Il Ghetto ebraico di Roma è una zona piena di fascino, ma anche di dolore. Se ogni pietra potesse parlare rivelerebbe il tragico rumore dei passi nel giorno del rastrellamento che c’è stato nella notte tra il 14 e il 15 ottobre 1943.
La presenza degli Ebrei a Roma è antica e risale al II secolo a.C. poichè essi chiesero il sostegno al senato romano contro Antioco IV che aveva profanato il tempio di Gerusalemme.
Il Ghetto ebraico di Roma è compreso tra lungotevere de’ Cenci, via Arenula, via dei Falegnami, via de’ Funari, via della Tribuna di Campitelli e via del Portico d’Ottavia. Il Ghetto di Roma nasce nel 1555 su ordine di Papa Paolo IV. Le persone che vi abitavano avevano l’obbligo di portare una segno distintivo di colore grigio per mostrare l’appartenenza alla comunità ebraica ed inoltre avevano il divieto di commerciare e possedere beni immobili.
Potevano uscire dal Ghetto solo per lavorare e potevano solo praticare l’usura, svolgere mestieri come lo stracciarolo e il robivecchi, non potevano avere la servitù cristiana, non dovevano divertirsi, nè familiarizzare con i cristiani. Ai medici era inoltre vietato curare i cristiani, ma tale divieto venne spesso disatteso, poichè era molto nota la bravura dei medici ebrei.
Nel 1870 con la Breccia di Porta Pia e la fine del dominio papale il Ghetto fu definitivamente chiuso e nel 1904 fu inaugurato il Tempio Maggiore, ossia la Grande Sinagoga che insieme al Museo ebraico costituisce una delle più importanti attrazioni della zona. Quest’ultimo raccoglie tutte le testimonianze dall’istituzione del ghetto. Le opere provengono principalmente dal Palazzo delle Cinque Scole o Sinagoghe e le collezioni comprendono arredi liturgici, manoscritti, incunaboli, documenti storici, registri ed opere marmoree.
Nel 2005 l’area espositiva è stata ampliata e oggi il museo copre un’area di 700 metri quadri ed è costituito da 7 sale.
Ghetto ebraico di Roma: il rastrellamento del 16 ottobre 1943
Testimone di questo tragico capitolo della storia è proprio lui, il sampietrino detto Memorie d’inciampo, sul quale sono incisi su delle lastre d’ottone i nomi di coloro che sono stati deportati e che non sono più tornati.
“77 anni fa, il 16 ottobre 1943, le belve naziste, con la collaborazione dei criminali fascisti, rastrellarono gli ebrei romani. 1.024 persone furono deportate ad Auschwitz. Di queste solo 16 tornarono a casa alla fine della guerra”
Questo è quanto ricorda l’Anpi su Twitter.
Quel giorno vennero stipati su 18 vagoni del treno piombato che partivano dalla Stazione Tiburtina e giunsero alla destinazione finale il 22 ottobre. Furono 4 giorni di viaggio dolorosi, durante i quali alcuni di loro persero la vita.
Al campo il dottor Mengele separò quelli che erano abili al lavoro dagli inabili. Questi ultimi vennero trasportati verso le camere a gas. Tra le vittime ben 206 bambini.
Altri monumenti del ghetto
Tra i monumenti di maggior interesse dell’area ci sono il Portico d’Ottavia, la Chiesa di Sant’Angelo in Pescheria che era stata ricavata all’interno dell’antico mercato del pesce edificato sui resti del Portico d’Ottavia, la casa di Lorenzo Manilio, la Chiesa di San Gregorio in Divina Pietà, intitolata a Papa Gregorio Magno che garantì la libertà di culto agli ebrei già nel ‘500, il Pons Judaeroum, il Ponte dei Quattro Capi, che collega il ghetto ebraico all’Isola Tiberina, la Chiesa di Santa Maria in Campitelli, luogo di preghiera durante la Seconda Guerra Mondiale e la Fontana delle Tartarughe, bellissima opera di Bernini.
Tra le vie e le piazze più suggestive in cui dedicarsi a splendide passeggiate, ci sono via della Reginella, via di Sant’Ambrogio, via del Tempio, piazza delle Cinque Scole e piazza dei Cenci.
Il ghetto e l’arte culinaria
Oggi si visita il Ghetto anche per gustare le specialità della cucina giudaico-romana come i carciofi alla giudia, la crostata con marmellata di visciole fresche e ricotta, i filetti di baccalà e il tortino di aliciotti e indivia.
E’ possibile trovare delle rinomate pasticcerie, tra cui l’unica austriaca di Roma, ma si possono anche gustare ricette fusion nate dalla mescolanza tra la cucina ebraica tradizionale con quella internazionale.
Caro Icrewer non perdere l’occasione di ritrovare la Roma di una volta. Organizza il tuo piccolo-tour al Ghetto ebraico di Roma.