Francisco Goya, nome completo Francisco José de Goya y Lucientes, fu incisore e grande pittore spagnolo che vide i suoi natali in terra d’Aragona il 30 marzo 1746, nel piccolissimo comune di Fuendetodos.
Tra il 1819 e il 1923, Francisco Goya, alla periferia di Madrid in un’abitazione di sua proprietà acquistata da poco, conosciuta con il nome di quinta del sordo, realizzò quella che è giunta fino a noi come un’opera grandiosa, avvolta nel mistero della personalità dell’artista che riuscì a dare vita ad un momento pittorico estremamente singolare.
Dipinse ben quattordici olii su intonaco tanto grandi da ricoprire quasi interamente gli spazi vuoti tra una finestra e l’altra o tra quest’ultima e la porta delle stanze.
Un lavoro enorme che va sotto il nome di periodo nero per il cromatismo con cui Francisco dipinse tali opere e per il contenuto decisamente oscuro in cui trionfa la simbologia della morte.
Tutto questo rappresenta il momento estremo espressivo di un periodo oscuro che i critici attribuiscono nascere in Francisco Goya già nei dieci anni precedenti l’esternazione ultima e decisamente forte in cui si è cimentato ne la quinta del sordo.
Francisco Goya misterioso ne la quinta del sordo
Un fitto mistero interpretativo ancora con angoli da mettere in luce quello che coinvolse l’arte di Francisco Goya nelle pitture nere e che lo portò a rappresentare tematiche estreme.
Le immagini rappresentate sembrano dare forma alle ossessioni e alle visioni più allucinate della sua mente, accentuate da una non piccola componente visionaria e veicolate attraverso la pittura con l’utilizzo di tonalità come detto estremamente scure.
I temi trattati all’interno di queste opere oscure vanno dal grottesco, alla stregoneria, alla violenza, alla follia e all’incubo.
Ogni pittura rappresenta di fatto il dolore e lo sgomento di un uomo, Goya, ormai al tramonto della sua vita terrena, nel quale sembrano fortemente prevalere dei forti sentimenti, alimentati soprattutto dal proprio crescente pessimismo politico, tema molto caro all’artista ed esistenziale in alcuni momenti della sua pittura.
Il contesto storico in cui Francisco Goya realizzò i dipinti della quinta del sordo è quello della restaurazione francese che causò in tutta Europa un clima di oscurantismo mirato alla repressione di ogni istinto e moto liberale che in particolare in Spagna diede luogo da parte dei governanti ad un assolutismo intransigente.
In questo contesto politico bisogna guardare il dipinto più celebre delle pitture nere che è riconosciuto dalla critica unanime, in Saturno divora i proprio figli, nel quale viene senz’altro vista la voglia dell’artista di rappresentare in pittura quello che è il momento storico della Spagna intera; tema politico da sempre caro al pittore che rappresenta il governante iberico contemporaneo con Saturno che invece di proteggere la propria gente, divora i propri figli in un atto estremamente aberrante.
Saturno divora i suoi figli è come detto un olio su intonaco, trasportato però su tela con dimensioni 143,5 x 81,4 cm, quando nel 1910 la quinta del sordo fu demolita. Tale tela poi trovò collocazione nella città di Madrid nel Museo del Prado.
Questo senz’altro il dipinto più cruento nella realizzazione e nel significato che veicola.
L’immagine però più inquietante rappresentata da Goya nelle pitture nere, è quella che all’apparenza offre meno pathos d’impatto ed è quella del cane interrato nella rena nell’atto continuo di cercare di liberarsi dalle sabbie ma, come se i suoi sforzi non portassero a nulla, viene inghiottito da esse, mentre il suo sguardo gonfio di richiesta d’aiuto è rivolto nel vuoto, richiamando così il tema della solitudine a filo conduttore dell’intera scena.
Tra le scene rappresentate, Goya decide, per la cruenza della narrazione, di rappresentare Giuditta e Oloferne, con la decapitazione di quest’ultimo in un’atmosfera d’insieme decisamente macabra e suggellata dagli onnipresenti toni scurissimi.