Caro lettore, oggi ti parlerò di un gruppo musicale che sta vivendo un momento magico e che sicuramente ci regalerà delle sorprese. Si tratta dei Ghost, un gruppo musicale formato dai due fratelli Alex ed Enrico Magistri. Originari di Albano laziale e residenti ad Ardea, sul litorale laziale, hanno cominciato a suonare per gioco e la loro passione si è trasformata in studio e lavoro.
Alex che si è fatto portavoce, ha raccontato con gioia quanto la musica riempisse anche l’atmosfera familiare e di due importanti doni del nonno: l’organo della Bontempi per Enrico e i dischi jazz per Alex che si è poi innamorato del sax.
Quanta magia in questi strumenti che hanno determinato il legame speciale con il passato e la chiave di ingresso per il futuro! E nel racconto di Alex questa magia si percepiva tutta!
Quando percepisci lo stupore del fanciullo, il mondo assume un colore diverso e improvvisamente vuoi andare ad aprire quei cassetti pieni di sogni che sono stati chiusi per troppo tempo.
Dopo tanta gavetta, nel 2007 hanno pubblicato il primo album Ghost, nel 2010 viene pubblicato il singolo La vita è uno specchio, grazie al quale, nel corso del Wind Music Award 2011, ricevono il disco di platino per le oltre 30000 copie vendute. Sempre con questo brano ricevono la menzione speciale al Premio Lunezia.
Nello stesso anno il singolo Vivi e lascia vivere riceve il disco d’oro per le oltre 15000 copie vendute.
Il 24 gennaio 2012 esce l’album La vita è uno specchio, distribuito dalla Warner Music. Il terzo album in studio esce nel 2o15, Guardare lontano, nel 2016 pubblicano Il senso della vita, album stimolante e pieno di collaborazioni. Era stato anticipato dal singolo scritto e realizzato con Ornella Vanoni, Hai una vita ancora. Il singolo, Il senso della vita, eseguito con Enrico Ruggeri, entra in rotazione radiofonica nel 2017.
Nel 2020 pubblicano il singolo RI-evoluzione e nel 2021 il singolo Il mio nome è la dignità. A giugno di quest’anno abbiamo seguito l’uscita del singolo Sei.
Di recente hanno ricevuto in Campidoglio la menzione speciale Microfono d’oro.
Ghost: quando la passione si trasforma in lavoro e i sogni si trasformano in realtà
La nostra passione, fortunatamente nasce giocando e ci tengo a sottolineare questo, poiché il gioco, soprattutto quando si è bambini, è qualcosa di estremamente creativo. Pensare di giocare e divertirsi consente di coltivare la passione in modo completo, in quanto ti innamori di qualcosa che ti fa stare bene.
Ci siamo avvicinati alla musica grazie a papà che suonava la batteria e aveva in casa degli strumenti della sua band giovanile. Sentire i suoni e la magia della musica, la chitarra, le percussioni, la tastiera ci trasmetteva qualcosa di bello e di importante che nel tempo si è amplificato.
Enrico si è avvicinato alle tastiere, mio nonno gli regalò un organo della Bontempi e lui cominciava a giocare e a creare melodie.
Poiché io ero più estroverso, cercavo di capire le peculiarità di ogni strumento e ne ero affascinato. Mi piaceva il suono della chitarra, il basso di mio cugino, dalla batteria, poi avevo un legame particolare con nonno che purtroppo ho perso quando ero piccolino. Mi ha lasciato dei vinili di Jazz e mi sono innamorato del sassofono. Quello è stato lo strumento che ho cominciato a studiare seriamente. Dopo la parte del gioco è fondamentale la parte dello studio, della regola e della disciplina che certamente nell’arte va poi anche superata, scavalcata e resa personale, perché ognuno di noi ha una propria creatività e un proprio modo di esprimersi. Per me il sassofono costituisce il prolungamento della mia anima, ma fondamentalmente ho questa identità da polistrumentista. Ciò mi permette di poter comunicare con altri musicisti, soprattutto quando creo gli arrangiamenti di una canzone. Il fatto di conoscere le caratteristiche di ogni strumento è fondamentale per poter comunicare e trasmettere le mie intenzioni ai musicisti che dovranno suonare quella parte.
Qual è stato il vostro genere musicale preferito e quello che in qualche modo vi ha indicato il vostro percorso musicale?
Mi è venuta subito in mente la parola contaminazione. Noi ci consideriamo come un crossover di generi perché ogni persona, anche della nostra famiglia, ci ha lasciato la sua identità e noi siamo riusciti a costruire il nostro percorso artistico.
Papà ascoltava le band degli anni 60-70, Beatles, Rolling Stones, ma anche gruppi italiani come la PFM. La Band, ha la caratteristica mentale dell’insieme, rispetto al solista. Anche se si è in due, come nel nostro caso, bisogna sempre relazionarsi mentalmente al musicista che suona con te, che viene scelto non per riempire un vuoto, ma per le sue caratteristiche precise. Mamma amava molto i cantautori, De Andrè, De Gregori, Battisti, Dalla.
