La celebre scultura “Forme uniche della continuità nello spazio” di Umberto Boccioni, simbolo iconico del Futurismo italiano, è al centro di una polemica accesa che coinvolge la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Gnam) di Roma e il collezionista Roberto Bilotti Ruggi d’Aragona. Ma cosa ha scatenato questo dibattito?
Una didascalia controversa
In occasione della mostra “Il tempo del Futurismo”, la Gnam ha scelto di descrivere l’opera con la dicitura: “Surmoulage (riproduzione) del 2011 di Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni”. Questa scelta, secondo il collezionista Bilotti, sarebbe fuorviante e svalutante, suscitando disorientamento tra il pubblico e mettendo a rischio il valore intrinseco dell’opera.
Bilotti sottolinea che tutte le opere in bronzo di Boccioni, comprese quelle esposte nei più grandi musei del mondo, derivano da riproduzioni postume realizzate a partire dagli stampi originali, distrutti dopo la morte dell’artista nel 1916. Tuttavia, l’uso del termine “riproduzione”, secondo il collezionista, ridurrebbe l’opera a una semplice copia, paragonabile ai souvenir venduti nelle bancarelle.
L’importanza della storia dell’opera
La particolarità della scultura risiede proprio nella sua storia unica: i gessi originali furono distrutti dopo la morte di Boccioni, e la trasmissione delle sue forme avvenne tramite traduzioni in bronzo autorizzate da Marinetti, il padre del Futurismo. Questo processo ha permesso di mantenere viva la memoria plastica dell’artista e di consegnare al pubblico una rappresentazione tangibile del suo genio creativo.
La posizione di Bilotti e le richieste alla Gnam
Bilotti ha richiesto formalmente alla Gnam di:
- Modificare la didascalia dell’opera, eliminando l’aggettivo “riproduzione” o trovando una definizione più appropriata come “fusione da bronzo finito”.
- Evitare di ripetere la dicitura controversa nel catalogo della mostra.
- Aprire un tavolo tecnico con storici dell’arte, esperti e il comitato scientifico per discutere una descrizione più accurata.
Secondo Bilotti, una corretta denominazione è fondamentale per preservare la dignità storica e artistica dell’opera, riconosciuta a livello internazionale.
Futuro dell’opera e delle didascalie
Questa vicenda evidenzia l’importanza di una narrazione accurata e rispettosa nel mondo dell’arte. La storia unica di “Forme uniche della continuità nello spazio” invita a riflettere non solo sull’opera in sé, ma anche sul modo in cui viene presentata al pubblico.
Tu cosa ne pensi? Le didascalie possono davvero influenzare la percezione di un capolavoro? Lascia un commento e condividi il tuo punto di vista!