’esperienza romana, decise di partecipare con un suo elaborato al concorso indetto dalla Fabbrica del Duomo che richiedeva un progetto per la realizzazione delle centine a sostegno della cupola da realizzarsi sulla base ottagonale, nel frattempo elevata sopra la navata maggiore della Chiesa di Santa Maria del Fiore, unica tecnica conosciuta ed impiegata fino a quel momento per tali costruzioni.
Filippo Brunelleschi presentò un modello in miniatura che installò sotto gli occhi di tutti, tra il campanile e la Chiesa di Santa Maria del Fiore, servendosi del quale potè più facilmente spiegare agli operai in cosa consisteva la nuova tecnica da lui inventata che avrebbe permesso di coprire uno spazio di quasi 42 metri di diametro con una cupola e senza l’utilizzo di centine, situazione che per l’epoca doveva sembrare paradossale e di conseguenza pericolosa, tanto che gli operai accondiscesero a realizzare solo una prima parte, al fine di verificare via via l’effettiva fattibilità del progetto.
Le centine da Brunelleschi vennero eliminate e sostituite da un sistema che prevedeva la realizzazione di due cupole sovrapposte, distanziate da un’ intercapedine con rivestimento esterno di mattoncini messi in opera con la tecnica a spina di pesce.
I lavori durarono 16 anni e l’inaugurazione ebbe luogo il 31 agosto 1436, quando con una solenne cerimonia l’allora Vescovo di Fiesole Benozzo Federighi, salì fino alla sommità della volta e pose l’ultimo mattoncino benedicendo la grandiosa opera, mentre la popolazione riunita si apprestava a grandi festeggiamenti e tutte le campane della città suonavano a festa.
Firenze aveva finalmente il suo simbolo visibile da grande distanza, di una magnificenza e ingegno architettonico tutt’ora senza eguali.
Brunelleschi ha sfidato l’impossibile perché alla fine i grattacieli li sanno fare tutti, basta andare dritti all’insù ma una cupola come quella di Santa Maria del Fiore ancora non è stata replicata
E’ documentato che il Brunelleschi apprese la matematica e la geometria pratica facendo lezione con l’aiuto di un abaco mentre la strada che percorro tutti i giorni ha un vistoso e pericoloso dosso obliquo poiché procedendo dalle due estremità , i cantieri non si sono incontrati nel punto giusto. Mi chiedo da sempre se facendo i conti con un abaco le cose sarebbero andate diversamente.
Era così per dire, con tanti auguri di buon non compleanno a Messer Filippo Di Ser Brunellesco Lapi che in un cantiere del millequattrocento inventò la professione dell’architetto, vestendone egli stesso per primo i panni.