Questa formazione ci ha consentito di ascoltare numerosi cd e di aprirci anche alla musica internazionale ad esempio Sting, Toto, U2. Attraverso il rock abbiamo avuto la sensazione di vedere in modo più autentico la vita.
In questa contaminazione c’è il concetto della band, del cantautorato, dal jazz al funk, dal rock al pop, dal pop al soul, la dance. E’ come se la musica fosse una tavolozza di colori a tua disposizione. I generi musicali vengono utilizzati e mescolati a seconda del tuo stile, che dal mio punto di vista si forma solo con tanti anni anni di esperienza, calcando tanti palchi con tanti live, trovando la tu direzione artistica, il tuo modo di suonare, di fare un arrangiamento e di dosare la tua “tavolozza di colori”.
Come nascono le parole e la musica nelle vostre canzoni? Voi abitate sul litorale. Quanto influisce la presenza del mare sulla vostra ispirazione e sulla vostra musica?
L’idea parte da uno dei due che magari in quel momento sente particolarmente caro un tema. L’altro oltre ad essere il primo giudice dell’idea che nasce è anche un elemento complementare, in quanto va a completare il percorso iniziato. Capita a volte di scrivere di getto una canzone, l’altro interagisce e modifica delle parti. Ad esempio io comincio una melodia o un testo e poi parte Enrico con un giro di accordi. La nostra è una scrittura a quattro mani. Noi abbiamo una cartellina piena di testi iniziati e ogni volta che l’andiamo ad aprire ci si apre un cassettino di ricordi.
Siamo totalmente legati alla possibilità di passeggiare in riva al mare, guardare il tramonto, sentire la presenza della natura, ma anche alla possibilità di andare a Roma e stare nel mondo. Lo scambio continuo con le persone sia dal vivo, sia sui social ci permette di allargare la mente e mettere su carta parole, musiche ed emozioni e trasformarle in canzoni.
I Ghost e la svolta del 2007
Il primo momento è stato nel 2007, quando abbiamo potuto realizzare il nostro primo album. Per chi scrive e comunica un primo album con 11 canzoni e una cover, un progetto completo, dopo mesi passati in studio a registrare, significa realizzare un sogno. Tutto ciò che facevi da bambino con pessimi risultati o in maniera incompleta o immatura, costituiva la tua giusta gavetta per fare esperienza e per far crescere la tua maturità artistica. Ti rendi conto del sogno che si trasforma in realtà, del fatto che si suona non solo per riempire uno spazio, ma per comunicare qualcosa.
https://www.youtube.com/watch?v=7h_77XNH9iE
Come è nato l’incontro e i progetti con Ornella Vanoni ed Enrico Ruggeri?
Quello è stato un momento fondamentale della nostra carriera artistica. Dopo 10 anni di discografia, con l’album Il senso della vita, volevamo regalarci l’opportunità di lavorare con altri artisti tra i quali Giuseppe Anastasi, autore di La notte di Arisa, Amara che ha scritto per Fiorella Mannoia. Questo è stato un momento di crescita poiché abbiamo avuto un confronto con altri autori. Abbiamo mandato i nostri brani a vari produttori musicali che seguono diversi artisti. Volevamo tirare le somme di 10 anni di percorso artistico. Avevamo già duettato sul palco con altri artisti scoprendo così la parte empatica di questo mestiere come elemento fondamentale.
Ci hanno proposto Enrico Ruggeri che per noi è un cantautore rock, perchè scrive, ma ha anche una visione rock, legata alla band e che è in grado di imbracciare lo strumento e suonare dal vivo. Ornella Vanoni è la regina della musica italiana e ha una sensibilità incredibile che le permette di calarsi in ogni situazione, in ogni personaggio e in ogni canzone.
Ci hanno insegnato l’umiltà e la passione del bambino che si avvicina alla musica con lo stupore, con la voglia di fare musica sempre a 360 gradi, al di là del grandissimo livello artistico che hanno.
Come avete vissuto di recente la menzione del Microfono d’oro?
Oltre all’aspetto istituzionale e il fatto di ricevere questo riconoscimento in Campidoglio, a contatto con diversi personaggi, l’aspetto più bello è proprio quello di ricevere un premio che parla dei nostri 15 anni di carriera e che va a valorizzare la nostra scelta, caratterizzata anche di risultati importanti. E’ anche un punto di partenza perché abbiamo scelto di fare questo mestiere, abbiamo avuto dei risultati, è la nostra vita e vogliamo continuare.
Quali sono i progetti futuri del mondo Ghost?
Vogliamo continuare con le live e finire di registrare il nostro album che vorremo far uscire entro la metà del 2023. Ma la più grande sorpresa è data dal fatto che siamo stati contattati da un editore per scrivere un libro che sarà un racconto emotivo e viscerale della nostra carriera, “La strada dei sogni” , comunichiamo i nostri sogni, le nostre emozioni e degli spaccati di vita. E’ già in pre-ordine e uscirà verso la fine di ottobre. E’ un sogno che esce dal cassetto e un viaggio meraviglioso.
La nostra redazione ringrazia i Ghost per questo bellissimo racconto che ci ha mostrato come i sogni possono trasformarsi in realtà attraverso la passione, il lavoro, la dedizione e il confronto.
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