La Galleria Estense di Modena ha dedicato un ciclo di mostre alla pittura femminile nella Modena del XIX secolo.
Da mercoledì 15 febbraio sino a domenica 2 maggio 2021, accoglierà, infatti, Una pittura femminile piccola piccola. Anna Campori Seghizzi e il suo tempo, da un’idea di Martina Bagnoli e curata da Gianfranco Ferlisi. Le opere di Anna Campori Seghizzi saranno esposte accanto a quelle di Maria Teresa Beatrice d’Austria d’Este di Chambord.
La mostra prende avvio dalle tele meno conosciute della Galleria Estense, per poi approfondire il tema della condizione femminile del tempo e consta di 37 miniature realizzate su avorio e due ritratti di Adeodato Malatesta (Ritratto della marchesa Anna Campori Seghizzi e Ritratto della marchesa Giulia Seghizzi Coccapani Imperiali).
La rassegna prevede anche due tele di Maria Teresa d’Austria d’Este, in particolare la sua reinterpretazione del San Francesco d’Assisi in adorazione del crocifisso, copia da Elisabetta Sirani.
La Galleria Estense e la pittura al femminile. Perché fino a un secolo fa era impensabile che una donna potesse fare l’artista?
Alle donne nobili, indipendentemente dal loro talento e inclinazione, veniva chiesto soprattutto di essere aggraziate e cortesi, di saper ballare, conversare e dipingere. Nel XIX secolo le pittrici erano considerate dilettanti, perché saper dipingere era una virtù sociale, come saper suonare uno strumento o saper ballare.
Ci sono state diverse artiste donne, ma sappiamo poco di loro. Clandestinamente protagoniste della storia, hanno continuamente fatto parte del mondo dell’arte. Molte furono osteggiate, molte altre furono costrette ad adattarsi ai dettami dell’epoca.
Ricordiamo ad esempio Artemisia Genitileschi, ma anche Élisabeth Vigée Le Brun, tanto bella quanto ambiziosa. Si diceva che non fosse lei a realizzare le sue opere ma un uomo, e che lei si limitasse solo a firmarle. Questo perché non si credeva pensabile che un talento dal genere potesse coesistere con la sua bellezza. E ancora, Berthe Morisot cui fu negato di frequentare l’Accademia perché donna.
Anna Campori Seghizzi alla Galleria estense
Anna Campori (figlia di Giuseppe, VII marchese di Soliera) si dedicò principalmente alla miniatura su avorio: tale pittura ha risvolti tecnici molto particolari. Sulla lastra d’avorio, infatti, era necessario applicare, mediante della colla, diversi strati di carta che servissero da supporto.
L’utilizzo della tempera sull’avorio permette ai vari strati di colore di acquisire un suggestivo effetto luminoso. Solo successivamente i restauri sulle miniature hanno riportato in auge le qualità espressive della pittrice, restituendo l’importanza della dimensione dilettantesca della esperienza estetica di inizio Ottocento.
La pittrice modenese era solita dipingere in un formato più piccolo: amava copiare le opere dei grandi artisti che ammirava nei salotti che frequentava – come ad esempio Guido Reni o Francesco Albani. Anna traduceva in maniera dolce e gentile l’eroismo degli originali – sostiene Martina Bagnoli.
I suoi ritratti di matrice neoclassica appaiono pieni di grazia: personaggi dall’espressione sognante, in cui si esplora l’accurata definizione delle figure, con la punta del pennello, nella forma degli abiti, nelle sottili ciocche delle acconciature femminili e accessori, perfettamente appropriati alla moda dell’epoca.
Le opere di Anna Campori Seghizzi sono arrivate in Galleria grazie alla dedizione della figlia Giulia Seghizzi Coccapani Imperiali (grande collezionista di opere d’arte) e permetteranno al pubblico di approfondire il rapporto fra madre e figlia.
A tal proposito, tra le opere di maggiore interesse il suo Autoritratto di Anna Campori con la figlia. Sedute al pianoforte, in questa tela mamma e figlia sono colte in un momento di intimità: la Campori tiene in braccio la piccola Giulia, mentre suona per lei una dolce melodia.
Le iniziali della donna (ACS) sono impresse su quella che abitualmente è l’etichetta del costruttore del pianoforte. L’opera dà l’impressione che le due protagoniste stiano guardando il loro ritrattista, ma in realtà alla Campori piaceva molto ritrarsi, probabilmente per affermare di essere una pittrice in un mondo che le consentiva solo di essere femminile.
Donne di questo tipo hanno contribuito alla rivendicazione non solo della loro indipendenza personale, ma anche di quella artistica di fronte alle innumerevoli difficoltà e pregiudizi della loro vita.