Un anno fa Gigi Proietti ha salutato la sua Roma nella ricorrenza dei defunti e nel giorno in cui avrebbe compiuto 80 anni. E’ andato via in silenzio in una clinica romana dove era ricoverato da 15 giorni a causa di problemi cardiaci ed era in condizioni gravissime, ma solo nella notte tra il 1 e il 2 novrembre la stampa ha dato notizia delle sue condizioni di salute.
Quel cuore l’aveva donato al grande palcoscenico della romanità con la sua ironia intelligente che attraverso lo storico laboratorio al Brancaccio aveva tramandato ai suoi bravissimi allievi. Uno degli ultimi grandi mattatori che aveva saputo coniugare tecnica e naturalezza nella difficile arte della comicità, che aveva lavorato e aveva fatto lavorare i suoi allievi sulla base dell‘improvvisazione, lunga tradizione della nostra Commedia dell’arte, per costruire la base del lavoro e della tecnica dell’attore.
A testimonianza di ciò ricordo ancora, quando, giovane attrice ai primi passi, chiamai al telefono Sergio Zecca, uno dei suoi allievi, per chiedere informazioni su un laboratorio di improvvisazione e mi disse: “Al laboratorio di Gigi Proietti siamo cresciuti a pane e improvvisazione”.
Tutti noi romani ci sentiamo in lutto e abbiamo respirato tracce della sua grandezza e del suo significativo passaggio su questa terra.
Da giovane aveva calcato il palcoscenico del Teatro Giovanni Battista De Rossi a Roma, in zona Furio Camillo.
Anno 2002, ero piena di sogni teatrali e calcai quello stesso palcoscenico in Via Baronio, nei panni di Sara del Processo a Gesù di Diego Fabbri, provando una grande gioia nel sapere che lì era passato il maestro!
Quel maestro che spiavo in ogni momento, in ogni fotogramma di A me gli occhi please e che incontrai di persona al Teatro Brancaccio!
Quel maestro che ho ancora respirato al Sala Teatro Vittoria, grazie agli insegnamenti di Sabina Barzilai, sua allieva.
Gigi Proietti: la sua carriera
Nacque a Roma il 2 novembre 1940 da una famiglia di origini umbre per parte di padre. Visse in una traversa di Via Giulia e frequentò lo storico liceo classico statale Augusto su via Appia Nuova. Si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza, ma il suo primo vero amore fu la musica.
Suonava infatti la chitarra, il pianoforte, il contrabbasso e la fisarmonica. Si esibiva come cantante nelle feste studentesche e per pagarsi gli studi all’Università lavorava come cantante nei night-club. Questo tipo di gavetta formò l’attore e tutti i suoi personaggi che magicamente riusciva a tirare fuori dal celebre baule di A me gli occhi please.
All’inizio non prendeva in considerazione l’ipotesi di diventare attore:
“Assolutamente no! A Teatro non c’ero mai stato e poi non ero nemmeno figlio di attori!”
Questo è quanto dichiarava. Invece poi riuscì a diventare un attore con la A maiuscola anche prendendo ironicamente le distanze dagli attori che divennero protagonisti dei suoi sketch.
Fu molto casuale, ma in seguito costruttiva, la sua scelta di frequentare il Centro Teatro Ateneo dove fu allievo di Arnoldo Foa, Giancarlo Sbragia e Giulietta Masina.
“La mattina frequentavo le lezioni, il pomeriggio provavo all’Ateneo, la sera cantavo nei locali notturni. Gli esami non finivano mai.”
Questo è quanto ricordava Gigi Proietti della sua formazione. Cos’è il teatro se non un esame continuo e un infinito lavoro su se stessi? Gigi Proietti riuscì sempre a superare questi esami a pieni voti, ma ormai il baule stava per gonfiarsi, la vocazione teatrale prendeva strada e Gigi Proietti lasciò la facoltà di Giurisprudenza per frequentare il corso di mimica di Giancarlo Cobelli al Centro Universitario teatrale.
La sua gavetta musicale gli rese giustizia, poichè Cobelli lo scritturò in uno spettacolo d’avanguardia, il Can Can degli italiani. Partecipò inoltre al Gruppo Sperimentale 101 con Calenda, Cobelli e Camilleri. Recitò il ruolo di un’upupa ne Gli uccelli di Aristofane nel 1964, mentre nel 1968 ottenne ruoli da protagonista al Teatro Stabile dell’Aquila ne Il dio Kurt di Alberto Moravia e Operetta di Witold Gombrowicz.
Nel 1970 arrivò il primo grande successo nel musical di Garinei e Giovannini, Alleluja brava gente, nel quale sostituì Domenico Modugno e lavorò in coppia con Renato Rascel, altro grande esponente della romanità.
Con grande umiltà e saggezza, Gigi Proietti considerò questa tappa della sua vita come:
“Una botta di fortuna. Lì capii che si poteva coniugare il teatro lucido con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare”.
Gigi Proietti e Petrolini
Gigi Proietti è stato spesso considerato come l’erede di Ettore Petrolini, uno dei maggiori esponenti dell’avanspettacolo e del teatro di varietà. Gigi amava l’ironia di Petrolini. In particolar modo amava ricordare che quando gli chiedevano se discendesse dalla Commedia dell’Arte, Petrolini rispondeva prontamente:
«Io discendo solo dalle scale di casa mia»
Gastone di Petrolini divenne ben presto uno dei cavalli di battaglia di Gigi Proietti.
Gigi Proietti e il One-man Show
Proietti si rese conto che amava spaziare e creare uno spettacolo completo. Spesso nella compagnia di Calenda si ritrovava a ricoprire ruoli di comprimario, ma il suo talento aveva bisogno di viaggiare libero.
Nel 1974 lavora con Carmelo Bene nel dramma di Sam Benelli, La cena delle beffe. Incontra poi lo scrittore Roberto Lerici con il quale stringe un profondo e fondamentale sodalizio. Scriveranno insieme i grandi successi solisti di Gigi Proietti, delle vere e proprie pietre miliari del talento attoriale: A me gli occhi please, (1976, 1993, 1996, e nel 2000 allo Stadio Olimpico).
La sua grande versatilità trova espressione nel monologo, nelle vesti di cantante, imitatore, ballerino. Visse la stagione dei Teatri tenda e dei Palazzetti dello sport, ottenendo un grande successo di pubblico. Roberto Lerici morì nel 1992 per infarto e Proietti sulla scia dei suoi passati successi scrisse e portò in scena Prove per un Recital (1996) e Io, Toto e gli altri (2002), Serata d’onore nel 2004.
Gigi Proietti: la struttura e i personaggi di A me gli occhi please
A me gli occhi please è stato riconosciuto dagli artisti come una grande prova d’attore. Lo spettacolo non ha trama, Gigi Proietti è da solo sul Palcoscenico col suo baule dal quale tira fuori degli oggetti e si trasforma in un personaggio diverso creando una contaminazione tra teatro colto e teatro popolare.
La chiave di lettura è l’ironia, alla quale Gigi Proietti aggiunge dei tempi comici perfetti ed efficaci. Riesce a passare in poco tempo dal cantato, al recitato, al gramelot, dalla tragicità alla comicità, da Shakespeare a Petrolini, dal Jazz al blues, senza mai perdere il ritmo e rendendo vivo e credibile ogni oggetto di scena che gli offriva il pretesto per raccontare storie.
Debuttò nel 1976 al Teatro Tenda a Piazza Mancini poichè fu inserito al posto della compagnia di Irene Papas che doveva interpretare Medea. Furono 4 fortunate repliche alle quali parteciparono l’allora sindaco di Roma Argan, celebre critico e storico dell’arte, ma anche Eduardo De Filippo che andò nel suo camerino e gli fece i complimenti.
Oggi possiamo considerare questo spettacolo una vera e propria lezione di recitazione, sicuramente ineguagliabile, ma che può portare frutti.
Gigi Proietti e il Teatro Brancaccio: la nascita del Laboratorio di esercitazioni sceniche
Nel 1978 Gigi Proietti segna una svolta nella storia del Teatro italiano poichè crea quella che si rivelerà una vera e propria fucina di talenti. Insieme a Sandro Merli prende la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma e crea il Laboratorio di Arti sceniche.
Negli anni 80 porterà in scena numerosi spettacoli con i suoi allievi che saranno molto apprezzati. Tra gli attori del laboratorio di Proietti ricordiamo: Chiara Noschese, Enrico Brignano, Giorgio Tirabassi, Flavio Insinna, Rodolfo Laganà, Massimo Wermuller, Elena Sofia Ricci, Paola Tiziana Cruciani, Francesca Reggiani, Gabriele Cirilli, Pino Quartullo, Sandra Collodel, Nadia Rinaldi.
Inoltre si cimenta con la regia teatrale, la messa in scena delle opere liriche e il doppiaggio. Nel 2007 lascia la direzione del Brancaccio e passa a dirigere il Gran Teatro.
Nel 2003 grazie a una sua idea nasce il Teatro Globe Theatre, un teatro sullo stile di quello elisabettiano, uno degli ultimi regali che Gigi Proietti ha donato alla sua città.
Caro Icrewer se hai apprezzato il teatro di Gigi Proietti avrai sicuramente imparato una sua grande lezione:
“Viva il teatro, dove tutto è finto, ma niente è falso”